La pandemia ha cambiato le regole del mercato, spostando interessi e risorse, delineando nuovi modelli di business, accelerando processi in embrione nell’era pre-coronavirus.
Si accelererano tendenze già in corso, si modificano i rapporti tra le persone, il modo di lavorare e di vivere, i valori, le loro gerarchie, i desideri e le modalità di consumo.
Quello che cambierà meno del previsto è l’interesse degli investitori per il lusso nonostante il Covid-19.
Un settore, quest’ultimo, su cui si concentreranno buone opportunità di investimento per il prossimo anno, mentre lo store classico evolverà da point of sales a point of touch, a riprova dell’importanza delle vendite on line.
Negli ultimi 20 anni il valore complessivo dei brand del lusso è cresciuto di cinque volte.
Per oltre un decennio i brand del lusso sono stati in ascesa, riveriti come cattedrali della crescita a due cifre.
E anche quando la scure della crisi provocata dal Covid 19 si è abbattuta sul mondo i brand del lusso sono stati i più resilienti ad affrontare la tempesta.
In Cina le vendite nel settore del lusso stanno andando bene.
Un esempio: nel mese di maggio, a perimetro costante, le vendite di Prada hanno segnato un aumento di oltre il 10% in Cina
Un dato importante è che il 75% degli acquisti cinesi veniva fatto all’estero.
Adesso si sposterà in patria.
In Cina la gente ha voglia di tornare nei negozi e di far ripartire l’economia. In un momento storico in cui non si potrà più spendere in viaggi, chi può si regala qualcosa di duraturo e unico. Si punta su accessori senza tempo, garanzia di un investimento per il futuro.
Il 35% dei beni di lusso per la persona vengono acquistati dai cinesi, un terzo dei consumi mondiali.
Aspettiamoci quindi un maggior peso del business online, uscito decisamente rafforzato da questo momento traumatico.
Chi soffrirà di più saranno i piccoli artigiani, i più colpiti da questa pandemia.
Dovranno essere supportati dai grandi gruppi e dallo stato.
Le marche di alta gamma prediligono una forte integrazione.
Louis Vuitton, per esempio, ha il controllo dai propri atelier di produzione ai propri negozi.
Dopo questa fase dovremmo approfittare per riportare le produzioni in Italia.
L’aumento del costo del lavoro in Cina e la maggiore disponibilità di risorse professionali di qualità dovrebbero favorire questo fenomeno.
Un altro punto fondamentale sarà la crescita sostenibile.
In qualsiasi settore, l’autenticità, lo scopo e l’impegno di un brand nei confronti della società rappresenteranno fattori sempre più importanti
Un esempio è Brunello Cucinelli, strenuo sostenitore dell’eccellenza nella comunità tanto quanto nel business, nel forte legame tra le due dimensioni.
Un capitalismo umanistico del lusso.
Tutti coloro, fra noi, coinvolti nel settore del lusso si dovranno ricordare di essere solo custodi temporanei dei brand.
Il lusso non dovrà più essere una categoria in cui si sceglie di entrare ma una conseguenza naturale a una cultura e un ecosistema di eccellenza.
Dopo mesi di “ISOLAMENTO” l’adrenalina dello shopping sta già avendo i suoi effetti.
La ripartenza è già realtà.
È però giunto il momento di costruire l’ecosistema.
Renato Niselli
Imprenditore