I vulcani attivi e/o quiescenti rappresentano un rischio per le popolazioni che vivono alle loro pendici oppure nelle aree adiacenti. Questo rischio è notevole per i vulcani a carattere esplosivo (es, Vesuvio e campi Flegrei), mentre i vulcani a carattere prevalentemente effusivo (es. Etna) possono provocare danni enormi per i manufatti ma non per le persone. Comunque i vulcani rappresentano anche un enorme potenziale per i benefici che possono portare alle popolazioni, sia per quanto riguarda la produzione di energia che per la fertilità dei suoli agricoli. Mi soffermo in particolare di seguito nell’illustrare per l’apparato vulcanico dei Campi Flegrei il fenomeno noto come bradisismo, che suscita molte preoccupazioni nella popolazione e per le Autorità di Protezione Civile, dandone una interpretazione meno allarmante rispetto a quanto si sostiene da parte di altri scienziati del settore. Il mio punto di vista è stato pubblicato in diverse riviste specializzate internazionali, ed oggetto anche di un mio intervento divulgativo nella trasmissione di RAI 3, Geo.
Riguardo il potenziale energetico dei vulcani, lo sfruttamento potenziale di energia geotermica, comporta anche notevoli problemi che investono la sicurezza delle popolazioni, rispetto alla quale bisognerebbe utilizzare ogni cautela nel rispetto del Principio di Precauzione, riconosciuto come prioritario a livello ONU, Unione Europea e Legislazione Italiana. Purtroppo il rispetto di questo principio viene spesso disatteso da parte degli scienziati addetti alla materia, con la manifestazione anche di palesi conflitti di interesse.
Il fenomeno dei movimenti verticali lenti (bradisismo) del terreno nei Campi Flegrei è noto sin dal tempo dei Romani. La causa, controversa, del sollevamento, comporta notevoli implicazioni per quanto riguarda la valutazione del rischio vulcanico in un’area dove vivono centinaia di migliaia di persone. Il mio gruppo di ricerca, in diverse pubblicazioni scientifiche, fornisce una interpretazione non ortodossa del fenomeno rispetto a chi lo interpreta come il risultato della spinta meccanica verso l’alto di una massa magmatica. Questo modello spiegherebbe il sollevamento del suolo, ma non il successivo abbassamento in quanto, questo generalmente non si verifica a meno che la fase di rigonfiamento non si concluda con un’eruzione. Nei Campi Flegrei eruzioni associate al sollevamento del suolo sono rare: l’unico caso documentato negli ultimi 2000 anni è stata l’eruzione del Monte Nuovo nel 1538. Rispetto all’interpretazione puramente “meccanica”, il mio gruppo di ricerca interpreta il bradisismo come effetto della cristallizzazione di una massa magmatica il cui fronte migra verso il basso, producendo fluidi. Il modello innovativo, proposto per spiegare la deformazione del suolo, viene assimilato, in ossequio al principio base della geologia (l’attualismo di Lyell: in geologia, ciò che si è verificato nel passato, si verifica nel presente, e viceversa ciò che si verifica nel presente si è verificato nel passato) al processo che ha portato in epoche geologiche passate alla formazione dei giacimenti metalliferi noti in letteratura come porphyry copper. Nel modello proposto molto semplicemente il magma che cristallizza in profondità (almeno 6-8 km) produce fluidi che esercitano una pressione litostatica sul guscio esterno cristallizzato del magma (impermeabile) fino a che la pressione interna vince quella esterna. Questi fluidi, nella loro spinta, trovano però un secondo livello impermeabile, composto per lo più da un livello di siltiti-argilliti ad una profondità di circa 2,5-3 km, verso il quale esercitano una spinta, sempre in condizioni prevalentemente litostatiche. Quando la resistenza del livello impermeabile (siltiti-argilliti) viene vinta, la pressione diventa idrostatica, con la produzione di una violenta ebollizione (che è anche la causa dei terremoti superficiali che si registrano durante le crisi bradisismiche). In questa fase si registra un incremento notevole di produzione di gas (prevalentemente CO2) e di attività sismica. Con la “scarica” del sistema, inizia il bradisismo negativo. Il sistema poi viene “chiuso” per effetto delle deposizione di minerali lungo le fratture provocate dalla violenta ebollizione. A rafforzare questo modello è intervenuta una recente ricerca di una Ricercatrice Napoletana, Tiziana Vanorio (Stanford University, California), che ha scoperto che alla profondità di circa 3 km, per effetto dell’interazione dei fluidi idrotermali con le rocce sovrastanti, si formano dei particolari silicati di calcio, caratterizzati appunto da enorme elasticità e resistenza, tali da supportare le enormi pressioni litostatiche interne. In sintesi, secondo il nostro modello, mano a mano che il magma raffredda il suo guscio esterno cristallizzato migra a maggiore profondità, mentre l’energia e la variazione di volume associate con la generazione dei volatili, diminuiscono. Sulla base di tutto quanto sopra la probabilità che si verifichi una eruzione nei Campi Flegrei è oggi la più bassa in assoluto negli ultimi 500 anni. Lo scenario può cambiare, ed una eruzione può diventare probabile, solo se si dovesse registrare arrivo di nuovo magma nella camera magmatica dalle profondità. Cosa quest’ultima non riscontrata sulla base di evidenze scientifiche.
