IL PREMIO NOBEL PER LA PACE ADOLFO PEREZ ESQUIVEL HA PRESENTATO A ROMA “LA FORZA DELLA SPERANZA” SCRITTO INSIEME AL MAESTRO BUDDHISTA DAISAKU IKEDA

Il Premio Nobel per la Pace argentino Adolfo Perez Esquivel ha presentato il 29 Novembre a Roma, presso il Teatro Argentina, l’edizione italiana del Volume “La forza della Speranza”, scritto in forma di dialogo insieme al leader buddista giapponese Daisaku Ikeda.

Più che una presentazione tradizionale l’iniziativa, introdotta dalla Prof.ssa Francesca Corrao della LUISS e dalla Prof.ssa Grazia Tuzi de La Sapienza ha visto una vera e propria lezione magistrale del Premio Nobel argentino che ha poi interagito con i quasi ottocento spettatori che hanno gremito lo storico teatro romano. Perez Esquivel e il maestro Ikeda, testimoni della lotta per la libertà e la nonviolenza nei propri paesi, trasmettono alle ultime generazioni la memoria e determinazioni per un rinnovato impegno civile e appassionato per la Pace e la Giustizia. Questo affinché i giovani non perdano la speranza di poter decidere il destino di un popolo o del pianeta partendo dalla prospettiva della coscienza individuale dei propri diritti. Nel volume edito dalla Casa editrice Esperia, i due leader intavolano un dialogo sui temi principali del dibattito contemporaneo. Al centro delle riflessioni i diritti umani e la compassione, la saggezza dei popoli e delle donne, la resistenza ai totalitarismi, la ricerca di un’azione efficace e la valorizzazione delle diverse culture, con lo scopo di aprire nuove vie per una convivenza pacifica.

Una forza di speranza è la donna. Le donne hanno dovuto conquistare con una lotta non violenta per conquistare lo spazio della dignità, lo spazio sociale. Questa conquista ha fatto capire dove va la vita. Vi prego, non fate che le donne imitino gli uomini. Per cambiare questo mondo di violenza in un mondo di pace serve la forza delle donne. Con Ikeda abbiamo dialogato a lungo su questo punto e del cammino che i giovani devono costruire. E Daisaku Ikeda ci tiene particolarmente ai giovani. È necessario aprire il cuore e la mente. Per favore siate costruttori di pace in modo concreto. Voglio chiedervi che anche nei momenti più buii della società e della vostra vita, non smettete mai di sorridere alla vita. Un altro mondo è possibile. Questo è quello in cui credo e quello in cui crede Daisaku Ikeda.”

Adolfo Perez Esquivel (Buenos Aires, 1931) Premio Nobel per la Pace 1980, artista, giurista, attivista per i diritti umani, è uno dei padri dell’Argentina contemporanea. Nel 1976, dopo il golpe militare, ha contribuito all’organizzazione di varie istituzioni in difesa dei diritti umani ed ha sostenuto le famiglie colpite dalla repressione. È stato arrestato nel 1977 a Buenos Aires, è rimasto in carcere per quattordici mesi e in libertà vigilata per un periodo altrettanto lungo. Durante la reclusione ha ricevuto il Memoriale per la Pace Giovanni XXIII. Nel 1999 ha ricevuto il Premio Pacem in Terris. Attualmente è Presidente del Servizio Pace e Giustizia in America Latina. Negli anni Sessanta, Perez Esquivel inizia a collaborare con alcuni gruppi pacifisti di cristiani latinoamericani. Nel 1974, decide di lasciare l’insegnamento per dedicarsi interamente all’assistenza ai poveri e alla lotta contro le ingiustizie sociali e politiche, attraverso la prassi della non-violenza.

