PARISI PRONTO ALLA SFIDA: SERVONO ENERGIE NUOVE, UNITI CONQUISTEREMO IL LAZIO

“La forchetta fra me e Zingaretti si è notevolmente ridotta, uniti vinceremo anche nel Lazio”: Stefano Parisi, candidato alla Presidenza della Regione, e leader di Energie per l’Italia, lancia la sfida.

Parisi, una candidatura in zona Cesarini? Cosa l’ha convinta principalmente a scendere in campo?

La situazione del Lazio dopo cinque anni di governo Zingaretti è una selva di nodi irrisolti, una Regione bloccata in cui la situazione di Roma, sempre più rassegnata e arrabbiata, rende ancora più evidente la necessità di una svolta. C’è bisogno di energie nuove. Il nostro partito, costruito in solo un anno di lavoro, è nato con l’obiettivo di dare linfa alle potenzialità straordinarie del nostro tessuto economico e sociale. Proprio perché ho a cuore le sorti della città in cui sono nato e della Regione in cui vivo, ho deciso di mettermi a disposizione nell’interesse primario dei cittadini. È importante che la nostra presenza si consolidi nelle comunità e nei territori. Le elezioni regionali sono un’importante occasione di riscatto per il Lazio, una sfida che era necessario affrontare. E bella da vincere.

Zingaretti e 5 Stelle, dagli ultimi sondaggi sembrano davanti: l’avanzata del centro-destra nelle politiche può essere un vantaggio?

Non sono un appassionato di sondaggi, credo che la politica abbia il dovere di alzare la testa e dire alla gente la verità. Molte cose importanti non si sarebbero fatte se gli statisti avessero dato retta ai sondaggi. Accorciano l’orizzonte. Se guardiamo però alle rilevazioni più recenti, scopriamo che la realtà è un’altra. Il centrodestra ha superato il centrosinistra, che è invece in calo. E la forchetta fra me e Nicola Zingaretti si è sensibilmente ridotta. Secondo gli ultimi dati, il voto nel Lazio è in linea con quello politico nazionale, dove il centrodestra è in crescita costante. Uniti vinceremo anche nel Lazio, nelle nostre province il vantaggio è netto. I giochi sono aperti, gli elettori hanno capito che non possono rassegnarsi, e sapranno cosa fare.

Se dovesse diventare il Governatore del Lazio, quale sarebbe la sua prima voce in agenda?

Ci sono tantissime questioni da affrontare. L’obiettivo è di fare tornare il Lazio grande, una terra della quale essere orgogliosi. È la Regione che ospita la Capitale di Italia e non possiamo permetterci di offrire servizi da terzo mondo. L’emergenza rifiuti, ad esempio, è stata alimentata dall’incapacità decisionale di Zingaretti e dal suo interesse politico a mantenere la situazione così com’era. Il problema si può risolvere in pochi mesi, basta rivampare i termovalorizzatori adottando tecnologia al litio per abbattere a zero le emissioni e puntare al contempo sulla raccolta differenziata per raggiungere percentuali da Paese civile. L’intero ciclo si deve completare in Regione, non è più accettabile caricare tutto sui camion e spedire i rifiuti in altre aree d’Italia o all’Estero. La sanità, che rappresenta la prima voce in bilancio della Regione, in cinque anni è peggiorata e non migliorata. Zingaretti dice di aver messo a posto i conti, ma non è così. Ha solo tagliato i costi. Noi faremo una grande opera di riorganizzazione che punterà a decongestionare gli ospedali e i pronto soccorso letteralmente sommersi da pazienti con malattie lievi e curabili altrove. C’è bisogno di organizzare un sistema di presidi medici che assorbano queste richieste. Le case della Salute sono soluzioni che vanno bene nel sistema sanitario emiliano, non nella nostra Regione.

Lei viene dal mondo manageriale. Quali sono le linee guida che applicherebbe per migliorare la Regione?

La macchina regionale è una organizzazione complessa. Serve un grandissimo lavoro di semplificazione, in grado di snellire i processi, e mettere i dirigenti nelle condizioni di poter decidere. Deve diventare semplice decidere e realizzare il programma. Non bisogna aver paura di scegliere, aspettare significa far morire la nostra terra. Non ci si deve rivolgere all’Anac per ogni cosa e bisogna smetterla di essere onesti con le mani in tasca. Quando ho fatto il direttore generale del comune di Milano, in piena bufera di mani pulite, abbiamo mobilitato 12 miliardi di investimenti e non c’è stato nessun problema con la giustizia. Qui nel Lazio si è scelto di non fare per paura di sbagliare. Questo va cambiato, e lo faremo semplificando la selva normativa regionale licenziando testi unico chiari sulle materie di intervento regionale. Non ci saranno più alibi.

Ci faccia l’esempio di una peculiarità del Lazio che valorizzerebbe…

Il patrimonio culturale, che di per sé è straordinario, necessita di una gestione adeguata che finora non c’è stata. La progettazione dell’offerta turistica deve sviluppare percorsi non ancora valorizzati, con lo scopo soprattutto di dare risalto alle straordinarie bellezze delle nostre province, ancora poco conosciute al turismo di massa che guarda soprattutto a Roma. Per il turismo terrò io la delega, in modo che tutta la giunta opero in quella direzione. Occorre integrare trasporti, edilizia, agroindustria e ambiente, in un piano virtuoso che valorizzi il Lazio come destinazione culturale di primo livello, con uno sguardo internazionale. Ci sono poi l’artigianato e la piccola e media impresa che nel Lazio rappresentano realtà capaci di produrre eccellenze mondiali, ma che sono ingiustamente vessati dalla complessità delle normative regionali, dalla mancanza di servizi di affiancamento e dalla tassazione folle: le addizionali Irpef e Irap oggi sono le più alte d’Italia.

Può indicarci tre motivi per convincere gli indecisi a votare Parisi?

Io sono a capo di un partito che rappresenta una forza nuova, che può contare su dirigenti scelti in base alle loro qualità e che può giovarsi dell’esperienza amministrativa del centrodestra, una forza che ha dimostrato di saper fare bene in molte Regioni italiane. Rispetto al modello dell’immobilismo e della paura, noi proponiamo azioni concrete in investimenti e infrastrutture. Zingaretti dichiara a parole di avere a cuore le sorti dei più deboli, ma 10 mila famiglie sono state lasciate fuori dalle case loro assegnate per difendere gli occupanti, le liste d’attesa negli ospedali sono da terzo mondo, rapine e stupri sono aumentati. A differenza di chi declama a parole intenzioni disattese dai fatti, noi assicuriamo interventi concreti. C’è bisogno di fare, noi sbloccheremo finalmente questa Regione.

Sabrina Trombetti