Roma, Auditorium Parco della Musica, due giorni di Assemblea Nazionale di Confcooperative a Maggio con una sessione pubblica ed una riservata ai delegati ed al dibattito interno e al rinnovo degli organi sociali.
I lavori della mattinata si sono aperti con la relazione del Presidente Maurizio Gardini.
Molti i temi affrontati, tra questi: riforma delle pensioni, andamento economico delle cooperative nella crisi, tassazione sul lavoro e sulle imprese, debiti P.A. e sburocratizzazione, accesso al credito.
Per il governo sono intervenuti Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento; Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali; Beatrice Lorenzin, ministro della Salute e Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente.
Le proposte lanciate da Confcooperative su pensioni e lavoro sono seguite dallo slogan “Cooperative ascensore sociale per donne, giovani e stranieri”, e si possono riprendere dalla sintesi della Relazione del Presidente Gardini.
Nella crisi dalle cooperative sono venute +10,1% di occupati mentre il Sistema Italia ha dato –2,4%: dopo 8 anni di crisi le cooperative hanno realizzato oltre 48.000 nuovi posti di lavoro, +10,1% rispetto al dicembre 2007, mentre nello stesso periodo nel Paese il numero di occupati si è ridotto del 2,4% passando da 23.048.000 a 22.492.000 occupati (stock occupati serie storica Istat 29 aprile 2016). Negli stessi anni hanno utilizzato l’export come leva anticrisi, mettendo a segno un +43% rispetto al 2007.
Sulla verità dello slogan: Cooperative ascensore sociale per donne, giovani e stranieri: risulta che le donne sono il 60,8% degli occupati nelle cooperative e il 26,3% della governance delle imprese (è il 16% nelle altre forme societarie); gli stranieri sono il 15% degli occupati complessivi, e per i giovani, in una cooperativa su 3 c’è almeno un under 35.
Confcooperative propone quindi un patto per occupazione: per le Pensioni dice sì alla staffetta generazionale, i costi li paghino le imprese, come farebbero le cooperative. Contrastare il 36,7% di disoccupazione giovanile è una crociata che nessuno può disertare. Utilizzare la flessibilità in uscita per promuovere la staffetta generazionale, al punto da pagare cash e anticipato per 10 anni la differenza tra la pensione piena e quella penalizzata per chi è a un anno dalla pensione. Soluzione che accontenterebbe il lavoratore in uscita, lo Stato in un’ottica di medio lungo periodo e i giovani che darebbero maggiore competitività alle imprese, darebbero una spinta ai consumi, verserebbero le tasse e i contributi previdenziali.
Per il Costo del lavoro: bisogna insistere sulla strada della riduzione, più leggero per le imprese e più soldi in tasca ai lavoratori: la strada intrapresa dal Governo è quella giusta. Ha fatto già molto sulla riduzione del cuneo fiscale. Occorre proseguire e ridurre il differenziale tra il costo aziendale e quanto percepisce il lavoratore. Lo scarto è ancora alto (per chi percepisce un reddito lordo annuale di 16.200 euro, il costo aziendale è di 25.400 euro. Differenziale che sale notevolmente con la crescita della retribuzione: con un lordo annuale di 33.900 euro, il costo aziendale annuale è di 52.900).
Per i Debiti PA e Mezzogiorno: tra cooperative e Fondazione Sud ci sono 55 milioni di garanzie ma lo stock accumulato negli anni è notevole e non lo si può smaltire senza contraccolpi sui conti dello Stato. Le imprese però hanno il diritto di essere pagate. Bisogna dare delle soluzioni. Così con Fondazione Sud e Cooperfidi Italia sono è stato messo a disposizione un plafond di 5 milioni di euro e garanzie per altri 50 milioni per le cooperative sociali del Sud e delle Isole che vantano crediti con la PA.
Riforme: quella costituzionale vero banco di prova, il cantiere delle riforme aperto dal Governo è vasto e articolato, ma la cura è solo all’inizio. Le riforme devono mordere più a fondo e su un fronte più esteso. La riforma costituzionale è il banco di prova della volontà effettiva del Paese di fare un passo nel futuro e di imprimere un cambiamento inevitabile nel processo di semplificazione e nel buon funzionamento delle istituzioni. Il Paese ha bisogno di un sistema che assicuri la stabilità di governo ai cittadini e alle imprese italiane e, anche, straniere per attirare gli investimenti dall’estero. Welfare: dalle cooperative assistenza a 6 MLN di persone, 240mila gli occupati, Confcooperative propone di spostare l’1% della spesa sanitaria dai servizi ospedalieri alla rete di assistenza primaria sul territorio. Un giorno di degenza costa fino a dieci giorni di assistenza domiciliare, allora questo spostamento non riduce le prestazioni sanitarie, ma le moltiplica. Il modello cooperativo è quello di una stretta connessione tra il sociale, il socio sanitario e il sanitario, per la presa in carico complessiva della persona. Il welfare sussidiario, cooperativo e mutualistico non sarà un fenomeno secondario e accessorio. Il suo protagonismo è necessario e già oggi le 6.500 cooperative con 240.000 occupati erogano servizi di welfare a 6 milioni di italiani.
Migranti, no a “profugopoli”: i Cara, come quelli di Mineo, vanno chiusi. Occorrono centri di assistenza a misura di persona. I casermoni con migliaia di migranti sono ghetti da non ripetere.
