Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il Piano Strategico del Turismo 2017-2022, che delinea lo sviluppo del settore nei prossimi sei anni per rilanciare la leadership italiana sul mercato turistico mondiale.
Il Piano, presentato dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, già approvato all’unanimità dal Comitato Permanente per la promozione del turismo in seduta plenaria (14 Settembre 2016), dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano (15 Settembre 2016), ha concluso l’iter parlamentare alla Camera e al Senato rispettivamente il 27 Gennaio e il 2 Febbraio scorsi, accogliendo le osservazioni emerse nel corso del dibattito, in particolare riguardo all’esplicita attenzione alle aree del terremoto e l’integrazione delle politiche turistiche con quelle di industria 4.0. Ottenendo L’approvazione definitiva del Governo, diventa, a tutti gli effetti, lo strumento dal quale discenderanno azioni operative, in termini di provvedimenti per il settore. “Un documento di svolta, elaborato con il pieno coinvolgimento delle associazioni di categoria e degli esperti del settore, che rafforza l’idea di Italia come museo diffuso e, proponendo anche nuove destinazioni, individua nel turismo, sostenibile e di qualità, uno strumento di policy per il benessere economico e sociale di tutti”, così il Ministro dei Beni e Attività Culturali e Turismo Dario Franceschini, che ha aggiunto: “i dati del 2016 sono molto positivi: per i principali centri di ricerca, gli arrivi internazionali hanno abbondantemente superato i 60 milioni. Il Piano permette di delineare le azioni concrete per governare in maniera intelligente e sostenibile la crescita del turismo in Italia nei prossimi anni”.
La capacità competitiva dell’Italia nel mercato internazionale del turismo è largamente al di sotto delle sue potenzialità. L’Italia rimane naturalmente una meta di eccellenza; essa è penalizzata però da diversi fattori, che in linea generale riguardano l’insufficiente innovazione tecnologica ed organizzativa, la scarsa reattività alle trasformazioni del mercato, una diffusa obsolescenza delle competenze, l’esistenza di condizioni sfavorevoli per l’attività delle imprese. L’Italia si trova così sopravanzata nelle graduatorie di competitività da paesi con un patrimonio culturale, naturale e territoriale certamente non superiore al nostro. Questa tendenza rappresenta una seria minaccia nel medio e nel lungo periodo, considerando la velocità dei cambiamenti nel mercato turistico, l’urgenza di innovare l’offerta e migliorare i canali di distribuzione e vendita (anche attraverso le tecnologie digitali), la crescita delle mete alternative al turismo in Italia.
Le motivazioni di un Piano Strategico di Sviluppo del Turismo in Italia risiedono nella necessità di recuperare terreno sul piano dell’innovazione, delle tecnologie digitali, della valorizzazione del patrimonio e del nostro territorio, del rapporto qualità/prezzi, del marketing. Il Piano serve a dare all’Italia del turismo una cornice unitaria nell’ambito della quale tutti gli operatori si possano muovere in modo coerente, migliorando le politiche sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta.
Il mondo del turismo ha elaborato il Piano condividendo gli orientamenti per un periodo di sei anni e i principali obiettivi e linee di intervento funzionali al raggiungimento della visione proposta. Il Piano si attuerà attraverso revisioni biennali e la predisposizione e l’attuazione di piani annuali.
In ben 100 pagine sono delineate le priorità per valorizzare un settore che vale 171 miliardi di euro, pari all’11,8% del Pil e al 12,8% dell’occupazione, attraverso 13 obiettivi specifici, 52 linee di intervento, racchiuse in 4 obiettivi fondamentali: diversificare l’offerta turistica, innovare il marketing del brand Italia, accrescere la competitività e migliorare la governance del settore.
Altri punti fermi del Piano sono: rivoluzione digitale, adeguamento della rete infrastrutturale, riduzione degli oneri burocratici e fiscali, miglioramento della quantità e qualità dell’occupazione, semplificazione del sistema normativo. Particolare attenzione va alla diversificazione delle mete turistiche per indirizzare i flussi turistici verso territori ricchi di potenzialità ancora inespresse, quali aree rurali, piccole e medie città d’arte, parchi naturali e marini. Tutto all’insegna della sostenibilità ambientale e culturale.
Il PST, nato da un ampio confronto tra Ministeri, Regioni, Anci, sindacati, associazioni di categoria, con il coordinamento della Direzione Generale del Turismo, è poi frutto di un inedito processo di partecipazione e condivisione, avviato con gli Stati Generali del Turismo a Pietrarsa (Ottobre 2015 e Aprile 2016) e costruito anche con l’utilizzo di strumenti digitali: piattaforma on line, sito web (www.pst.beniculturali.it) e canali social, un metodo che dota l’Italia del turismo di una visione unitaria.
I dati degli arrivi complessivi (italiani e stranieri) sul territorio nazionale sono saliti del 50% tra il 2001 e il 2015. Il 52% degli arrivi totali è di provenienza italiana, il 70% degli arrivi internazionali è di provenienza europea (Confturismo-CISET, Cernobbio 2016).
Nel biennio 2016-2018 si prevede una crescita di oltre il 3% degli arrivi, grazie soprattutto al movimento extraeuropeo (+5,8%) (previsioni Confturismo-CISET, Cernobbio 2016 )
Riguardo agli investimenti, il flusso dovrebbe crescere con una media annua dell’1,8% nei prossimi dieci anni, per attestarsi su un valore di 10,9 miliardi nel 2026 (il 3,4% del totale).
Secondo il Country Brand Index (Future brand 2014-2015), turismo e cultura si confermano, per l’Italia, quali principali fattori di attrattività e riconoscibilità.
Il Piano promuove una visione declinata in quattro macrobiettivi:
Primo. Innovare, specializzare e integrare l’offerta nazionale: realizzazione, in collaborazione con le Regioni, del primo Catalogo dei prodotti e delle destinazioni italiane. Progetti innovativi di formazione delle guide del patrimonio storico e culturale con gli attrattori enogastronomici. Creazione di forme di percorrenza alternative (vie e cammini). Potenziamento dell’attrattività del sistema dei Siti Unesco e delle città della cultura. Incentivi alla fruizione responsabile di contesti paesaggistici diffusi anche attraverso il recupero a fini di ricettività di qualità del patrimonio demaniale dismesso quali fari, case cantoniere e stazioni. Trasformazione dei grandi “landmark” italiani del turismo balneare e delle grandi città d’arte in “porte di accesso” ad altri territori emergenti, dalla grande capacità attrattiva ancora non espressa.
Secondo. Accrescere la competitività del sistema turistico: promuovendo l’intermodalità tramite collegamento dei nodi dell’AV (le Frecce) con le destinazioni di città d’arte tramite trasporto su gomma; valorizzazione delle ferrovie storiche in percorsi turistici; rifinanziamento del tax credit per la ristrutturazione per i prossimi tre anni; semplificazione e armonizzazione del sistema normativo; promozione dell’innovazione e della digitalizzazione.
Terzo. Sviluppare un marketing efficace e innovativo in collaborazione con Enit con il progetto “Porte d’Italia” che valorizza gli hub di ingresso al paese tramite strumenti di comunicazione, tra cui il WIFI unico nazionale. Particolare attenzione sarà dedicata alla valorizzazione dei Siti Unesco, grazie anche ad alcuni gemellaggi con i siti cinesi.
Quarto. Realizzare una governance efficiente e partecipata per elaborare il Piano e le politiche turistiche: con la realizzazione di cruscotti previsionali con utilizzo di Big Data di andamento del settore, in accordo con Istat, Regioni e Enit.
Le azioni previste dal Piano si basano su tre principi trasversali, declinati in ogni ambito: sostenibilità, innovazione e accessibilità.
Roma, 28 febbraio 2017
Alexia Perazzi