PROPOSTA PER UN NUOVO MODELLO NAZIONALE PER LA PREVISIONE E LA PREVENZIONE DEI GRANDI RISCHI

MINERVA-ATENALe ben note vicende dell’Aquila che si sono poi svolte anche sul piano giudiziario coinvolgendo 7 scienziati della Commissione Grandi Rischi (CGR), senza entrare nel merito del processo, ci obbligano a ripensare ad un nuovo Modello Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, per il quale intendo solo ribadire gli aspetti scientifici del comportamento della scienza rispetto ai rischi naturali.
In generale quando le conoscenze scientifiche non permettono di giungere a una conclusione, la pericolosità deve sempre essere definita in modo conservativo come precauzione per la sicurezza della popolazione – una doverosa e non negoziabile linea di condotta laddove al centro della valutazione va posta la salvaguardia di vite umane, e non il rapporto economico costi-benefici. Questa è la posizione che sostiene l’Associazione ISSO (International Seismic Safety Organization), che nel documento “Position Statement” (portato, nel 2012, all’attenzione del Presidente della Repubblica Italiana e della comunità scientifica mondiale) sottolinea l’assoluta necessità che i manufatti siano progettati e costruiti in modo da resistere al terremoto massimo credibile (Maximum Credible Earthquake – MCE), che deve eguagliare o superare il massimo evento storico, e che la popolazione sia informata di tale evenienza tempestivamente ed in modo adeguato, utilizzando l’approccio deterministico noto come DSHA (Deterministic Seismic Hazard Assessment) e la sua variante perfezionata “Neo-DSHA” (NDSHA) (pubblicata nel 2001, in Italia), e abbandonando l’approccio probabilistico noto come PSHA (Probabilistic Seismic Hazard Assessment). Ad uccidere sono gli edifici mal progettati e peggio costruiti; questo lo sostiene tra l’altro da sempre proprio il Prof. Enzo Boschi (ex presidente INVG), anche se questa incontestabile verità non “assolve” in toto certa scienza troppo sensibile ai desiderata della politica. Se la comunità scientifica non si piegasse ai voleri della politica sarebbe molto più difficile per quest’ultima sostenere l’insostenibile di fronte all’opinione pubblica. In ogni caso, in generale, sarebbe molto più prudente per la società pagare modesti costi addizionali o patire disagi per prepararsi alle conseguenze di eventi MCE, piuttosto che subire perdite irreparabili per aver ignorato o sottostimato eventi potenzialmente catastrofici. Questo concetto è razionale e ragionevole per una società civile nella quale le conseguenze di un disastro (cioè i rischi) risultano essere troppo pesanti ed intollerabili.
Ritengo comunque che sia completamente da rigettare la favola fatta circolare a livello internazionale che in Italia, per il caso L’Aquila, sia stata “processata la scienza”, laddove è stato addirittura tirato in ballo il processo a Galileo, parallelismo del tutto improprio, se non ridicolo. Non sono mai entrato nel merito specifico del Processo, ma ho sempre messo in evidenza il contesto tecnico-politico e l’enorme conflitto di interesse che c’è sempre stato e continua ad esserci a monte fra CGR, Protezione Civile e INGV, in considerazione della mancanza di indipendenza della CGR rispetto alla politica e della indipendenza a sua volta di INGV da CGR. Il vulnus che ha determinato la tragedia de L’Aquila è questo, e da questo fatto incontestabile non si può sfuggire. Il problema a monte dei rapporti incestuosi che esiste fra scienza e politica in Italia l’ho sostenuto in un mio breve articolo, su invito della rivista Nature a fare un commento sul caso de L’Aquila (Italian quake: science rides politics; Nature 478, 324; 20.10.2011; doi: 10.1038/478324c). In un Paese normale direi delle ovvietà sostenendo che ci dovrebbe essere totale autonomia e indipendenza della scienza rispetto alla politica. Succede purtroppo in Italia che i pochi che si permettono di non allinearsi ai desiderata della politica si ritrovano bastonati ed emarginati.

Roma, 30/12/2015

Prof. Benedetto De Vivo

Università di Napoli Federico II e Adjunct Prof. Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA