Siamo in trincea contro un nemico terribile ed invisibile, che si ha paura solo a nominarlo. Come in ogni guerra a parlare sono i numeri, che per quanto freddi possano essere indicano, sempre, la realtà oggettiva da cui partire, sui cui lavorare, e pianificare la strategia vincente. Intervistiamo Giuseppe Palamara, ingegnere civile, con il pallino della statistica. I suoi grafici colorati con il verde, l’arancione ed il rosso hanno fatto il giro del web. Infondono sicurezza, cauto ottimismo e una certezza: il coronavirus ha le “curve” contate…
Gli ultimi dati concernenti numero dei contagi, dei morti, e dei guariti parlano di un lieve miglioramento. Quale è la statistica più significativa da osservare in questa che è anzitutto ” una guerra di numeri” ?
Fa bene a sottolineare il concetto di “guerra di numeri”, perché i numeri sono freddi, non fanno previsioni, ma possono essere usati per rappresentare un andamento e trarne un quanto più oggettivo aspetto probabilistico. Ma
bisogna saperli leggere, e su questo c’è molta confusione. Premesso che i dati ufficiali che ogni sera dopo le 18 dalla Protezione civile possono portare un errore costante (pochi tamponi fatti, quindi sottostimato il numero dei contagiati che si comunica), o anche che altre nazioni non fanno il nostro stesso conteggio dei morti (si pensi alla Germania che nelle statistiche non include i morti per Covid19 già affetti da altre patologia), questo in matematica va bene, perché basta non effettuare il raffronto con gli altri paesi ed elaborare i numeri sempre scaturiti dallo stesso criterio solo l’Italia. Poi ci si mette anche Borrelli che in conferenza stampa da un numero di contagiati giornaliero per così dire già “scremato” da nuovi morti e nuovi guariti, quindi più basso di quello che a noi serve per l’elaborazione, ma noi abbiamo subito il numero corretto grazie ad una formula inversa. Ma andiamo alla elaborazione. Il 13 marzo feci un grafico con la curva di Gauss per l’Italia (andamento dei sotto terapia che giunge a zero quando non ci sono più contagiati), guardando quella dello della Cina, che aveva visto la “risoluzione del problema” in un mese, dal 19 gennaio (primo morto) al 18 febbraio (quasi azzeramento dei sotto terapia).
Questo mio studio ebbe molto successo su Facebook, per la verità più sui gruppi nazionali che tra i miei amici messinesi, perché in molti seguendo i miei calcoli e quel 13 marzo anche le mie previsioni (avevo elaborato tutti i dati
proiettando i valori con un sistema semiprobabilistico al 6 aprile), prevedevano il famoso Picco, cioè l’inversione di tendenza della curva di Gauss, per il 18 marzo.
Ecco dunque che ricevo la telefonata di un medico e politico romano, che aveva chiesto il mio numero ad un mio amico del gruppo WhatsApp Rete Civica degli attivisti per il #messinabridge (gestisco anche una pagina Facebook sul Ponte sullo Stretto di Messina), che mi dice che l’ex ministro Brunetta, esperto di statistica era stato molto impressionato da un’altra tabella che aveva già pubblicato sulla sua pagina Facebook e mi voleva parlare al telefono per una joint-venture. In pratica esaminiamo solamente l’aumento percentuale rispetto al giorno prima dei tre dati, dei contagi, dei morti e dei guariti. Sono evidenziate in verde le percentuali in miglioramento rispetto al giorno prima, cioè se diminuisce il trend giornaliero di contagi e morti e se invece aumenta quello dei guariti. Ad esempio oggi 23 marzo abbiamo due verdi (dati che migliorano rispetto al giorno prima) abbiamo avuto 4.790 contagi, ieri il dato complessivo era 59.138 in matematica questo è un aumento percentuale del 8,1% il più basso dell’ultimo mese. In linea con il trend degli ultimi 9 giorni sotto 17% ben distante dal quasi 30% che toccavamo nei giorni di boom. Altro dato in verde quello dei deceduti rispetto ad ieri. Dobbiamo guardare proprio questi dati e concludere che ancora non siamo al “picco” (inversione del trend), ma stiamo contenendo bene gli aumenti percentuali, molto al di sotto del resto d’Europa essendo noi partiti prima col virus.
