INTERVISTA A FRANCO NUSCHESE

IMPRENDITORE NEL MONDO: PROSSIMA SFIDA GLI EMIRATI ARABI

FEB-NUSHESE2È partito dalla Costiera Amalfitana e ha vinto la scommessa americana: viene definito il “re” dei ristoranti italiani negli Usa: l’imprenditore Franco Nuschese di strada ne ha percorsa parecchia. Nel suo esclusivo Café Milano, aperto nel 1992 a Washington, sono passati importanti capi di Stato e numerosi personaggi della politica e del jet set internazionale.
Nuschese è nato a Minori (Salerno), e vive a Washington da oltre vent’anni, ma continua a coltivare un profondo legame con l’Italia e la sua terra.
Ha iniziato la carriera a Londra, per poi approdare nel 1983 a Las Vegas, dove ha lavorato per Ceasars Palace e MGM. E’ Presidente del Georgetown Entertainment Group e di Capital Wines. Nel 2006 ha ricevuto il premio Excellence in Business della Sons of Italy Foundation; nel 2008 la medaglia d’onore Ellis Island. E’ componente dei board dell’Istituto di Virologia dell’Università del Maryland, del Global Virus Network, del Georgetown University Italian Research Institute e dell’Atlantic Council. È anche ministro-consigliere dell’ambasciata dell’Ordine di Malta.

Dottor Nuschese, da oltre venti anni ha lasciato l’Italia e si è trasferito a Washington. Quale è il segreto del suo successo?

Credo che non si possa parlare di segreti o di ricette. La cosa più importante è svolgere il lavoro che si ama, e con passione, mettendoci impegno e tenacia. Mi considero molto fortunato perché faccio il mestiere che preferisco in assoluto. Poi c’è da dire che adoro le sfide, mi piace mettermi in gioco ogni giorno. A tutti questi elementi bisogna naturalmente aggiungere un pizzico di fortuna.

Per quale ragione ha deciso di lavorare all’Estero?

Sono partito per l’Inghilterra quando ero poco più che un ragazzino. Sono sempre stato un poco irrequieto: avevo voglia di scoprire il mondo, di allargare i miei confini, di avere stimoli nuovi. In seguito la sorte mi ha portato qui negli Stati Uniti, ed ecco la mia avventura professionale della maturità.

Mantiene contatti con la sua terra di origine?

Si, sono molto legato a Minori ed alla Costiera Amalfitana. Parte della mia famiglia vive ancora lì. Ci torno ogni anno quando ho bisogno di ricaricarmi. Una passeggiata sul lungomare di Minori e un caffè con gli amici di sempre, mi rimettono al mondo. Mi piacerebbe riaffacciarmi molto più spesso, se i miei impegni me lo permettessero. A Minori restano le mie radici più profonde; non saprei come descrivere il legame ancestrale che sento con la mia terra.

Secondo lei per fare impresa ci sono ancora margini in Italia?

Sono convinto che ci siano grandissimi talenti nel nostro Paese. Ci sono giovani brillanti e competenti, professionalità eccellenti che meriterebbero di essere valorizzate maggiormente. So bene quanto sia difficoltoso il contesto economico in questo momento della nostra storia, ma i giovani devono avere il coraggio di osare un po’ di più, di mettersi in gioco.

Flavio Briatore in una intervista ha detto che consiglierebbe al figlio di andare a lavorare in America, dove sarebbero anni avanti a noi… Che cosa ne pensa?

Sostengo che in ogni caso viaggiare, scoprire altre realtà, confrontarsi con altre professionalità sia essenziale nella formazione di un giovane. Un ragazzo farebbe la scelta giusta se decidesse di trascorrere un periodo all’Estero. Il punto però è un altro. Io non parlo mai di “fuga di cervelli”, piuttosto di “circolazione dei cervelli”. I giovani italiani dovrebbero, poi, essere in grado di tornare nel loro Paese se lo volessero, per mettere a frutto quello che hanno acquisito. Il problema si pone quando andare via non è una scelta ma un obbligo, una necessità.

Come sta andando il suo famoso ristorante Café Milano?

Sono molto soddisfatto per questa avventura iniziata nel 1992. Quest’anno apriremo anche un nuovo Café Milano negli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi. Sarà una bella sfida.

Quali premi ha ricevuto di recente?

Uno degli ultimi riconoscimenti è arrivato dall’ospedale pediatrico Children’s Hospital di Washington, con cui spesso collaboro ad iniziative benefiche. È un premio che mi tocca molto, dal momento che tengo tantissimo a questo ospedale ed ai suoi piccoli pazienti.
Sempre lo scorso anno, poi, ho ricevuto – con Sergio Marchionne tra gli altri premiati – il riconoscimento Leadership and Service dalla National Italian American Foundation, la più importante istituzione italoamericana. Mi sento davvero onorato e immeritevole.

Quali volti noti hanno cenato da voi?

Gli Obama hanno trascorso la serata da noi. E lo stesso presidente Mattarella ha pranzato a Café Milano durante la sua recente visita qui a Washington. Per quanto riguarda Papa Ratzinger, invece, ho personalmente organizzato il suo compleanno ma non a Cafe’ Milano, bensì presso la nunziatura vaticana di Washington.
Febbraio 2016

Sabrina Trombetti