Dopo il colpo di Stato di Jorge Rafael Videla (avvenuto il 24 marzo 1976), ha contribuito alla formazione di “El Ejercito de Paz y Justicia” un’associazione di difesa dei diritti umani che si è prodigata anche per assistere le famiglie delle vittime del regime e della guerra delle Falklands. Viene arrestato nel 1975 dalla polizia brasiliana e nel 1976 viene incarcerato in Ecuador. Nel 1977 viene fermato dalla polizia argentina, che lo tortura e lo tiene in stato di fermo per 14 mesi senza processo. Mentre si trova in prigione, riceve il Memoriale della Pace di Papa Giovanni XXIII. Nel 1980 viene insignito del Premio Nobel per la Pace per i suoi sforzi contro la dittatura ed in favore dei diritti umani. Nel 1999 riceve anche il Premio Pacem in Terris. Nel 1995 pubblica il libro Caminando junto al Pueblo, nel quale racconta la sua esperienza. Dal 2003 è presidente della Lega internazionale per i diritti umani e la liberazione dei popoli. È inoltre membro del Tribunale popolare permanente.

Daisaku Ikeda (Tokyo, 1928) Premio ONU per la Pace 1983, filosofo, è uno dei maggiori leader buddisti del nostro tempo. Presidente onorario della scuola buddista giapponese Soka Gakkai Internazionale, ha fondato numerose istituzioni per la promozione della cultura, della educazione e degli studi sulla pace in diversi Paesi. Tra queste, il Museo Fujii a Tokyo, il Centro Ikeda per la Pace, la conoscenza e il dialogo, l’Associazione Concertistica Min-On. Ha pubblicato numerosi dialoghi con personalità internazionali quali: Mikhail Gorbachev, Johan Galtung, Joseph Rotblat, Aurelio Peccei e numerosi altri. L’Università di Bologna lo ha insignito dell’anello dottorale e di recente l’Università di Palermo gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione. Daisaku Ikeda è un filosofo buddista, educatore nonché prolifico scrittore e poeta. Come presidente della Soka Gakkai e poi della Soka Gakkai Internazionale si è dedicato alla diffusione della pace e dell’empowerment individuale su scala globale attraverso il Buddismo di Nichiren Daishonin, fondando istituti di ricerca sulla pace e l’educazione in tutto il mondo. Il Buddismo di Nichiren Daishonin fornisce una via per manifestare la saggezza illimitata e l’energia vitale della Buddità inerente alla vita, che ogni essere umano può percorrere indipendentemente dalle circostanze in cui si trova.

Nato a Tokyo nel 1928 Ikeda sperimentò in prima persona la tragica realtà del militarismo e della guerra. Nella difficile realtà del Giappone del dopo guerra giunse ad abbracciare il Buddismo in seguito all’incontro con Josei Toda, insegnante e pacifista, presidente dell’organizzazione buddista laica Soka Gakkai, che era stato in prigione durante la seconda guerra mondiale per le sue idee contrarie al regime militarista. Queste esperienze formarono il giovane Ikeda, indirizzando fin dall’inizio il suo impegno verso la pace. Nel corso degli anni ha intrattenuto dialoghi con molti illustri politici e pensatori a livello internazionale alla ricerca di risposte ai problemi globali, sostenuto attraverso la SGI le attività delle Nazioni Unite, scritto una vasta mole di lavori sui temi della pace e della condizione umana.

Centrale nel suo pensiero è che la chiave per una pace duratura e la felicità degli esseri umani sta nella trasformazione della vita di ciascun individuo più che nella sola riforma della società. Questo concetto è stato espresso nella frase di apertura del suo famoso romanzo La rivoluzione umana, per cui “la rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità”. Gli scritti di Ikeda, che offrono punti di vista basati sull’umanesimo buddista per affrontare le sfide sia della vita quotidiana individuale sia dell’umanità nel suo insieme, sono stati tradotti in più di trenta lingue. Nel corso dei suoi viaggi Ikeda ha incontrato molti degli intellettuali, dei politici, degli accademici e dei “costruttori di pace” più importanti del mondo.

Roma, 30 Novembre 2016

Alexia Perazzi