“TANTO TUONO’ CHE PIOVVE” – LA CRISI POLITICA E LA RINASCITA DI UN PAESE ANTICO AL CENTRO DEI CAMBIAMENTI GLOBALI

Dopo immani sforzi per far sopravvivere questo governo Draghi – durato poco meno di un anno e sei mesi, dal 13 febbraio 2021 al 21 luglio 2022, giorno delle dimissioni dell’attuale presidente del consiglio, importante tecnocrate di fama internazionale e grande esperto di tecniche bancarie ma poco avvezzo all’arte della politica che è scienza pragmatica dei compromessi – proprio coloro che mai avremmo pensato potessero sfiduciarlo, poi hanno sferrato, con la massima brutalità, l’ultimo colpo ferale a questo governo dei migliori così tanto osannato.

La Politica è una Scienza ed è soprattutto capacità di previsione strategica delle scelte politiche che si fanno nelle azioni. Questo governo era nato all’insegna del contenimento emergenziale di una anomalia storica, la pandemia da Covid-19 – che negli altri paesi è stata gestita dalla normale classe politica in carica e non da un tecnico non eletto – ed è finito in modo altrettanto anomalo se non assurdo, le elezioni politiche nazionali indette dal Presidente della Repubblica Mattarella, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana si terranno in pieno autunno, il 25 settembre 2022 e la rapidissima campagna elettorale sarà in pieno periodo estivo e balneare, la prima seduta del nuovo parlamento sarà il 15 ottobre 2022. Non accadeva da 103 anni di votare in autunno, l’ultima volta fu per le elezioni politiche del 16 novembre 1919, che furono le prime elezioni in Italia a fare uso di una legge elettorale proporzionale (la n. 1401 del 15 agosto 1919). Quelle elezioni segnarono la fine dell’egemonia parlamentare del liberalismo e l’affermazione del Partito socialista e del Partito popolare, ed ebbero come conseguenza una rapida successione di governi deboli, privi di solida base nel parlamento e nel paese, a queste elezioni seguirono quelle del 15 giugno del 1921 in cui vinse il “Blocco Nazionale” di Benito Mussolini. Forse anche per questo, dall’aprile del 1948, la data per le elezioni politiche non è mai stata fissata oltre il 26 giugno e prima del 24 febbraio.

A queste elezioni politiche del 25 settembre 2022, si andrà ancora a votare con la legge elettorale chiamata “Rosatellum”, però adattata al minor numero di parlamentari e che prevede una parte proporzionale e una maggioritaria, legge già in vigore durante le ultime elezioni politiche del 2018. Prende il nome del suo relatore Ettore Rosato, nel 2017 deputato del Partito Democratico e oggi di Italia Viva. Il Rosatellum prevede un sistema misto, in cui circa un terzo dei seggi di Camera e Senato vengono eletti con un sistema maggioritario, in scontri diretti nei collegi uninominali, e i restanti due terzi con un sistema proporzionale. È un sistema che favorisce la formazione di coalizioni e penalizza i partiti che si presentano da soli.

La novità più grossa rispetto alle ultime elezioni riguarderà il numero dei parlamentari, che nel frattempo è stato ridotto con un referendum, infatti i deputati passeranno da 630 a 400, i senatori da 315 a 200, però non sarà necessario aggiustare la legge elettorale in quanto le percentuali di assegnazione dei seggi con il maggioritario e con il proporzionale saranno matematicamente applicate ai nuovi numeri delle camere.

Dopo le elezioni del 2018 il Rosatellum ricevette molte critiche per aver portato a una situazione di difficile governabilità del paese. Si arrivò alla formazione di una maggioranza (quella tra Lega e Movimento 5 Stelle) solo dopo molto tempo, e fu comunque piuttosto instabile: il primo governo Conte cadde dopo un anno e tre mesi, e il secondo, con Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, non durò molto di più, un anno e 5 mesi.

Questa forte instabilità parlamentare e la conseguente ingovernabilità fu dovuta alla presenza di tre grandi forze politiche – il centrosinistra, il centrodestra e il M5S – che però non avevano sufficienti voti per governare da sole. Dopo quasi cinque anni la situazione politica a livello di compagine elettorale, è molto cambiata, e un’elezione con il Rosatellum potrebbe dare esiti imprevedibili.

Alla Camera ci saranno 148 collegi uninominali (pari al 37% del totale), in cui ogni partito o coalizione presenterà un solo candidato. In ogni collegio sarà eletto il candidato che prenderà almeno un voto in più degli altri. Altri 244 seggi (il 61%) saranno assegnati secondo un metodo proporzionale, sulla base di liste compilate dai partiti o dalle coalizioni. Le liste sono “bloccate”: significa che l’elettore dovrà sceglierne una senza poter esprimere la preferenza per uno specifico candidato. I restanti 8 seggi saranno assegnati nelle circoscrizioni estere.

L’assegnazione dei 200 seggi del Senato si baserà sullo stesso principio, 74 seggi saranno assegnati in collegi uninominali, 122 con metodo proporzionale e 4 nelle circoscrizioni estere. La differenza è che alla Camera i seggi assegnati con il proporzionale saranno calcolati sulla base dei voti a livello nazionale, mentre al Senato a livello regionale.

In pratica, sulla scheda per la Camera e su quella per il Senato ci saranno tanti riquadri quante sono le forze, coalizioni o singoli partiti, che si presentano in quel collegio, ciascuna con il proprio candidato per l’uninominale. Con la croce sul nome di un candidato si esprime la preferenza per il collegio uninominale, con la croce su un partito tra quelli che lo sostengono – se sono più di uno – si esprime quella per la parte proporzionale. A differenza di altri tipi di sistemi elettorali maggioritari col Rosatellum non è previsto il voto disgiunto, non si può cioè votare per l’uninominale un candidato, e per il proporzionale un partito che non lo sostiene, di conseguenza ad esempio, non sarà possibile votare un candidato del M5S all’uninominale e il PD al proporzionale, se non saranno coalizzati.

Per eleggere i deputati i partiti dovranno ottenere almeno il 3% dei voti su base nazionale, mentre se si presentano in coalizione quest’ultima dovrà ottenere almeno il 10%. Saranno ammesse alla ripartizione dei seggi al Senato anche le liste che otterranno almeno il 20% dei voti su base regionale: una regola che garantisce rappresentanza alle minoranze linguistiche.

Il sistema del Rosatellum favorisce i partiti che si presentano in coalizione, perché più attrezzati per vincere nei collegi uninominali, in questo modo ne beneficerebbe solo la coalizione di centro-destra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia).

L’attuale sistema elettorale favorisce quindi le coalizioni ed i partiti che non riusciranno ad allearsi e rimarranno soli invece saranno molto penalizzati o addirittura spariranno, come il Movimento 5 Stelle che cinque anni fa elesse quasi 350 parlamentari e adesso, visti gli ultimi risultati delle amministrative, avrebbe circa un terzo dei voti di allora, anche perché nella prossima legislatura ci saranno meno posti. Forse il Partito Democratico potrebbe riprendere il progetto del “campo largo” o con il Movimento 5 Stelle o con le nuove formazioni politiche di “Insieme per il futuro”, di Luigi Di Maio, “Italia Viva” di Matteo Renzi e “Azione” di Carlo Calenda, tutti di solida fede draghiana, ipotesi abbastanza irrilevante perché secondo i sondaggi questi ultimi gruppi hanno un consenso piuttosto basso che non raggiunge il 3% e sono molto discordi tra di loro.

Ci potranno essere innumerevoli sorprese, come le dimissioni in agosto di Zingaretti da Presidente della Regione Lazio e molte altre. L’unica cosa di cui però si potrà essere sicuri è la chiusura di un epoca e la scomparsa di alcune fantasmagoriche avventure politiche e l’apparizione di un nuovo assetto parlamentare pieno di incognite, proprio come fu nel 1919.

Marcello Grotta