Aperta a Roma a Luglio la “VII Conferenza Nazionale per l’efficienza energetica” organizzata dall’Associazione “Amici della Terra” che ha affrontato il tema centrale basato interamente sulla riforma della tariffa elettrica, passo decisivo per favorire gli usi efficienti dell’elettricità e che apre il dibattito sulla nuova bolletta proposta dall’Autorità per l’Energia anche in attuazione della direttiva 2012/27/UE, recepita di recente dal Parlamento.
Secondo la posizione espressa dagli Amici della Terra in apertura della Conferenza stessa, l’attuale struttura progressiva della tariffa elettrica rappresenta un serio ostacolo alla diffusione delle tecnologie innovative e degli usi efficienti dell’elettricità che saranno strategici in ambito domestico nel prossimo futuro, come le pompe di calore per la climatizzazione estiva ed invernale e le automobili elettriche.
“Negli ultimi decenni del secolo scorso, la tariffa progressiva è servita a risparmiare energia in un paese, come l’Italia, privo di risorse primarie – afferma Monica Tommasi, Presidente di Amici della Terra – oggi, invece dopo gli investimenti nelle centrali e dopo i recenti costosissimi incentivi accordati alle rinnovabili elettriche, il minor consumo di elettricità indotto dalla tariffa progressiva va a danno di un sistema di produzione di energia elettrica fra i più efficienti al mondo e di una quota di energia elettrica rinnovabile fra le più alte d’Europa”.
Gli Amici della Terra valutano quindi positivamente il nuovo documento dell’Autorità per l’Energia con gli orientamenti finali sulla riforma ed esprimono soddisfazione per il recepimento di alcune delle proprie proposte più significative avanzate nel corso delle consultazioni. Come quello di rafforzare, nella scelta della nuova formula tariffaria, il criterio della chiarezza dei documenti di fatturazione. La trasparenza della bolletta è indispensabile per consentire agli utenti di scegliere la tipologia di consumi e le tecnologie più appropriate alle proprie esigenze e ad un vero risparmio energetico.
A proposito dell’altra principale causa dell’alto costo dell’elettricità in bolletta, quella dovuta alle incentivazioni delle rinnovabili elettriche, la nuova Presidente degli Amici della Terra non ha risparmiato una dura polemica col Governo per il decreto, dato per imminente, che consentirebbe nuovi incentivi a nuovi impianti eolici o di tipo speculativo. “Un simile decreto smentirebbe le stesse preoccupazioni del Governo per il caro bollette e renderebbe del tutto inutile lo sforzo fatto per il varo dei due decreti spalmaincentivi dello scorso anno, già pericolosamente esposti al giudizio della Corte Costituzionale. Il danno peggiore tuttavia, sarebbe quello alla credibilità delle politiche del Governo, poiché alimenterebbe il sospetto che le spinte di lobby agguerrite prevalgano rispetto all’interesse del paese”.
E ancora: “…non è aggravando i costi delle famiglie e delle imprese per dare incentivi a impianti di dubbia utilità e di scarsa efficienza che si attenueranno i cambiamenti climatici. E’ ora di dare una vera priorità all’efficienza energetica e alle rinnovabili termiche, settori che, fra l’altro, consentirebbero anche la promozione di filiere industriali italiane”.
Più in generale, gli Amici della Terra ritengono che non sia più possibile accettare passivamente l’inefficacia e le contraddizioni delle politiche energetico-ambientali della UE a cominciare dal sistema ETS europeo. Sono mature le condizioni per una nuova strategia di decarbonizzazione a livello globale che si basi sul livello di eccellenza energetico-ambientale raggiunto in molti settori dell’industria europea. Dare un valore a questa qualità ambientale, in modo non autoreferenziale rispetto agli altri attori del mercato globale, creerebbe le condizioni per innescare un processo virtuoso nei mercati internazionali verso gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti e nocive.
“In questo senso – ha ricordato Tommasi – abbiamo scritto una lettera aperta al Governo affinché faccia propria la proposta di una carbon intensity tax che agisca come leva di fiscalità ambientale tramite la modulazione delle aliquote IVA”.
