MASTROIANNI, LA DOLCE VITA A ROMA RIVIVE ALL’ARA PACIS

“Una vita tra parentesi”. È stata quella di Marcello Mastroianni. O almeno così la definiva lui. Le parentesi tra un set e l’altro, tra un palcoscenico e l’altro, lungo una carriera fatta di un’infinità di film, di spettacoli, di personaggi.

Ora una mostra ripercorrerà i fili intrecciati di quella vita e di quel cammino artistico: Marcello Mastroianni, che si è aperta il 26 ottobre, in occasione della Festa del Cinema, al Museo dell’Ara Pacis a Roma, dove rimarrà fino al 17 febbraio.

La mostra Marcello Mastroianni è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, coprodotta e curata dalla Cineteca di Bologna, e realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le attività culturali in collaborazione con Istituto Luce – Cinecittà, con il sostegno degli sponsor Acea, Roberto Coin, Igea Banca, Sorgente Group e dello sponsor tecnico Italiana Assicurazioni. Si ringrazia per la collaborazione Rai Teche, Cinemazero, Fondazione Cinema per Roma. Servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura. Coordinamento organizzativo a cura di Equa di Camilla Morabito.

La mostra Marcello Mastroianni, curata dal direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli, prosegue un cammino alla scoperta di grandi figure del cinema italiano, come quelle di Federico Fellini (Roma, La Pelanda, 2010), Vittorio De Sica (Roma, Museo dell’Ara Pacis, 2013), Pier Paolo Pasolini, (Bologna, MAMbo, 2015).

È dalla lunga vita artistica di Marcello Mastroianni, dal numero impressionante di film interpretati, che parte la riflessione di Farinelli: “Una carriera straordinaria, quella di Mastroianni. Dagli esordi con Riccardo Freda nel 1948 alla collaborazione con Federico Fellini, di cui diventò un vero e proprio alter ego. Più di cento film tra gli anni Quaranta e la fine dei Novanta, e molti riconoscimenti internazionali: tre candidature all’Oscar come Miglior Attore, due Golden Globe, otto David di Donatello, due premi per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes e due Coppa Volpi al Festival di Venezia”.

“Sono pochissimi gli attori entrati così prepotentemente nell’immaginario collettivo – prosegue Farinelli – al punto tale che si dà per scontato di conoscerli alla perfezione, attori identificati dal semplice profilo (pensiamo all’icona creata da Fellini in 8 e ½): in realtà c’è ancora molto da scoprire di Marcello e per andare a fondo nella scoperta dobbiamo tallonare la sua filmografia, perché rappresenta lo specchio della sua stessa vita”.

Ed è proprio questo, infatti, il percorso che seguirà la mostra Marcello Mastroianni, a partire da un tratto distintivo della sua personalità: quell’umiltà che gli faceva amare gli altri attori, figure di un pantheon che raccoglieva Gary Cooper, Clark Gable, Tyrone Power, Errol Flynn, John Wayne, Greta Garbo, Jean Gabin, Louis Jouvet, Vittorio De Sica, Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Amedeo Nazzari, Totò, Assia Noris, e nel quale trionfava Fred Astaire. Non un caso, bensì un attore capace, come sarà poi Marcello, di recitare con tutto il corpo (ricordiamoci qui di quella diverrà una delle sequenze fondamentali interpretate da Mastroianni: quella in cui si scatena nel ballo in Le notti bianche, il film di Luchino Visconti che segnerà il suo riconoscimento come attore “importante”).

Andremo alle origini della famiglia, di estrazione popolare, e dell’infanzia in Ciociaria (cosa che lo accomuna a due altri giganti: Vittorio De Sica e Nino Manfredi.

Mastroianni entrerà quindi a Cinecittà, grazie a un preziosissimo pass avuto da alcuni parenti che lì gestivano una trattoria: le prime comparsate, fino al primo ruolo importante, ma doppiato da Alberto Sordi!, quello del vigile in Domenica d’agosto di Luciano Emmer nel 1950.

