Ho pensato di dedicare alcune riflessioni a ciò che, a mio avviso, rappresenta un enorme patrimonio a disposizione di ciascun essere umano e che, parimenti, costituisce un investimento determinante per la costruzione di una personalità consapevole e cosciente.
Mi riferisco ai buoni Libri.
Desidero dare l’incipit alle considerazioni che seguono attraverso un pensiero magistralmente espresso dalle parole di Umberto Eco, il quale ebbe a ricordare che: “chi non legge, a settanta anni, avrà vissuto una sola vita, la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinità, perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
Un monito, un’esortazione, un consiglio e forsanche un auspicio che, mai come oggi, assume una grandissima attualità.
Purtroppo, sono molti e convergenti gli studi svolti da autorevoli enti che conducono ricerche nel campo delle scienze sociali, statistiche, politiche che rivelano una crescente disaffezione verso la lettura, che nel nostro Paese assume profili allarmanti.
Insomma, pare che gli italiani non leggano più o, quantomeno, leggano molto poco.
I risultati frutto delle ricerche di cui sopra forniscono, con dovizia di particolari, un quadro accurato che narra dettagliatamente la situazione nelle diverse aree del Paese, le fasce di età interessate dallo studio, gli aspetti di carattere sociale e così via.
Ebbene, il quadro d’insieme che ne scaturisce è piuttosto disarmante, in ispecie se si pone mente alla nostra tradizione culturale.
Il problema è molto serio e non si tratta di una semplice mutazione di costumi e di abitudini, quanto invece della costante e progressiva sottovalutazione di una basilare attività, che rappresenta un privilegio connesso alla stessa natura umana.
Le numerose e disparate ricerche scientifiche, che rappresentano un documentato contributo di natura empirica, hanno posto in evidenza i notevoli vantaggi che derivano all’uomo dalla lettura di libri, nonché i nocumenti direttamente legati alla mancanza di abitualità con tale attività.
Alcune di esse hanno evidenziato come la lettura sia connessa addirittura ad una maggiore aspettativa di vita (studio dell’Università di Yale negli U.S.A.).
Secondo gli stessi scienziati statunitensi, inoltre, la lettura crea un coinvolgimento cognitivo che migliora l’attenzione, la propensione alla meditazione e influisce attivamente sulla percezione sociale e l’intelligenza emotiva.
Altri hanno notato come leggere libri aumenti notevolmente l’attitudine ad essere aperti mentalmente ed inclini alla ricerca creativa di una soluzione, a migliorare la propria capacità di comprendere gli stati d’animo altrui e ad aumentare l’empatia con il prossimo (ricerca dell’Università di Toronto, Canada).
Ulteriori e recenti indagini sulla tematica hanno sottolineato come la lettura funga da concreta cura contro una delle disfunzioni più persistenti dell’epoca contemporanea, ossia lo stress e perfino contro patologie cliniche quali l’alzheimer (ricerche condotte dalle Università del Sussex e di Liverpool, U.K.).
Del resto, già il grande filosofo e giurista Charles Montesquieu si mostrò sensibile all’argomento nel dichiarare “Non ho avuto mai un dolore che un’ora di lettura non abbia dissipato.”
Non credo si possa recare in dubbio, quindi, che la scarsa dimestichezza con la lettura di pregevoli testi sia una vera e propria deminutio delle possibilità di crescita intellettuale per molti uomini del terzo millennio.
Diverse e tutte valide sono le ragioni che gli esiti delle interessanti indagini scientifiche, alcune delle quali ho testé scorso in rassegna, hanno posto in evidenza e vorrei tentare di analizzarne più compiutamente alcune, che ritengo maggiormente dirimenti.
Innanzi tutto, ci tengo a premettere una considerazione che reputo appropriata, se ci interrogassimo circa il significato del lemma “leggere” scopriremmo che esso trae origine dal latino legere, il cui significato era quello di “raccogliere”.
Ed è esattamente questo ciò che avviene quando si legge, si raccolgono informazioni, nozioni, insegnamenti, idee, si acquisisce un bagaglio di conoscenze che, l’una dopo l’altra, contribuiscono a formare la cultura di una persona, tutto questo già di per se stesso è un notevole vantaggio.