Debito pubblico: meno sprechi più sussidiarietà, la revisione della spesa pubblica è una delle leve sulle quali si deve agire. Il perimetro dello Stato può essere ridotto, lasciando più spazio sia al mercato sia all’autorganizzazione della società civile nelle forme della sussidiarietà. Occorre diffondere l’impulso all’efficienza, la capacità di coniugare qualità, risparmio e merito, fin nelle più piccole e periferiche pubbliche amministrazioni.
Ricerca e Sviluppo: Ricerca, innovazione e sviluppo non sono una spesa, ma un investimento sul futuro del Paese e della sua competitività. Bisogna assolutamente fare di più. I paesi dell’UE dovranno investire, da qui al 2020, il 3% del PIL in R&S con l’obiettivo di creare 3,7 milioni di posti di lavoro e realizzare un aumento annuo del PIL di circa 800 miliardi di euro. L’Italia è poco sopra l’1%, rispetto al 2,94 della Germania e al 2,09 della Francia.
Sburocratizzare l’Italia: l’Italia ha bisogno di una sburocratizzazione profonda. Un aumento di competitività che non costa, anzi fa risparmiare. La fabbrica delle leggi continua a produrre norme che per il cittadino e le imprese sono incomprensibili senza ricorrere a intermediari specializzati. La società moderna è complessa, differenziata, elabora nuovi diritti. Ha più bisogno di tutelarli. Una grande sfida di sburocratizzazione è indifferibile. Serve un cambio di mentalità, in chi legifera, in chi amministra, nei cittadini e nei corpi intermedi.
Piano nazionale per l’autoimprenditorialità. Ecco le proposte di Confcooperative: misure per incoraggiare e sostenere la capitalizzazione e per diffondere una cultura di impresa più evoluta; formazione imprenditoriale; digitalizzazione dell’economia che deve coinvolgere tutti, in modo che le nuove imprese nascano già con il know how più avanzato. Dal Codice Appalti un’iniezione di fiducia: il nuovo codice è una svolta non solamente per la forte semplificazione normativa e per la riduzione delle centrali appaltanti, ma anche per l’eliminazione dell’appalto al massimo ribasso e per la definizione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Non tutto è compiuto, c’è ancora tanta strada da percorrere, ma è un ottimo inizio e bisogna guardare con speranza alla sua applicazione.
Legalità: 100mila firme contro le false cooperative. Sarà legge: nell’ambito dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Confcooperative ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare contro le false cooperative, che ha iniziato il suo iter parlamentare. Confcooperative sta rinnovando, per accrescerne l’utilizzo e l’efficacia, il protocollo di legalità con il Ministero dell’Interno e sta affinando le sue proposte in dialogo con le istituzioni e in particolare con Anac. Non si vogliono rappresentare cooperative che non siano vere. Sono state introdotte nuove regole affinché l’Associazione prenda le distanze con immediatezza dalle cooperative o dai loro amministratori eventualmente coinvolti in vicende che danneggiano le cooperative autentiche.
Rappresentanza, è tempo di una nuova stagione per un rinnovato protagonismo: la mobilitazione morale e civile è il nuovo compito dei corpi intermedi, specie dell’associazionismo imprenditoriale e sindacale. Con l’obiettivo dell’occupazione e dello sviluppo, e con l’impegno di assicurare coesione nelle difficoltà e slancio nell’innovazione, va costruito un dialogo sociale nuovo nei contenuti e nelle forme. È il ruolo di una moderna rappresentanza. Confcooperative è pronta a collaborare con le parti sociali disponibili a questa prospettiva.
Alleanza Cooperative: centrale unica insieme ad AGCI e Legacoop come processo irreversibile, è già al sesto anno di vita l’Alleanza delle Cooperative che rappresenta l’85% della cooperazione italiana per occupati, il 93% per fatturato.
E di molto altro si è parlato a questa Assemblea. Le cooperative sono imprese di mercato, ma sono per un mercato che abbia giuste regole e giustamente applicate. Cooperative del turismo, dello spettacolo, della cultura e della informazione, cooperative del consumo, della distribuzione, della pesca, dell’energia e della sanità, sono impegnate nei rispettivi fronti di innovazione. È un lavorìo profondo e diffuso, senza clamore, ma che dà fiducia nel futuro. Ci sono pure ambiti di sviluppo intersettoriali. Le cooperative si orientano sempre di più sui temi dell’ambiente, anche sulla scia della Laudato sì di Papa Francesco. Si collocano nell’orizzonte del movimento cooperativo internazionale, che qualifica le cooperative come imprese sostenibili. L’economia circolare, oggi promossa da Bruxelles, è consona alla mentalità, alla sobrietà e al realismo dei cooperatori, che vi si attiveranno con efficacia. Nelle aree interne da rivitalizzare, in situazioni locali di svantaggio anche urbane, per la gestione di utilities e di beni comuni, le cooperative di comunità sono i nuovi protagonisti.
Nelle sue origini e nella sua missione la cooperazione deve promuovere quella che Papa Francesco, un anno fa, ha chiamato “economia dell’onestà” ed è questa la sfida che il mondo cooperativo vuole combattere senza tregua per il futuro del Paese.
Roma 31 Maggio 2016
Marcello Grotta