“Tra qualche anno rischiamo di mangiare roba di plastica”

Intervista all’On. Adriano Zaccagnini, Vice Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, sulle norme contenute nella legge di stabilità riguardanti il comparto agricolo

AdrianoZaccagniniLa situazione del settore agricolo in Italia in questo momento?

Dal punto di vista occupazionale non sta crescendo molto. Le assunzioni dei dipendenti e degli operai agricoli sono diminuite nel corso di questi 6 anni, ma stanno aumentando gli imprenditori agricoli. In termini occupazionali quindi si sta dicendo un gran bene ma in realtà il comparto ha semplicemente retto. I coltivatori diretti si sono trasformati in IAP, cioè imprenditori agricoli professionali, spesso indebitandosi, e questo spiega il 4% di aumento degli IAP. Non si sono quindi creati nuovi posti di lavoro, ma una trasformazione dei vecchi.

Gli incentivi per il ricambio generazionale hanno funzionato?

Solo in parte. Spesso sono stati usati per scorporare le aziende in realtà più piccole tra parenti più giovani, proprio per godere dei benefici, e non per effettuare un vero e proprio ricambio generazionale. Dal punto di vista sistemico quel che sta facendo molto è l’export, mentre il mercato interno soffre una crisi di dinamicità.

Parlando di export, quanto pesano le sanzioni alla Russia.

Stanno danneggiando moltissimo l’export italiano in quelle zone. La riposta della governance italiana è cercare di aprirsi al mercato americano in sostituzione di quello russo, ma le condizioni e la qualità degli scambi con la Russia erano migliori.

Il governo dice che toglierà IRAP e IMU agricola?

Verrà tolta l’IMU sui terreni agricoli per chi è coltivatore diretto o imprenditore agricolo, ma resta per chi possiede un terreno agricolo, magari ereditato, ma che lo lascia incolto. L’IRAP viene tolta, ma vengono aumentate altre tasse.

Cioè?

A partire dal 2016 aumenterà l’Irpef, rivalutando i redditi domenicali e agrari dei terreni dall’attuale 7% fino al 30%, un 23% in più. Quindi quello che lo stato non si prende adesso se lo riprenderà dal 2017 in poi. L’imposta di registro sulla compravendita dei terreni passa dal 12% al 15%, che dal nostro punto di vista non è scorretta, ma dovrebbe essere applicata ai grandi possedimenti e non ai piccoli proprietari. Per ultimo, dal 1° Gennaio 2017, la legge di stabilità prevede l’abolizione del regime di esonero per i piccoli produttori che hanno un volume di affari al di sotto dei 7.000 euro annue. Questo è gravissimo perché andrà a danneggiare soprattutto quei piccoli produttori di prodotti che magari proteggono e valorizzano tradizioni locali e indicazioni geografiche tipiche, che da un regime di esonero appunto si dovranno far carico di un aggravio dei costi di gestione e di adempimenti che probabilmente li porterà a chiudere o vendere a realtà più grosse. Si sta in qualche modo incentivando il settore agricolo ad andare verso il modello dell’agro-industria, che risponde a economie di scala più grandi, che confliggono fortemente con il modello italiano dove i coltivatori rappresentano circa l’85% del settore di cui un 15% non arriva ai 7000 euro. Stiamo parlando di una fetta di mercato non maggioritaria ma sicuramente importantissima dal punto di vista sociale, storico, di custodia del territorio ed anche di mantenimento di tecniche di lavorazione. Se scompaiono i custodi della cultura territoriale, coloro che lavorano i prodotti artigianalmente e sapientemente ci troveremo di fronte solo chi ha standardizzato la produzione su larga scala.

Quindi chi non è coltivatore continuerà a pagare l’IMU, chi è coltivatore pagherà più tasse?

Si, ne pagherà meno nel 2016 ma dal 2017, con la rivalutazione dei redditi pagherà di più, tanto è vero che il governo prevede per gli anni successivi al 2017 circa 130 milioni in più di entrate fiscali dal settore agricolo e quella tassazione rimarrà nel lungo periodo a meno che il settore non sprofondi e ci mettiamo a mangiare roba di plastica

Tra poco la legge di stabilità tornerà alla camera dopo le correzioni del Senato, quali sono le vostre intenzioni per modificare queste norme?

Noi puntiamo a presentare emendamenti per rimodulare questi interventi. Per quanto riguarda il regime agevolato cercheremo di reinserire ed innalzare la soglia di esenzione fino ai 15.000 euro annui, cercando le coperture necessarie che non vengano dallo stesso comparto. Per quanto riguarda l’Irpef puntiamo ad una valutazione dei redditi agrari più equa, attorno al 10%.

Roma, 14 Novembre 2015

Valerio Orsolini