Uno degli aspetti più contraddittori delle politiche energetico-ambientali della UE, reso ancor più acuto dalla lunga fase di crisi economica di questi ultimi anni, è il cosiddetto Carbon Leakage. Ovvero, i prodotti della manifattura europea, come risultato di politiche avanzate con obiettivi ambiziosi ma unilaterali, sono caratterizzati da elevati standard di qualità ambientale e bassa intensità carbonica. Essi devono fronteggiare (e spesso soccombono) i prodotti importati da paesi extra Ue con più bassi standard di qualità ambientale ed alta intensità carbonica. In altri termini, competono sul medesimo mercato, beni analoghi ma uno è prodotto con impegnativi processi di efficientamento, con costi energetici che riflettono l’incentivazione alle FER e, in aggiunta, anche il costo – per quanto basso – dei titoli di emissione, e l’altro è prodotto letteralmente a carbone.
Così l’Europa si è deindustrializzata. I problemi ambientali, però, si sono solo spostati per ciò che riguarda gli effetti locali e sono rimasti immutati per quello che riguarda gli effetti di carattere globale come quelli legati alle emissioni di gas serra.
I recenti aggiustamenti al sistema EU-ETS come le ulteriori misure contro il Carbon Leakage e il cosiddetto backloading per sostenere artificiosamente il prezzo delle emissioni di CO2 nel sistema del mercato unico europeo, sono contraddittorie ed inefficaci.
Gli Amici della Terra ritengono che siano mature le condizioni per una nuova strategia di decarbonizzazione a livello globale che si basi sul livello di eccellenza energetico-ambientale raggiunto in molti settori dell’industria europea. Valorizzare questa qualità ambientale in modo non autoreferenziale rispetto agli altri attori del mercato globale, creerebbe le condizioni per innescare un processo virtuoso nei mercati internazionali verso gli obiettivi delle politiche di riduzione delle emissioni climalteranti.
La proposta
La proposta degli Amici della Terra, basata su elaborazioni già avanzate in altre sedi e adottate dalla risoluzione delle Commissioni Ambiente e Industria del Senato[1], è quella di introdurre una imposta sull’intensità carbonica dei prodotti (carbon intensity tax) che agisca come leva di fiscalità ambientale tramite la modulazione delle aliquote IVA. Lo strumento della fiscalità ambientale non ha l’obiettivo di aumentare il gettito fiscale ma si prefigge di incentivare le produzioni più pulite e di disincentivare quelle meno pulite, a prescindere da dove i beni vengono prodotti. La manovra di fiscalità ambientale che proponiamo prevede di mantenere invariata la pressione fiscale complessiva anche tramite la modulazione dello strumento in funzione della sua efficacia rispetto al conseguimento dell’obiettivo di politica ambientale.
Il punto di partenza della proposta sono i parametri di riferimento già adottati a livello UE come benchmark per l’intensità carbonica per unità di prodotto. Ai prodotti che già garantiscono un livello di intensità carbonica inferiore ai benchmark di riferimento dovrebbe essere applicata un’aliquota IVA ridotta rispetto a quella ordinaria del 22% (ad esempio di 5 punti percentuali). Ai prodotti con un livello di intensità carbonica compreso tra il valore del benchmark e un valore leggermente superiore si continuerebbe ad applicare l’aliquota IVA ordinaria. Invece, ai prodotti con un livello di intensità carbonica significativamente superiore a quello del benchmark (o non dichiarata e certificata) si applicherebbe un’aliquota IVA maggiorata di 5 punti percentuali.
Il nuovo regime IVA proposto verrebbe applicato sia ai prodotti realizzati nei paesi UE che a quelli importati e sarebbe quindi di carattere non discriminatorio e compatibile con le regole del WTO. Per i prodotti degli stabilimenti europei soggetti al sistema ETS l’intensità carbonica per unità di prodotto potrebbe essere attestata dagli strumenti amministrativi e di controllo già disponibili nell’ambito dello stesso sistema ETS. Per i prodotti degli stabilimenti europei non soggetti all’ ETS o per i prodotti importati da paesi extra UE, l’intensità carbonica per unità di prodotto rispetto ai
benchmark di riferimento potrebbe essere attestata da certificazioni rilasciate in base agli standard internazionali di norme tecniche come l’ISO 14064.L’Italia può aprire questa nuova strada con l’introduzione di una imposta sull’intensità carbonica (carbon intensity tax) a partire dai settori riconosciuti dalla UE come sottoposti a carbon leakage. Infatti, la stessa direttiva ETS prevede che i Paesi membri possano introdurre misure a sostegno dei settori esposti a carbon leakage, basate sui parametri di intensità carbonica adottati come benchmark dalla UE.
Ciò consentirà al nostro paese di proporre con forza questo nuovo approccio alle politiche energetico-ambientali sia a livello della UE che nell’ambito della COP 21.
Roma, 30 Luglio 2015
Marcello Grotta