Tutto quanto sopra per quanto riguarda l’interpretazione scientifica del bradisismo del mio gruppo di ricerca. Di seguito discuto della risorsa geotermica, e della scarsa attenzione, che viene posta dagli Enti di sorveglianza rispetto alla salvaguardia della popolazione. Illustro brevemente quanto si verifica nei Campi Flegrei e nell’area Orvietana-Tuscia-Lago di Bolsena
Nei Campi Flegrei la Società privata Geoelectric Srl, titolare del permesso di Ricerca geotermico “Scarfoglio”, propone di effettuare attività di emungimento/re-iniezione di fluidi in sondaggi geotermici proprio nella zona epicentrale dello sciame sismico (7/10/2015, con 33 scosse strumentali fino ad una magnitudo massima di 2,5 Scala Richter) che ha messo in crisi il territorio flegreo. Dove sta il problema? La Società Geoelectric si avvale della Consulenza dell’ex Centro di competenza (ora Scarl) AMRA (Analisi e Monitoraggio del Rischio Ambientale) dell’Università di Napoli Federico II. L’AMRA riporta che il Referente scientifico del Permesso di Ricerca “Scarfoglio”, è il Direttore dell’Osservatorio Vesuviano-INGV. Si tratta nella sostanza di un chiaro conflitto “denunciato” pochi giorni prima dello sciame sismico del 7/10/2015, da Giorgio Santoriello su Basilicata24. Lo stesso Direttore dell’OV, è notoriamente un sostenitore di sondaggi profondi nei Campi Flegrei, un’area vulcanica attiva densamente abitata, presentandoli come operazioni scevre da rischi, sia sismici che vulcanici. Fermo restando la legittimità dei suoi punti di vista scientifici, rimane il fatto che il Direttore dell’OV-INGV dovrebbe primariamente presiedere alla incolumità dei cittadini Flegrei e Napoletani, e sostenere che tali attività non comportino rischi è un puro azzardo. Con l’aggravante che a parte il conflitto di interesse a monte, se ne aggiungerebbe altro altrettanto allarmante a valle in quanto l’OV sarebbe poi l’Ente controllore degli eventuali effetti prodotti dalla stessa Geoelectric Srl (e/o di altre Società private che volessero effettuare operazioni simili) nelle attività geotermiche. A fronte di quanto sopra è sopraggiunto poi lo sciame sismico verificatosi nei Campi Flegrei il 7/10/2015, con epicentro proprio nella zona di Pisciarelli-Agnano dove è prevista la perforazione dei sondaggi geotermici. In questo contesto, il Dirigente di Ricerca di OV-INGV, Dott. Giovanni Chiodini, da anni pubblicava, scriveva nei rapporti di sorveglianza, esponeva a conferenze internazionali sulla crisi idrotermale in corso nella zona di Pisciarelli-Agnano (via Scarfoglio), indicando una situazione non compatibile con le attività esplorative “alla scoperta della geotermia”. Chiodini, il Ricercatore di statura internazionale con maggiore livello di conoscenza all’interno dell’OV-INGV sulla situazione dei fluidi idrotermali in tutti i Campi Flegrei, evidenziava che, sulla base dei suoi monitoraggi di routine su tali fluidi, aveva messo in guardia l’OV-INGV sulla crisi idrotermale in atto e della possibile evoluzione verso manifestazioni più evidenti e potenzialmente “pericolose”. Chiodini, nell’assumere posizione pubblicamente contro tale progetto sottolineava, anche che una aumentata sismicità nella zona di Agnano-Pisciarelli e/o in aree adiacenti, renderebbe difficile stabilire ex post le cause degli eventi, nel caso si dovesse effettuare il poco consigliabile sondaggio geotermico. Lo sciame sismico ha confermato in pieno le “preoccupazioni” di Chiodini.
La seconda situazione conflittuale, che coinvolge sempre personale dell’INGV, si riferisce al caso di altro permesso di esplorazione geotermica (Torre Alfina) della Ditta ITW-LKW nell’area Orvietana-Tuscia-Lago di Bolsena. Il Consulente scientifico della Ditta ITW-LKW è il Prof. Franco Barberi, che è anche componente della Commissione CIRM, che valuta i progetti geotermici sottoposti al MISE. La valutazione scientifica del Progetto della Ditta ITW-LKW per l’ottemperamento della VIA/VAS è stato affidato dal MISE all’INGV. Quest’ultimo lo ha affidato al suo interno alla Dott.ssa Maria Luisa Carapezza, moglie del Consulente scientifico, Prof. Franco Barberi della Ditta ITW-LKW (il caso è riportato da Il Fatto Quotidiano – Conflitti di interesse, all’Ingv il caso dell’ex ministro Barberi (e signora) – del 1/2/2016). I Comitati Civici e i Sindaci dei Comuni (Castelgiorgio e Acquapendente) dell’area interessata dal progetto geotermico hanno interpellato la Dott.ssa Fedora Quattrocchi dell’INGV per un parere scientifico. Gli stessi Comitati Civici e i Sindaci dei Comuni di Castelgiorgio e Acquapendente mi hanno interpellato per una valutazione (gratuita) terza delle relazioni tecnico-scientifiche prodotte da Dott.sse Carapezza e Quattrocchi, in merito al progetto stesso. In mia succinta relazione, in scienza e coscienza, mi sono associato alle valutazioni del referaggio della Dott. Quattrocchi, che metteva in risalto le carenze della relazione della Dott.ssa Carapezza, mettendo anche in evidenza che la circostanza dei rapporti coniugali fra Dott.ssa Carapezza e Prof. Barberi, inficiasse l’oggettività e la neutralità delle valutazioni tecnico-scientifiche del Progetto della Ditta ITW-LKW.
Tutto quanto detto sopra – sia per i Campi Flegrei che per l’area Orvietana-Tuscia-Lago di Bolsena – dovrebbe spingere le Autorità preposte a muoversi con la dovuta cautela a salvaguardia dell’incolumità della popolazione, intervenendo con rigore su INGV per demarcare nettamente la linea di separazione tra interessi pubblici e privati.
Prof. Benedetto De Vivo. Università di Napoli Federico II e Adjunct Prof. Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA