Tutta l’Europa è impegnata in uno sforzo gigantesco per accompagnare l’economia locale verso una transizione energetica e una mobilità sostenibile in grado di ridurre notevolmente le emissioni clima alteranti, senza considerare alcuni limiti dettati dalla struttura della rete.
Infatti, il punto dolente di quasi tutte le politiche volte a promuovere la transizione energetica e la mobilità sostenibile è rappresentato dallo stato della rete di distribuzione, ormai non più in grado di supportare i cresciuti bisogni di energia, figuriamoci un parco macchine totalmente elettrico.
I grandi produttori, poi perseguono sempre la politica di grandi impianti concentrati in alcune aree del territorio, anche nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabili, sottostimando gli effetti di un sistema di distribuzione non adeguato, sottraendo spesso terreni all’agricoltura, o comunque ad una gestione del territorio, al contrario gettando le basi per un avanzamento della desertificazione, legato anche al mutare del clima e delle precipitazioni.
Al contrario, la scelta di creare piccoli impianti, in concomitanza con la creazione di Comunità Energetiche, oltre a rappresentare una scelta più consona allo stato di distribuzione della rete attuale, è anche uno strumento di rigenerazione urbana, favorendo l’aggregazione sociale e il consumo consapevole.
In questo scenario, ancora nuovo per il nostro Paese, dove si assiste ad una corsa verso l’istallazione di pannelli fotovoltaici per la produzione diurna di energia, si inserisce la proposta innovativa di Polyanthus che in particolare sta sperimentando alcune soluzioni.
La prima consiste nell’utilizzare, per la produzione di energia da fonti rinnovabili, un sistema fotovoltaico accoppiato ad un impianto di cogenerazione di nuova generazione, in grado di auto prodursi parte del combustibile necessario, per sopperire alle necessità energetiche diurne e notturne, senza la necessità di ricorrere a complessi sistemi di accumulo.
La seconda consiste nel concepire le CER come unità indipendenti, ma collegate tra loro come gangli di uno stesso organismo, che attraverso la IA siano in grado di dialogare e supportarsi in caso di picchi di consumo, utilizzando al meglio l’energia prodotta.
La terza, considerare l’opportunità della CER come strumento di rigenerazione urbana e sociale, in particolare per le caratteristiche di produzione di alcuni componenti, si possono prevedere degli interventi di riqualificazione che abbiano come caratteristica anche quella di contrastare i cambiamenti climatici attraverso l’assorbimento di CO2. Dall’altra fungere da catalizzatore per l’aggregazione sociale, incidendo fortemente nella crescente povertà energetica che erode la capacità d’acquisto delle varie classi sociali, per un indiscriminato aumento delle materie prime utilizzate per la produzione di energia nei grandi impianti.
La quarta, solo la presenza di una produzione diffusa e interconnessa è in grado di garantire il passaggio dalla mobilità con motori endotermici a una mobilità completamente elettrica, baypassando il collo di bottiglia rappresentato da una rete di distribuzione sottostimata ed obsoleta, troppo onerosa nella sua modernizzazione, sperimentando stazioni di ricarica diffuse all’interno di una CER, al servizio dei soci, in grado di consentire tempi di approvvigionamento molto più contenuti.
Marcello Grotta