Presentata a Roma a Dicembre presso l’hotel Quirinale il Rapporto “L’Italia del Riciclo 2016” studio annuale promosso e realizzato da FISE Unire (l’Associazione che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, da cui sono emerse le principali evidenze sullo sviluppo dell’industria del riciclo, filiera per filiera, e il suo ruolo strategico nell’economia circolare. Cresce il recupero di imballaggi e il flusso di materie prime seconde prodotte dall’industria del riciclo per cui sono necessarie ora regole chiare e stabili e semplificazione del settore. L’industria nazionale del riciclo dei rifiuti si rafforza ulteriormente, mostrando indici in forte crescita nel settore degli imballaggi: nel 2015 il 67% è stato avviato a riciclo. Si consolidano anche le filiere del recupero di apparecchiature elettriche ed elettroniche e della frazione organica. Il riciclo si conferma attività cruciale per la Circular Economy, trasformando annualmente oltre 15 mln di tonnellate di rifiuti di carta, vetro, plastica, legno e organico in 10,6 mln di tonnellate di materie prime seconde.
Nel 2015 il riciclo degli imballaggi ha registrato una sensibile crescita complessiva (+5% in termini assoluti) che conferma la capacità del settore, sia pure nell’attuale contesto di crisi economica, di intercettare e avviare a recupero quantitativi crescenti di rifiuti: 8,2 milioni di tonnellate, contro le 7,8 del 2014 e le 7,6 del 2013.
Tutte le filiere evidenziano indici in crescita, ad eccezione dell’alluminio che vede diminuire le tonnellate avviate a riciclo (-1%) e la percentuale di riciclo sull’immesso a consumo (-4%).
Si confermano le eccellenze nel tasso di riciclo di carta (80%), acciaio (73,4%), vetro (71%) e alluminio (70%), mentre registrano le percentuali di crescita più elevate i quantitativi avviati a recupero di plastica (+10%) e legno (+5%).
E le altre filiere? Segnali positivi arrivano dal riciclo di pneumatici fuori uso e della frazione organica, entrambe in crescita del 5% rispetto al 2014, e dalla raccolta delle apparecchiature elettriche ed elettroniche che supera l’obiettivo dei 4 kg/abitante l’anno, intercettando il 41% dell’immesso al consumo, sebbene i nuovi obiettivi rimangano distanti. Il tasso di reimpiego e riciclo di veicoli fuori uso raggiunge l’83% del peso medio del veicolo, ancora lontano dal target previsto del 95%.
“Il Rapporto evidenzia come l’Italia abbia compiuto notevoli progressi nel campo del riciclo”, ha dichiarato Andrea Fluttero, Presidente di UNIRE, “grazie a un settore virtuoso e dinamico; una vera circolarità delle risorse non è stata ancora pienamente realizzata. Potrà esserlo solo a patto che si affrontino e si risolvano alcuni nodi da tempo irrisolti. Tra questi, le regole, che devono essere certe, chiare e stabili nel tempo, la semplificazione complessiva del settore, la migliore definizione del sistema consortile, che deve diventare sempre più sussidiario al mercato, il problema delle esportazioni e la necessità di sviluppare ricerca ed innovazione tecnologica. Tutti elementi indispensabili per dare ulteriore slancio al settore e senza i quali sarà difficile migliorare i risultati del nostro settore sia dal punto di vista economico che ambientale”.
“L’uso efficiente dell’energia e dei materiali sono ormai indispensabili fattori non solo di qualità ambientale, ma di competitività economica. Occorre quindi produrre sempre meno scarti e meno rifiuti e riciclare il massimo possibile. Le imprese italiane hanno ormai raggiunto il livello di eccellenza in Europa con il riciclo del 72% dei rifiuti speciali, lo stesso livello di eccellenza deve essere raggiunto anche nel riciclo dei rifiuti urbani (al 43%), sulla scia positiva di quello degli imballaggi oggi al 67% dell’immesso al consumo”, ha affermato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile,“Ciò richiederà politiche mirate per recuperare i ritardi in alcune Regioni del Sud e maggiore attenzione alle filiere industriali del riciclo per il loro ruolo strategico”.
Ha poi continuato Edo Ronchi: “l’Italia del Riciclo 2016 si colloca a un anno dall’uscita del Pacchetto sull’economia circolare, pubblicato dalla Commissione europea il 2 Dicembre 2015. In questo periodo si sono succeduti momenti di confronto e dibattito sia a livello europeo che nazionale, in particolare sulle proposte di modifica delle principali direttive europee, che hanno lo scopo di orientare l’Europa verso un’economia circolare e far sì che gli ostacoli presenti sul mercato interno alle attività di riciclaggio siano rimossi. In vista del recepimento di queste direttive, i decisori politici dovranno tener conto di alcuni principi necessari per rendere efficace il nuovo impianto normativo e per eliminare alcune problematiche che ostacolano il pieno sviluppo del settore del riciclo, come evidenziato dal Rapporto 2016 e dai documenti conclusivi degli Stati Generali della Green Economy 2016. Tali principi vanno dalla definizione di un contesto normativo chiaro e definito su tutto il territorio europeo, a un rafforzamento della normativa di primo livello con riduzione del rimando a decreti attuativi, spesso dai contenuti parziali ed emanati con tempi incerti. Sono, poi, necessari un maggiore coordinamento, soprattutto tra le varie Regioni, atto a ridurre le differenze interpretative e attuative, e una pianificazione di medio e lungo periodo, frutto di un processo partecipato, aperto e continuativo, che favorisce investimenti in tutti i settori. Le regole devono essere certe, chiare e stabili nel tempo, soprattutto riguardo ai sistemi di finanziamento, incentivazioni e semplificazioni burocratiche. La semplificazione è, senz’altro, un ingrediente indispensabile per dare slancio all’intero settore, senza il quale la realizzazione di infrastrutture necessarie all’economia circolare, che ha nell’impiantistica per il trattamento dei rifiuti uno snodo cruciale, rimane eccessivamente difficoltosa e onerosa. Occorre, in particolare, che il concetto di Responsabilità Estesa del Produttore venga declinato per le diverse filiere in maniera flessibile, tenendo conto dei positivi risultati raggiunti nonché delle problematiche poste dal contesto e dai mercati di riferimento. Ulteriori aspetti da tenere in considerazione affinché venga sostenuto il concetto di economia circolare, riguardano la promozione di una rapida definizione di criteri nazionali End of Waste specifici per singoli flussi di rifiuti, in attesa dell’emanazione di quelli europei e, più in generale, la necessità di porre attenzione affinché alcune normative comunitarie (REACH, classificazione rifiuti – HP 14) siano armonizzate con il concetto di economia circolare, naturalmente senza rinunciare ad una elevata tutela ambientale e salvaguardia della salute umana. L’Italia del Riciclo 2016, realizzato con la partecipazione attiva delle diverse filiere del riciclo, presenta un settore in crescita ed evidenzia la sua importanza strategica per l’economia italiana. Il Rapporto fornisce un quadro complessivo sul riciclo dei rifiuti in Italia e individua le dinamiche europee e dei mercati dei materiali riciclati e le tendenze in atto in Italia, attraverso l’analisi dettagliata del contesto economico nazionale e internazionale. Partendo dall’obiettivo di superare il paradigma dell’economia lineare e di raggiungere gli ambiziosi target di riciclo proposti nel Pacchetto, l’approfondimento dell’Edizione 2016 è dedicato alle quantità di rifiuti effettivamente trasformate in Materie Prime Seconde in Italia, per analizzare la capacità produttiva delle aziende italiane che già oggi perseguono i principi dell’economia circolare ma che sicuramente presentano ancora margini di miglioramento. Oggetto specifico dell’analisi sono i rifiuti tipici, ossia quelli che concorrono direttamente alla produzione di materiali secondari, come carta, plastica, vetro, legno e organico, ad esclusione dei rifiuti inerti destinati alla produzione di aggregati riciclati. La produzione di tali rifiuti risulta, negli ultimi 5 anni, in aumento (+9,5%), grazie al miglioramento della qualità della raccolta con conseguente maggiore disponibilità di input per l’industria del riciclo e potenziale crescita del mercato dei materiali secondari. La ricerca conferma che il recupero di materia è la prima attività di destinazione (63%) dei rifiuti “tipici”; tuttavia, a conferma dell’esistenza di un cospicuo margine di miglioramento, lo Studio evidenzia che, rispetto al totale dei rifiuti tipici prodotti nel 2014 (29Mt), permane una quota di rifiuti (11 Mt) che viene destinata ad opzioni gestionali alternative o meno efficienti rispetto al recupero di materia. Ciò prova ancora una volta che, nonostante i progressi fatti dal nostro Paese in questi anni nel campo del riciclo, che si è dimostrato un settore virtuoso e dinamico, una vera “circolarità delle risorse” non è stata ancora pienamente realizzata, e potrà esserlo solo a patto che si affrontino e si risolvano i nodi precedentemente evidenziati in sintesi, e più approfonditamente dettagliati nell’ambito del presente Rapporto”.
Roma, 31 Dicembre 2016
Alexia Perazzi