Giova precisare, però, che sotto innumerevoli profili la lettura di libri doni benefici di gran lunga maggiori rispetto a quelli che si possono trarre dalla mera consultazione di scritti, così detta, “on line”.
In ogni caso, al giorno d’oggi vi è un’indiscutibile facilità nel reperire qualsiasi libro si desideri e, quindi, si è nelle condizioni di conoscere il pensiero e le esperienze che menti brillantissime mettono a disposizione attraverso la pubblicazione delle loro opere.
Mi sembra innegabile che ciò costituisca un’immensa opportunità che, malauguratamente, in troppi si lasciano sfuggire, rinunciando a conseguire conoscenze di indubbio valore e, sicuramente, di notevole utilità.
Altrettanto fondata credo sia la considerazione secondo la quale l’assiduità con l’approfondimento e la lettura fornisca un irrinunciabile e concreto arricchimento in un contesto sociale ed economico ove le informazioni e la conoscenza sono la vera e maggiore ricchezza.
Ed allora, leggere frequentemente mi sembra sia il modo preferibile per conseguire proprio informazioni e conoscenze destinate ad aumentare la propria competitività specialmente nel mondo del lavoro.
E’ noto, inoltre ed a completamento di quanto sopra già evidenziato, che ulteriori peculiarità connesse alla lettura siano quelle di accrescere sensibilmente le capacità conoscitive e stimolare il ragionamento analitico, nonché la facoltà di concentrarsi anche in situazioni in cui ciò possa divenire difficile a causa delle continue distrazioni che provengono da diverse fonti.
In altri termini, leggere aiuta a far progredire l’abilità nell’attuare collegamenti logici e deduzioni oltre a concretizzare un vero e proprio esercizio per il cervello umano, decisivo laddove si intenda ottenere performances di alto livello.
Uno dei benefici più evidenti del dedicare quotidianamente del tempo a leggere è, senz’altro, quello di migliorare la propria memoria e le proprie qualità espressive, sia nel parlare che nello scrivere, assimilando le strutture sintattiche, impinguando il proprio vocabolario e padroneggiando l’immensa varietà di termini che il lessico (in modo particolare quello italiano) mette a disposizione.
E’ altresì corretto, secondo il mio punto di vista, asserire che appassionarsi alla lettura significhi anche impreziosire il tempo che ad essa si dedica, conquistandosi uno spazio da concedere al piacere ed al diletto riservato e personale.
Sono incline a ritenere, per di più, che non si debba sottovalutare la circostanza che il contesto storico attuale ponga tutti dinanzi ad importanti cambiamenti, non di rado inediti, per fronteggiare i quali necessiti un ragguardevole grado di preparazione, risorsa che la lettura può conferire.
A titolo meramente esemplificativo, si ponga mente all’introduzione di piattaforme di lavoro fortemente innovative fondate su sistemi telematici, all’espansione di strumenti di comunicazione e socializzazione virtuale quali i social networks, oppure alla rapida evoluzione di innovativi mezzi di informazione che utilizzano internet o il così detto web.
Naturalmente, di fronte a tali processi di cambiamento occorre poter disporre di una mente duttile favorevole a prenderne atto, sfruttandone equilibratamente i benefici.
Orbene, nonostante gli indubitabili giovamenti che derivano dal leggere, ciò non appare sufficiente a convincere molti ad avvicinarsi ad un libro.
Le giustificazioni sottese a tale tendenza a svilire il valore di un’attività intellettiva tanto determinate sono composite ed in gran parte riconducibili alla scarsa educazione alla lettura.
Non può negarsi che le distrazioni che allontanano da essa sono molteplici, proprio i social networks sopra menzionati ne rappresentano una, forse quella preponderante.
Sventuratamente, in moltissimi oggigiorno trovano più appassionante presenziare in contesti virtuali, anziché dedicarsi alla lettura di un buon libro.
Eppure è chiaro come la lettura di buoni testi, al di là di quanto già ho posto in rilievo nelle pagine precedenti, consenta ad ogni persona di intraprendere e perfezionare il proprio precorso di maturazione individuale, che le dischiude la mente e la rende intellettualmente libera. A ciò, francamente, non mi pare si possa rinunciare.
