SBARCA IN ITALIA NETFLIX, IL SERVIZIO DI STREAMING AMERICANO

E’ sbarcato in Italia Netflix, il servizio di streaming americano, che conta in tutto il mondo più di 65 milioni di abbonati in 60 paesi, di cui 45 però solo negli U.S.A. Tecnicamente si definisce Svod (Submission Video On Demand).

NETFLIXLo streaming on demand non è di per se una novità nel nostro paese, ma è la potenza di fuoco della realtà d’oltreoceano a rendere l’evento rimarchevole.
Prima di tutto un pò di storia: Netflix nasce nel 1997 in California come società di noleggio DVD via posta, (bei vecchi tempi) e rivoluziona quel mercato offrendo alla propria clientela abbonamenti personalizzati che consentono di usufruire dei DVD senza angosciose preoccupazioni economiche in caso di ritardo nella consegna.
Nel 2010 inaugura, sempre negli States, il servizio streaming on demand, mentre l’Italia era ancora al 22° posto nella classifica mondiale dei paesi a più alta velocità di banda dopo Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Korea del sud.
Il servizio offerto già comprende sia grandi successi che produzioni originali.
Uno speciale algoritmo studia gli interessi dell’utente e gli propone un’offerta personalizzata anche in base alla velocità ed alla qualità della connessione.
Da allora Netflix è esplosa ed ha già prodotto 4 film e più di 20 serie televisive, tra cui le famosissime “Orange is the new Black” ed “House of Cards”, quest’ultima costata 100 milioni di dollari, ampiamente ripagati dal successo ottenuto, e vincitrice di un Emmy.
Anche se queste due fictions in particolare non sono presenti nei pacchetti di Netflix Italia, perché i diritti sono già stati acquistati da altri player televisivi, l’offerta di film, series, documentari e one-man-show è notevole ed in grado di spaventare qualsiasi competitor.
I pacchetti acquistabili sono tre, da 7,99 euro ad 11,99 euro che si differenziano per qualità dello streming e numero di device collegabili simultaneamente, Netflix può essere visto, oltre che con un (ormai quasi obsoleto) PC, con tutti i tablet e smartphone, con le pricipali console di video giochi (Xbox, PlayStation, Nintendo Wii U), alcuni lettori Blu-Ray, box tv dedicati, Apple Tv e Chromecast.
Il responsabile dei contenuti Ted Sarandos ha comunque assicurato che l’offerta non comprenderà mai film a luci rosse, eventi sportivi o talent: “Il nostro focus restano le famiglie e gli utenti che vogliono vedere contenuti cinematografici”. Alcune delle produzioni originali presenti nel bouquet sono Daredevil, Marco Polo, Bloodline, Chef’s table, Sense 8 e Narcos.
Per adesso quindi sembra che la maggior parte dei contenuti offerti sia di provenienza americana, ma quali saranno le ricadute sulla produzione italiana? Due sono le strade possibili: la prima che la produzione italiana si affezioni sempre di più ad un immagine di se stessa provinciale e ristretta, chiusa in una visione introspettiva di una casta sempre più autoreferenziale; la seconda che sfrutti la grande possibilità di visibilità e commercializzazione offerta da partnership internazionali come Netflix appunto. Questa seconda strada è quella che naturalmente è più auspicabile e produzioni come “Gomorra” e “Romanzo criminale” hanno già dimostrato come l’industria italiana sia in grado di farlo. Per il momento sappiamo, sempre dalle parole di Ted Sarandos, che la loro prossima produzione sarà un progetto su Mafia Capitale in collaborazione con Cattleya.
Per cercare di anticipare il destino di Netflix in Italia forse possiamo dare un’occhiata ai cugini d’oltralpe: in Francia il servizio è presente da un anno e gli abbonamenti sono all’incirca 650 mila contro i 2 milioni previsti, anche se il dato è controverso. Non esattamente il successo sperato quindi. Le ragioni sono principalmente tre. Il catalogo non è così accattivante con pochi blockbuster, ad esempio non vi è neanche uno dei film di Quentin Tarantino. La presenza di produzioni francesi è scarsa, appena il 20% dell’offerta totale, cosa questa che non accontenta un popolo da sempre famoso per il suo orgoglio nazionale. In ultimo, ma non ultimo (come direbbero gli inglesi), nella poco estesa diffusione della banda larga nel paese, che di fatto raggiungerebbe solo una minoranza altamente informatizzata e non la “casalinga di Lione”.
Gli Italiani forse non avranno la stessa avversione al mondo anglofono proposto da Netflix, ma la qualità delle nostre reti a banda larga, soprattutto in mobilità, non è certo superiore a quella dei cugini d’oltralpe. Buona visione e buona connessione.
Roma, 30 Ottobre 2015

Valerio Orsolini