ROSSI MERIGHI: “UN SECOLO D’AZZURRO” RIPARTE CON MEAZZA

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Il suo nome rievoca non solo la storia ma la leggenda del calcio italiano. Giuseppe Meazza, classe 1910, detto Balilla, due volte Campione del Mondo (1934 e 1938) ed un palmares di trofei e record lungo quanto la muraglia cinese. Il 21 agosto ricorreranno i 50 anni dalla sua morte avvenuta nel 1979 e la mostra “Un Secolo d’Azzurro” celebrerà questo inarrivabile fuoriclasse esponendo per la prima volta gli scarponcini che indossò nel vittorioso mondiale del 1938, in Francia. Intervistiamo, in esclusiva, Aldo Rossi Merighi, Presidente della Associazione S. Anna e promotore di “Un Secolo d’Azzurro”.

Rossi Merighi, da Settembre inizierà il nuovo tour di “Un Secolo d’Azzurro”. Quali le novità che porterete in esposizione?

Regaleremo ai Comuni che ci hanno contattato una mostra completamente nuova e inedita. Esporremo cimeli unici. Un esempio su tutti: gli scarponcini del leggendario Giuseppe Meazza.

Di fabbricazione inglese, realizzati su misura per il fuoriclasse azzurro, hanno un valore inestimabile perché non esiste, ad oggi, un modello uguale.

Sarà un immenso privilegio farli ammirare ai nostri tantissimi visitatori (oltre 15.000 nelle tappe precedenti).

A cinquanta anni dalla morte del mitico Balilla, renderemo omaggio a quello che molti considerano e celebrano come il miglior calciatore italiano di tutti i tempi.

Magliette, palloni, scarpini, documenti, giornali, memorabilia: a chi appartengono questi cimeli così preziosi?

E’ una collezione davvero immensa che cresce, giorno dopo giorno, e che conta oltre cinquecento oggetti.

La maggior parte è di proprietà del dottor Mauro Grimaldi, consigliere delegato Federcalcio Servizi, curatore di “Un Secolo d’azzurro” e grande studioso della Nazionale Azzurra avendo scritto due libri sulla straordinaria epopea di Vittorio Pozzo (“Vittorio Pozzo storia di un italiano” e “La Nazionale del Duce”). Voglio menzionare anche il Football Museum The Fans e l’International Football Museum con i quali ho realizzato a ROMA(via Merulana 10) l’unico Museo storico sull’origine e l’evoluzione del calcio. Abbiamo poi tantissimi ex calciatori (Luciano Spinosi in primis) ed autorevoli firme del giornalismo sportivo come Mario Mattioli che ci sostengono.

Il nostro obiettivo è ridare vita a questi meravigliosi cimeli rendendoli visibili a tutti e custodendoli per le nuove generazioni.

Londra, Madrid, Barcellona, Parigi. Sono solo alcune delle città europee che fanno business sul “turismo sportivo”, visite guidate agli stadi, musei dei club…e Roma?

È un autentico paradosso. Roma la città più visitata del mondo non offre nulla ai turisti. Evidentemente, in certi settori la voce “investimenti per la cultura sportiva” è inascoltata o forse sconosciuta. Non è assurdo che Roma, sede della più importante istituzione sportiva CONI non abbia un Museo dello Sport ? Non è ancora più assurdo che invece di tutelare e di strutturare un bene che tutto il mondo ci invidia, e mi riferisco al Foro Italico, si preferisca costruire inutili strutture che rimangono vuote per la maggior parte dell’ anno? Occorre un cambio di mentalità e mi auguro che il nuovo organismo costituito dal governo, Sport e Salute, abbia a cuore anche queste tematiche.

Preferisco non pronunciarmi circa un museo dedicato alla Roma e alla Lazio.

Se ne parla da anni ma le due società sembrano avere altre priorità.

Vorrei lanciare invece un’idea all’Assessore allo Sport Daniele Frongia: far diventare lo Stadio Flaminio un polo museale.

La sua Associazione S. Anna è Rappresentante di Interessi presso la Camera dei deputati ed è molto attiva nel settore del collezionismo…

Abbiamo preparato insieme all’avvocato Carlo Sallustio dello Studio Nunziante-Magrone una proposta di legge che l’onorevole Edmondo Cirielli, Questore della Camera, presenterà al Parlamento e che tutelerà il collezionismo cosiddetto “minore”. Il collezionismo non può essere bollato, semplicemente, come passatempo o hobby, perché è identità, è tradizione è una vera e propria cultura. E noi ci batteremo per poterlo riconoscere.

Marcello Grotta