L’ ITALIA DIA IL PRIMO CALCIO PER LA RIPARTENZA

Italia: Popolo di santi, poeti, navigatori e… virologi!!!
Prendiamo spunto dal celebre discorso pronunciato dal Duce, Benito Mussolini, nel 1935, per attualizzarlo ai giorni nostri in tempo di Coronavirus, anche con un velo di sarcasmo e di ironia.
Per oltre un mese, causa l’esplosione Covid 19, stiamo convivendo, quotidianamente, con questa semi sconosciuta professione che, fino a poco tempo fa, non avremmo esitato a definire con tutto il rispetto del caso “topo da laboratorio”.
Quello che ci chiediamo e vi chiediamo è come si possa dare in mano a questi scienziati le chiavi dell’Italia, delle nostre case, delle nostre attività e soprattutto del nostro futuro.
Le domande sono molto chiare: hanno, per caso, idea questi immunologi (ecc.ecc) di quanto perde l’azienda Italia ogni giorno, ogni mese che rimane forzatamente chiusa?
Sanno o per lo meno immaginano che la crisi economica(si parla non di recessione ma di depressione)sarà ben più pericolosa e letale del Coronavirus?
È proprio di questi giorni l’asprissima polemica tra Figc, Coni, Governo, Istituto Superiore della Sanità e chi può più ne metta, per la ripresa o meno dei campionati di calcio.
Non solo la Serie A, ma anche la B, la Lega Pro ed infine i Dilettanti.
La questione è buffa e delicata allo stesso tempo: ci è sempre stato detto di fare sport, soprattutto all’aria aperta, perché fortifica le difese immunitarie e ci protegge dalle malattie e poi, invece, ci obbligano, passivamente, sul divano.
Guai fare anche una corsetta: pena mitragliamento con i droni.
Non solo: il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione e poi si vieta ad un calciatore professionista di svolgerlo, qualora vi siano le condizioni di sicurezza(Lotito docet).
Qualcosa non torna.
Ed il tempo è scaduto.
Football must go on!!!
Parafrasando una celebre canzone del geniale Freddy Mercury che aveva capito, fin troppo bene, le ferree e ciniche leggi dello show/sport business possiamo dire, con grande realismo, che il solo modo di salvarci e rimanere competivi “sul mercato” è rimettere, prima possibile, la palla al centro del campo.
Lo spettacolo deve, comunque, continuare…
L’alternativa è una: il fallimento!!!
Il fallimento di un sistema, quello del calcio, che ad oggi rappresenta la terza industria del Paese, considerando che muove un indotto di 5.000.000.000 di euro annui.
Se la Serie A non riprenderà potrebbe provocare una voragine di 500 milioni di deficit che andrà a ripercuotersi su un movimento che tocca tutte le categorie produttive del nostro Paese: turismo, editoria, agroalimentare, artigianato, industria.
Migliaia di licenziamenti e cassa integrazione: non possiamo, assolutamente, permettercelo, sarebbe la fine.
Serve un cambio di passo, di mentalità, di credibilità, di strategia.
Di responsabilità!!!
Così come fece la Federazione che sostituì il buon(si fa per dire) Giampiero Ventura con Roberto Mancini.
E non è un paragone tirato così a caso:
non vorremo che la giovane e spregiudicata Svezia, oltre ad insegnarci come si fa ad andare ai Mondiali ora ci dia lezioni anche sul modo più rapido, efficace e logico per non far morire(di fame) la propria nazione.
Da metà maggio ripartano la Serie A e la Serie B, magari nella città che non state toccate dall’emergenza, diano prova di come si possa ripartire, in sicurezza e rispettando le regole imposte dai protocolli medici, e soprattutto siano un esempio per gli altri Paesi.
Avranno un palcoscenico unico, una visibilità mondiale, e gli occhi innamorati di milioni di italiani…
Serve coraggio…forza Italia!!!
Sabrina Trombetti