Vorrei rammentare come molto tempo addietro il grande pensatore e giurista romano Marco Tullio Cicerone affermasse: “una casa senza libri è come un corpo senza anima”.
In fondo, a voler ben osservare, le stesse radici delle parole liber e libertas denunciano una comunità di contenuti dalla quale possiamo arguire il valore che si deve riconoscere ad un libro.
Sono convinto, difatti, che essere dotati di una mente aperta ed uno spirito critico e libero significhi, indubbiamente, essere ed apparire difficilmente manipolabili e condizionabili.
Non sfuggirà come storicamente i libri abbiano sempre costituito baluardi avverso i tentativi di coercizione delle libertà, tanto potenti ed incisivi da indurre i regimi più oscurantisti e totalitari a disporne la censura attraverso la creazione di “indici” di letture vietate o, peggio ancora, ad imporne la distruzione.
I roghi dei libri, infatti, si sono succeduti nel corso dei secoli: durante il periodo della Roma imperiale, nel mondo arabo antico, nel medioevo, per mano dell’Inquisizione, sino al terribile rogo dei libri ordinato dal regime nazista nel 1933 ed a quello perpetrato dall’ISIS nel 2015.
Ebbene, malgrado la innegabile ed asseverata delittuosità insita in tali condotte scellerate ed esecrabili, Josif Brodskij, premio Nobel per la Letteratura giunse perfino a sostenere che: “Ci sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli”.
Un paradosso, indubbiamente eccentrico e provocatorio, attraverso il quale il noto poeta russo ha inteso stigmatizzare l’atteggiamento di coloro che credono di poter fare a meno dei libri.
Purtroppo, però, l’allarmante e caustica espressione di Brodskij nascondeva una apprensione tutt’altro che infondata, se si riflette sugli esiti delle ricerche e statistiche che in precedenza ho ricordato.
Un libro e solo un libro può permettere di immedesimarsi in una storia, prefigurandosene ogni elemento e sinanco ogni dettaglio che ne compone la trama, i personaggi, i luoghi, le situazioni ed i contenuti.
Soltanto un libro affina, dunque, l’esercizio dell’ immaginazione produttiva che dona l’opportunità di dare un volto a Socrate o a Platone, ad Alessandro Magno o a Giulio Cesare, a William Shakespeare od Oscar Wilde mentre parlano, danno vita alle loro epiche azioni, lottano, pensano, amano e così via.
Immergersi nella lettura di buoni libri, senza alcuna esigenza di ausili meccanici o supporti informatici od ancora di mediazioni di altra natura, dà luogo ad un’esperienza intima e personale preziosa per la formazione della persona e della sua educazione, qualità quest’ultima, che Nelson Mandela, a ragion veduta, riteneva essere “l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo”.
Nei volumi dei maestri del pensiero, della letteratura, della storia, della scienza vi sono custodite molte delle risposte alle più usuali domande che ogni uomo si pone e rappresentano un’incommensurabile risorsa per l’umanità.
Avviandomi a concludere queste brevi meditazioni sull’importanza della lettura di un buon libro mi pare sia, ormai, necessario sollecitare l’attenzione verso questa prerogativa umana, che considero con convinzione anche come un privilegio.
Ritengo, in sostanza, che sia necessaria la persistente sensibilizzazione, in modo particolare ma non solo, delle giovani generazioni, verso l’ acquisizione della familiarità con un valido libro, volta ad ingenerare il convincimento che esso possa offrire un’esperienza notevolmente più appagante di quella che si possa trarre dalla frequentazione di realtà virtuali, in cui troppo spesso si dissipano energie di inestimabile valore.
In estrema sintesi, occorre che ci si persuada, in ispecie i giovani, che un libro di pregio costituisca sempre un investimento di grandissima entità, verosimilmente il migliore, su se stessi.
Infine, un pensiero emblematico circa la grandissima importanza che riveste la lettura di un’opera letteraria mi sembra possa essere ben compendiato nella frase dell’eminente filosofo Cartesio, cui affido la conclusione dei ragionamenti innanzi svolti: “Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi”.
Rolando Grossi