ITALIA SEMPRE PIU’ BIO. LA NUOVA AVANGUARDIA DELL’AGRICOLTURA ITALIANA

NOV-BIO3“Il ‘bio’ è un comparto in crescita costante che oggi, con oltre 55mila operatori che investono l’11% della superficie agricola nazionale (1,4 milioni di ettari), colloca l’Italia tra i principali leader internazionali del metodo biologico”. Lo afferma il presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino. “Accanto alla crescita produttiva c’è anche quella “a tavola”, con le vendite di prodotti bio che aumentano ormai ininterrottamente dal 2006, dimostrando un andamento del tutto anticiclico”.
Nonostante nell’ultimo anno i consumi alimentari italiani si siano ridotti dello 0,2%, l’apprezzamento delle famiglie per i cibi biologici non si è arrestato, tanto che il valore della spesa bio è cresciuto dell’11%. Delle 3.876 imprese biologiche dell’Emilia-Romagna, ben 867 sono di trasformazione. Un dato che fa schizzare la regione al quinto posto per numero di aziende bio, al primo nella classifica che guarda solo alle imprese di trasformazione.
Nel 2014 le vendite di prodotti agroalimentari bio all’estero sono state pari a 1,4 miliardi di euro (+12,7%). Dal 2008 la crescita è stata del 337%. Lo dice l’Osservatorio Sana, il salone del biologico, curato da Nomisma. La propensione all’export delle aziende bio è forte: il 24% del fatturato raggiunge i mercati internazionali, a fronte di un 18% medio delle aziende agroalimentari italiane. L’80% delle 150 imprese studiate fa vendite all’estero.
Il biologico in Italia è un settore che ha registrato nel 2014 una crescita del 5,4% di superfici coltivabili, ma sono cresciuti anche gli operatori certificati e consumi. Un trend “che si registra anche in Ue, ma da noi mantiene livelli qualitativi vigilati: è una crescita vera”. A dirlo è stato il viceministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Olivero, secondo cui quella ‘bio’ “è la punta di diamante della nostra agricoltura”. Il ‘bio’ “non è un settore di nicchia, ma un’avanguardia”, capace di indicare quale sarà il futuro sviluppo del settore. Non si tratta quindi, per il viceministro, di un modello “dei bei tempi andati ma fortemente interessato al futuro, che fa della scienza uno strumento per garantire la sostenibilità del futuro”.
“Cresce l’export di prodotti biologici italiani, dimostrando l’importanza che ha questa eccellenza del made in Italy verso l’estero”. Lo sottolinea Confagricoltura in occasione del “Sana”, il Salone internazionale del biologico e del naturale che si è tenuto quest’ anno a Bologna.
Sulla base dei dati dello studio di Sinab, Ismea e Nomisma nel 2014 le vendite di prodotti agroalimentari italiani certificati bio ammontano a 1,4 miliardi di euro e rappresentano il 4% dell’export agroalimentare italiano. Forte è la propensione all’export agroalimentare delle imprese del bio: il fatturato che raggiunge i mercati internazionali rappresenta il 24% (a fronte del 18% registrato dalle imprese agroalimentari italiane nel complesso).
Le aziende bio – ricorda Confagricoltura in base ai dati diffusi in occasione del Sana – sono sempre più proiettate verso i mercati esteri e oltre il 74% di esse è presente sui mercati internazionali da oltre 5 anni. I principali mercati sono la Germania (24%) la Francia (20%) e i Paesi del Nord Europa in generale. Il primo mercato extra UE è quello degli USA (+4%). La frutta e la verdura fresca rappresentano i primi prodotti di esportazione (+20%) seguiti dalle bevande vegetali (+16%).
Secondo i dati Nomisma la propensione a cercare mercati di sbocco all’estero crescerà nei prossimi anni. Infatti ben il 57% delle aziende bio italiane manifesta l’intenzione di farlo e si sta attrezzando; quasi 8 su 10 aziende prevedono un incremento del fatturato estero a marchio biologico nei prossimi tre anni.
Quello del bio è settore in netta espansone e che rappresenta un sicuro reddito per le aziende agricole e un impatto positivo per l’ambiente. Un settore che Confagricoltura rappresenta per la gran parte con oltre il 42% degli ettari coltivati.
L’agricoltura biologica è un tipo di agricoltura che considera l’intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, vuole promuovere la biodiversità dell’ambiente in cui opera e limita o esclude l’utilizzo di prodotti di sintesi e degli organismi geneticamente modificati (OGM). La differenza sostanziale tra agricoltura biologica e convenzionale consiste nel livello di energia ausiliaria introdotto nell’agrosistema: nell’agricoltura convenzionale si impiega un grande quantitativo di energia ausiliaria proveniente da processi industriali (industria chimica, estrattiva, meccanica, ecc.); al contrario, l’agricoltura biologica, pur essendo in parte basata su energia ausiliare proveniente dall’industria estrattiva e meccanica, reimpiega la materia principalmente sotto forma organica.
I principali obiettivi dell’agricoltura biologica così come sono stati definiti dall’International Federation of Organic Agricolture (I.F.O.A.M.) sono:
Trasformare il più possibile le aziende in un sistema agricolo autosufficiente attingendo alle risorse locali;
Salvaguardare la fertilità naturale del terreno;
Evitare ogni forma di inquinamento determinato dalle tecniche agricole;
Produrre alimenti di elevata qualità nutritiva in quantità sufficiente;
Agricoltura biologica significa anche sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo. Per salvaguardare la fertilità naturale di un terreno gli agricoltori biologici utilizzano materiale organico e, ricorrendo ad appropriate tecniche agricole, non lo sfruttano in modo intensivo. Per quanto riguarda i sistemi di allevamento, si pone la massima attenzione al benessere degli animali, che si nutrono di erba e foraggio biologico e non assumono antibiotici, ormoni o altre sostanze che stimolino artificialmente la crescita e la produzione di latte. Inoltre, nelle aziende agricole devono esserci ampi spazi perché gli animali possano muoversi e pascolare liberamente.
L’agricoltura biologica in Europa è stata regolamentata per la prima volta a livello comunitario nel 1991 con il Reg. (CEE) n° 2092/91 relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e all’indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari. Solo nel 1999 con il Reg. (UE) n° 1804/99 sono state regolamentate anche le produzioni nazionali. Nel giugno del 2007 è stato adottato un nuovo regolamento CEE per l’agricoltura biologica, Reg. (UE) n° 834/2007, che abrogava i precedenti ed è relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici sia di origine vegetale che animale (compresa l’acquacoltura).
Si prospetta anche una revisione della legislazione vigente che porterà ad un abbassamento dei parametri di sicurezza e qualità degli alimenti biologici a tutto detrimento dell’agricoltura biologica italiana che ha finora mantenuto processi di produzioni molto aderenti ai principi fondamentali del metodo di produzione biologico.
Roma, 30 Novembre 2015

Alexia Perazzi