SOLE 24 ORE: GLI STATI GENERALI DELLA CULTURA ANNO V LA NUOVA ECONOMIA DELL’ARTE E DELLA MUSICA

Si è svolto il 20 Dicembre all’Auditorium parco della Musica di Roma l’annuale dibattito per l’edizione 2016 degli Stati Generali della Cultura organizzata dal Sole 24 Ore, a quasi cinque anni dal lancio del Manifesto per la Cultura “Niente cultura niente sviluppo” promosso sempre dal Sole 24 Ore; la manifestazione è stata sponsorizzata da Poste Italiane e Accademia Nazionale di Santa Cecilia ed è stata aperta con introduzione musicale dei bambini della JuniOrchestra Kids dell’Accademia di Santa Cecilia diretti da Simone Genuini.

I lavori sono stati condotti da Sebastiano Barisoni Vice Direttore Radio 24 ed e dopo il saluto di Giorgio Fossa Presidente Gruppo 24 ORE intervenuto sul tema L’economia della Cultura – I 5 anni del Manifesto della Cultura: quali innovazioni e impatti sul sistema culturale e i futuri impegni; per seguire con Armando Massarenti Responsabile Il Sole 24 Ore e Pierluigi Sacco Professore Ordinario di Economia della Cultura IULM.

L’argomento centrale dell’evento è stata l’innovazione recente dell’Art Bonus voluta dal Ministro Dario Franceschini, e più in generale la strada per consolidare e ottimizzare l’intervento dei privati a favore di un bene culturale del Paese con tutte le sue difficoltà e contraddizioni. Sono state trattate varie Tavole Rotonde tra cui quella di “Art Bonus e buon mecenatismo: come è cambiata la collaborazione tra pubblico e privato” con Luca Bergamo Assessore alla Crescita Culturale Comune di Roma, Filippo Del Corno Assessore alla Cultura Comune di Milano.

Nella Tavola Rotonda sui Teatri a proposito delle iniziative a sostegno delle Fondazioni lirico sinfoniche e dei Teatri di tradizione e i nuovi modelli di gestione, “Investimenti e mecenatismo, Fondazioni e attività di sviluppo per la Cultura – Il punto di vista delle imprese si è parlato del mondo delle imprese che investono in cultura, nelle persone di Luisa Todini (per Poste Italiane), Paolo Astaldi (per Astaldi) e Tiziano Onesti (per Trenitalia) che hanno offerto il punto di vista anche molto critico dei soggetti coinvolti in sponsorizzazioni e mecenatismo prendendo di mira gli aspetti negativi della burocrazia italiana.

Sul dibattito molto interessante “Il punto di vista delle sovrintendenze” si sono avute le relazioni dei Sovrintendenti delle Fondazioni Teatrali che hanno parlato della loro esperienza e soprattutto le difficoltà finanziarie con cui devono misurarsi ogni giorno ponendo in rilievo la necessità di aprire le porte al mondo delle imprese. di Cristiano Chiarot Sovrintendente Fondazione Teatro La Fenice Presidente ANFOLS, Michele dall’Ongaro Presidente Sovrintendente Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Carlo Fuortes Sovrintendente Fondazione Teatro dell’Opera di Roma Commissario Straordinario Fondazione Arena di Verona, Alexander Pereira Sovrintendente Fondazione Teatro alla Scala, Rosanna Purchia Sovrintendente Fondazione Teatro di San Carlo.

Mentre sul tema “Dall’Art Bonus ai nuovi modelli di sviluppo economico per l’impresa, il territorio e la divulgazione culturale” ne hanno parlato Guido Guerzoni Docente Ricercatore Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico Università Bocconi che ha detto: “…è nell’interesse di tutti una partecipazione del “privato” alla gestione dei processi culturali, il che non vuol dire certo estromissione del “pubblico”, anzi le policy cioè le linee di indirizzo restano pubbliche”, Severino Salvemini Professore Ordinario Organizzazione aziendale Università Bocconi.

I lavori si sono conclusi con l’intervista one to one di Roberto Napoletano Direttore Il Sole 24 ORE

a Dario Franceschini Ministro dei Beni Culturali e del Turismo ha spiegato di non credere negli scatti miracolosi, che sono stati fatti, che non solo sono stati molti passi avanti, come quello di unificare il numeroso sistema delle Soprintendenze presenti sul territorio e prima diversificate e complicate con competenze concorrenti e convergenti sullo stesso territorio che costituivano un grosso problema per le procedure di autorizzazioni alle imprese ed ai privati, sono stati rimodulati i finanziamenti ai beni culturali, destinando molti più fondi al patrimonio culturale, e riformando in maniera molto più moderna i poli museali.

Il Manifesto per la Cultura “Niente cultura niente sviluppo” proponeva al suo esordio Cinque Punti per una Costituente della Cultura con lo scopo di riattivare la virtuosa sinergia tra ricerca, arte, tutela economia e occupazione una vera rivoluzione copernicana da applicare a quelli che sono considerati giacimenti di un passato glorioso, considerati ingombranti beni improduttivi da mantenere, per farli diventare beni economici produttivi per la rinascita dell’occupazione.

  1. Una costituente per la cultura Un’azione assolutamente necessaria perché senza cultura non c’è sviluppo. Dove per “cultura” deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. E per “sviluppo” non una nozione meramente economicistica, ma la capacità di valorizzare i saperi, di guidare il cambiamento.
  2. Strategie di lungo periodo Se vogliamo davvero ritornare a crescere dobbiamo pensare a un’ottica di medio-lungo periodo. La cultura e la ricerca innescano l’innovazione, creando occupazione e producendo progresso e sviluppo. Questo tema deve tornare al centro dell’azione di tutto il governo ed è una condizione assolutamente necessaria per il futuro dei giovani: chi pensa alla crescita senza ricerca, senza cultura, senza innovazione, ipotizza per loro un futuro da consumatori disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale senza vie d’uscita.
  3. Cooperazione tra i ministeri Strategia e scelte operative per lo sviluppo della cultura devono essere condivise dal ministro dei Beni Culturali con quello dello Sviluppo, del Welfare, della Istruzione e ricerca, degli Esteri e con il Presidente del Consiglio. E il Ministero dei Beni Culturali e del paesaggio dovrebbe agire in stretta coordinazione con quelli dell’Ambiente e del Turismo.
  4. L’arte a scuola e la cultura scientifica L’azione pubblica deve contribuire a radicare a tutti i livelli educativi, dalle elementari all’università, lo studio dell’arte e della storia, non disgiunto dalla formazione di una mentalità scientifica e antidogmatica, per rendere i giovani i custodi del nostro patrimonio, e per poter fare in modo che essi ne traggano alimento per la creatività del futuro, formando nel contempo i giovani ad una cultura del merito, che deve attraversare tutte le fasi educative.
  5. Merito, complementarità pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale La complementarità pubblico/privato deve divenire cultura diffusa e non presentarsi solo in episodi isolati. Può nascere solo se non è pensata come sostitutiva dell’intervento pubblico, ma fondata sulla condivisione con le imprese e i singoli cittadini del valore pubblico della cultura. E per creare le condizioni per una reale complementarità tra investimento pubblico e intervento dei privati non devono mancare provvedimenti legislativi a sostegno di quest’ultimo attraverso un sistema di sgravi fiscali.

L’incontro si è chiuso con una panoramica a 360 gradi su ombre e luci di tutto il mondo della Cultura lasciando al’orizzonte un filo rosso di speranza affinché questa realtà complessa possa finalmente cambiare in meglio.

Roma, 31 Dicembre 2016

Alexia Perazzi