Come si spiega un’esplosione di contagi così esponenziale in Veneto e Lombardia? Le altre regioni d’Italia, al momento, stanno contenendo l’epidemia oppure affermarlo è troppo prematuro?
Come ho già detto non voglio esprimermi su quanto accade nelle altre nazioni in quanto non so come loro abbiano affrontato l’inizio della pandemia, l’impressione è che lo abbiano sottovalutato anche più che l’Italia, quindi come si sta evolvendo la situazione negli altri paesi. Ma per rispondere alla sua domanda ormai è di dominio pubblico, ancorché conclamato, che il virus è stato portato in Italia da uno o più “pazienti 0” (tra l’altro è di ieri la notizia che uno di questi, seppur arrivato ad essere in condizione critica, sia tuttavia guarito), questi hanno infettato a macchia gran parte del lodigiano, del bergamasco e quindi di tutta la Lombardia, grazie al fatto che il cosiddetto fattore di contagio R0 è pari a 2,4 cioè ogni positivo può contagiare fino 2,4 persone e così ad albero sino arrivare a 1.000 e più contagiati da un’unica persona positiva al virus. Ecco perché finalmente l’8 marzo il Governo ha capito che i contagi potevano essere fermati solo con l’hashtag #iorestoacasa, ma forse è stato tardi, ma per fortuna non troppo e dunque oggi ne stiamo uscendo forse prima e meglio delle altre nazioni europee. Le altre regioni d’Italia hanno avuto anche loro il virus che arrivava, non subito sono state prese le giuste misure, ma per fortuna l’esperienza del nord Italia forse ci ha insegnato come riuscire a contenere il focolaio e questo si sta facendo, pertanto non dovrebbe esserci la stessa espansione a macchia di leopardo che c’è stata al nord.
Quando si arriverà al fine tuning, il picco così atteso che porterà all’ inversione di tendenza? Sarà questa la settimana decisiva come dice il governo?
In questa mia ultima analisi dei dati ufficiali, che ho chiamato Fine Tuning-Picco (ovvero picco finemente regolato). L’inversione di tendenza (raggiungimento del picco) si avrà quando il dato della terza colonna sarà in positivo la differenza tra i sotto terapia giornalieri ed i contagi giornalieri. Così ancora non è, e dunque l’inversione non può esserci. Teniamo un occhio ai valori in verde ovvero quando almeno questa differenza si sta riducendo. Ieri però, 23 marzo, dopo il bellissimo dato di quasi 1.000 punti rispetto al dato di ieri (da -4.815 a – 3.963), si guadagnano ancora 200 punti verso quota zero. Di questo passo per andare in positivo non ci vorrà molto. Come accennato abbiamo fatto questo anche per dare ascolto a quello detto l’altro ieri da un rappresentante del Governo che ha chiesto alle televisioni di non invitare più illustri opinionisti ben pagati che sanno solo urlare alla catastrofe ed inveire aizzando la popolazione. Noi non siamo “gomblottisti”e non diamo peso ai video di “caccia alle streghe” che circolano sui social e soprattutto non ci piace essere vittimisti e piangerci addosso, guardiamo sempre il bicchiere mezzo pieno e siamo per il fare non per il disfare.
Da messinese, è preoccupato dei tantissimi arrivi, proprio in queste ore, dalle città del nord alla sua città?
Certo che sono preoccupato, il virus è stato incoscientemente portato in città già dai precedenti due esodi e da alcune comitive di vacanzieri che a partire dal 29 febbraio (giova ricordare che è vero che non c’erano ancora le restrizioni del Governo, ma eravamo pur sempre a “day of death 10”, essendo stato il primo morto in Italia il 21 febbraio), non hanno saputo rinunciare alla loro settimana bianca. Perché dico che tutto questo è stato incosciente, perché nessun sacrifico si è voluto fare e posso dirlo, perché io ho una figlia che vive a Bologna che non vedo da Natale e che non ho certo fatto scendere per farla rischiare o per fare rischiare i suoi cari e suoi concittadini. Dunque bene fa il Sindaco ad alzare la voce e cercare di fare rispettare quello che ormai è un decreto del Governo italiano.
Sabrina Trombetti