In Italia, oltre alla chiesa e allo stadio, c’è un altro luogo sacro : il ristorante. Affari, sentimenti, gioie, dolori, sapori di una vita gustati seduti intorno ad una tavola . Una sorta di cultura popolare di cui si tramandano aneddoti, suggerimenti, e soprattutto segreti. Un mondo di amore, di passione, di aggregazione e gioia di stare insieme che rischia di essere rivoluzionato, dall’emergenza Coronavirus. Quale sarà il futuro della ristorazione? Ne parliamo, in esclusiva, con lo Chef di fama mondiale, Filippo La Mantia. Amato dai vip. Seguitissimo sui social. Le sue creazioni richiamano a quei gusti mediterranei semplici, lontani, eterni…da gustare ad occhi chiusi per poterli rivivere, ogni volta, con la stessa emozione….
Chef La Mantia, come ha vissuto la quarantena forzata durante l’emergenza Coronavirus? Anche lei utilizzato i canali social per dare consigli culinari ai suoi tantissimi fans?
Sinceramente i primi giorni non sono stati facili. Il mio lavoro è costituito da adrenalina allo stato puro. E tra le preoccupazioni riguardo la salute, l’incertezza del lavoro e i mille pensieri legati alla famiglia, a mia madre, non è stato facile somatizzare il tutto. Ovviamente tutti noi abbiamo dovuto guardare a cosa succedeva e a come reagire, timidamente, difronte una pandemia che ha investito il mondo intero. Ovvio, anch’io ho iniziato ancora di più a interagire con i social. La gente aveva ed ha bisogno di confrontarsi con delle figure che prima di allora avevano contribuito, anche, al loro benessere. La risposta è stata immediata. Ogni giorno pubblico una ricetta con tutte le descrizioni. La gente apprezza, mi mandano le foto dei loro piatti e ci scambiamo opinioni. Un pò è come andare a casa loro.
Il settore della ristorazione sarà l’ultimo a riaprire: come valuta le politiche del governo Conte a sostegno dell’intero comparto e soprattutto come giudica le misure di sicurezza molto restrittive a cui dovranno adeguarsi tutti i ristoranti?
Non sono persona che colpevolizza gli altri. A prescindere dall’enorme danno economico che una pandemia può generare nel mondo, i Governi devono muoversi con cautela, a prescindere dalle tendenze politiche. Chi può dire cosa? Io che farei al loro posto? Qui si parla di qualcosa di invisibile, di ingestibile. Ovviamente l’uomo può ricercare, studiare cure, vaccini e stili di vita. Ma è tutto così insicuro che non riesco a darmi ed a dare delle risposte. La cosa sicura è che ci sono migliaia di lavoratori in cassa integrazione che ancora non sono stati pagati, fino ad oggi. Quello no! Il Governo deve pagare i lavoratori di qualsiasi genere e categoria. I danni sono incalcolabili e non si potrà mai recuperare il danno subito. Saranno due anni durissimi e ci saranno tante aziende che chiuderanno i battenti. Non riusciremo ad andare avanti economicamente parlando. Le misure di sicurezza vanno seguite. Il virus è come se fosse nell’aria attraverso noi. Quindi le distanze devono esserci. I locali non saranno più come li abbiamo vissuti per una vita.
Questa gravissima pandemia mondiale come potrà influire sull’architettura, la funzione, e soprattutto la gestione dei ristoranti del futuro?
L’unica cosa sicura è che l’uomo, in senso lato, ha da sempre trovato soluzioni alle crisi. L’architettura sarà fondamentale per approcciare a quello che saranno i locali del futuro. Ci saranno nuove esigenze che stimoleranno nuovi studi ergonomici, nuovi materiali, arredamenti in linea con quello che dovremmo vivere. Quello che è sicuro e che ci dobbiamo ‘allontanare’ tutti da tutti. Gli sguardi attraverso la vista sarà la protagonista per intuire e viversi il prossimo. Per molto tempo non potremmo abbracciarci. Quindi tutto sarà progettato di conseguenza. Forse più luce, più aria ed ambientazioni più fluide.
La sua Sicilia è stata un esempio.Ha superato brillantemente la sfida del Coronavirus: da palermitano doc si aspettava una condotta così diligente e impeccabile?
Mio malgrado mi sono ritrovato a vivere nella regione più colpita. Le cause andrebbero ricercate, probabilmente, con i flussi di persone che arrivavano da ogni parte del mondo per la moda, per l’architettura. Milano è stata il centro di tutto. Ma le provincie più colpite hanno avuto persone che hanno sempre viaggiato e forse ricevuto. La Sicilia in quel periodo dell’anno non è molto frequentata da turisti. Ho sempre pensato che se la pandemia fosse scoppiata in estate le regioni più turistiche avrebbero avuto molti conteggi. Ma non è stato così. Loro si sono vissuti con grande consapevolezza quello che succedeva al Nord e di conseguenza hanno agito e si sono protetti.
Che piatto suggerirebbe ai nostri lettori per il mese di maggio per dare il benvenuto ai profumi della primavera ed anche al sapore della libertà ritrovata?
Sicuramente uno spaghetto alla Norma. Melanzane, basilico, ricotta salata.
A. R. M.