Ma anche il teatro irrompe nella vita di Mastroianni: viene scoperto nel C.U.T. (il Centro Universitario Teatrale, dove recitava pur non essendo iscritto all’università) da Emilio Amendola, amministratore della compagnia di Luchino Visconti che lo chiama, siamo nel 1948, per il ruolo di Mitch in Un tram chiamato desiderio di Tennessee Williams. La sera della prima è il panico. Ci penserà Vittorio Gassman a tirarlo fuori dal bagno dove si era chiuso!

Nel decennio che segue continua al cinema continua il lavoro con Luciano Emmer, Mario Monicelli, Mario Camerini, Dino Risi, Luigi Comencini, Carlo Lizzani, Giuseppe De Santis, ma sarà Alessandro Blasetti a inventarsi le potenzialità della coppia con Sophia Loren. E qui la mostra Marcello Mastroianni giungerà a uno dei suoi punti cardine, cogliendo la differenza che Mastroianni è capace di mettere in campo: non più il “mattatore”, topos dell’arte attoriale italiana, bensì una sorta di nuovo italiano, che, ad esempio nella coppia con la Loren, appare soggiogato.

Mastroianni, in altre parole, è quell’attore che nell’anno della consacrazione come sex symbol, il 1960, con La dolce vita, accetta il ruolo del protagonista impotente nel Bell’Antonio di Mauro Bolognini: e proprio con la sua capacità di opporre allo stereotipo del latin lover la persona normale Marcello Mastroianni inciderà sul modo di pensare degli italiani, più di molti attori che, facendo dell’impegno civile e politico il principale tratto artistico, hanno lasciato meno il segno nella società.

Abbiamo accennato a La dolce vita e naturalmente Il lungo viaggio con Fellini (così si intitolerà la sezione dedicata al rapporto fondamentale tra Federico e Marcello) sarà declinato da La dolce vita, appunto, a La città delle donne, passando per 8 e ½, film in cui i due si nascondono uno dietro l’altro, fino a quel Mastorna che non vedrà mai la luce.

La mostra seguirà quindi la carriera all’estero di Mastroianni (quando si definiva un “turista di lusso”) e arriverà fino all’ultima tournée teatrale, Le ultime lune, al film di Manoel de Oliveira Viaggio all’inizio del mondo, uscito postumo, a Mi ricordo, sì, io mi ricordo, il film testamento girato dalla sua compagna Anna Maria Tatò. Come ha detto Tullio Kezich: “Forse nessun attore si è mai congedato dal pubblico con un testamento palpitante di vitalità come Mi ricordo, sì, io mi ricordo, il film-confessione con cui, alla vigilia dell’uscita di scena, Mastroianni racconta con stoico umorismo, pudica ironia e reticente tenerezza la sua vita d’arte e la sua arte di vivere”.

Tutta la carriera e la vita di Marcello Mastroianni saranno raccontate da una mostra che raccoglierà i suoi ritratti più belli, cimeli e tracce dei suoi film e dei suoi spettacoli, e avvicenderà immagini e racconti immergendo lo spettatore in quello che è stato ed è ancora il più conosciuto volto del cinema italiano. Un percorso attraverso scritti, testimonianze, recensioni, oltre a un raro apparato fotografico che ritrae l’attore come non siamo abituati a ricordarlo, sul palco, vicino agli altri grandi nomi che hanno fatto la storia del teatro italiano, da Vittorio Gassman a Rina Morelli, da Paolo Stoppa a Eleonora Rossi Drago.

“Mastroianni distingueva fra il tempio silenzioso del teatro e la bella confusione del cinema”, ricorda ancora Gian Luca Farinelli. “Confessava di essere irresistibilmente attratto dalla natura zingaresca e avventurosa delle riprese di un film, ma di subire, allo stesso tempo, l’intensa fascinazione del palcoscenico e del pericolo di esporsi sulla scena. Le due anime di uno degli attori più importanti del nostro cinema, raccontate in dialogo costante grazie ai materiali conservati dalla Cineteca di Bologna, dallo stesso Mastroianni e da numerosi altri archivi (da quello dell’Istituto Luce, a quelli della Rai e di Cinema Zero) con i quali è stato costruito questo percorso privilegiato che accompagnerà lo spettatore attraverso cinquant’anni di cultura e costume italiani”.

The Envoy