LA VERITA’ SCIENTIFICA SULLA TERRA DEI FUOCHI

MINERVA-ATENARecentemente ha avuto grande rilievo su tutti i media, e non solo in Italia, la notizia diffusa da Istituto Superiore di Sanità (ISTSAN), secondo la quale nella Terra dei Fuochi ci sarebbe un eccesso di casi di bambini affetti da cancro. Questa notizia ha subito avuto un effetto-bomba in considerazione della autorevolezza della fonte. Salvo però la secca smentita del Responsabile del Registro Tumori dell’ASL Napoli 3 Sud, dott. Mario Fusco, che è lo studioso che ha fornito i dati originali all’ISTSAN. Nella sostanza il dott. Fusco sostiene che si tratta di un Report incompleto, in quanto l’ISTSAN avrebbe omesso altri dati: “il fenomeno dell’eccesso e dell’incidenza di mortalità generale e infantile non riguarda solo i 17 comuni dell’ASL Napoli 3 Sud della Terra dei Fuochi, ma anche altri 18 Comuni che non rientrano in quella etichetta. Io ho fornito tutti i dati, ma sono stati omessi“. Questa omissione è stata poi confermata dalla Responsabile dell’ISTSAN, dott.ssa Musmeci, in successive interviste nelle quali “scaricava” su altri la responsabilità della erronea diffusione dei dati. Ma la smentita di Fusco e la conferma della Musmeci, non hanno certamente avuto lo stesso spazio della notizia-bomba. Dal che ne è derivato che un dato incompleto, è diventato una verità universale. E subito si è dato spazio a Don Patricello e ad altri che parlano (penso, in buona fede) senza dati scientifici, alimentando equivoci, accompagnati da richiesta di interventi riparatori dello Stato attraverso salvifiche, dispendiose operazioni di bonifica, che certamente saranno accolte come una manna da buona parte degli stessi interessi che hanno determinato i problemi lamentati e portato all’attenzione mediatica mondiale la Terra dei Fuochi. Distruggendone, penso del tutto immotivatamente, il comparto agricolo. In miei precedenti contributi avevo più volte invocato prima di qualsiasi “salvifico” intervento che si provvedesse con criteri scientifici alla conoscenza del territorio.

Sinteticamente, proponevo che il problema fosse affrontato su basi scientifiche nella sua completezza, con ricerche mirate ad effettuare indagini per: 1) caratterizzare, prima di tutto, la composizione geo-chimica del suolo agrario, dell’aria e delle acque di falda su base regionale e locale; 2) definire il livello di bio-disponibilità degli elementi e composti tossici; 3) determinare i tassi di assorbimento da parte delle varie tipologie di colture vegetali dei diversi contaminanti chimici presenti nei suoli e nelle acque di falda; 4) cercare di dimostrare una relazione diretta fra presenza di contaminanti nei suoli, nell’aria, nelle acque, nei prodotti agricoli e infine nelle matrici umane (capelli, urine, sangue) attraverso metodologie innovative. Tutto ciò, a) per cercare di determinare su basi scientifiche, laddove possibile, i potenziali percorsi di migrazione seguiti dagli inquinanti dal comparto geologico-ambientale verso quello biologico e, da quest’ultimo, lungo l’intero percorso (catena trofica) verso l’apice, rappresentato dall’uomo; b) per dimostrare scientificamente la tracciabilità dei prodotti agro-alimentari che arrivano ai consumatori, con l’obiettivo di caratterizzare (e possibilmente “certificare”) la qualità dei prodotti sani tipici di diverse specie. Tutto quanto sopra è stato ora fatto proprio dal Programma Campania Trasparente, finanziato dalla Regione Campania, attraverso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Mezzogiorno. Programma, iniziato a Settembre 2015, al quale sono stato chiamato a collaborare scientificamente. Ebbene i primi risultati ottenuti attraverso migliaia di diverse tipologie di campioni su tutta la Regione Campania in tempi molto veloci ci confermano che le aree individuate come a rischio, sia per i metalli/metalloidi tossici che per i composti organici (IPA, Pesticidi, PCB), non sono ubicate genericamente nella Terra dei Fuochi (di questa è interessato, parzialmente, solo il comprensorio Aversano), bensì nei territori dell’area provinciale e metropolitana di Napoli e del bacino del Sarno (ma anche in questo caso non c’è ancora alcuna dimostrazione scientifica di rapporto causa-effetto fra presenza di inquinanti e patologie). Nuovi dati già acquisiti sono in corso di elaborazione ed interpretazione. A valle, comunque, di questi studi si effettueranno indagini sito-specifiche, caso per caso con maggiore densità di campionature con il prelievo di ulteriori campioni di suoli, acque, aria, colture agricole e matrici biologiche, con il coinvolgimento dell’Istituto Pascale per tutti gli aspetti potenziali che coinvolgano gli effetti sulla salute umana. A conclusione del programma Campania Trasparente si otterrà un quadro chiaro che renderà la Campania la regione-modello meglio caratterizzata scientificamente dal punto di vista ambientale in Italia. Cerchiamo quindi di fare distinzione fra dati scientifici ed emozioni, evitando di dibattere su chi abbia ragione, senza evidenze scientifiche. Cerchiamo di non invocare, appunto sulla spinta di emozioni, immotivatamente nella direzione di richiesta di miliardi per lanciare bonifiche scriteriate che tantissimi aspettano come la biblica manna! Gli interventi di risanamento, vanno fatti, laddove necessari – su base di dimostrazioni scientifiche – in modo corretto, soprattutto con controlli rigidi sulla Qualità, facendo ricorso se il caso a concorsi internazionali con la partecipazione di società di consolidata e comprovata esperienza nel settore del risanamento ambientale.

Prof. Benedetto De Vivo. Università di Napoli Federico II e Adjunct Prof. Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA