FRANCO FORTUNATO: NELLE MIE OPERE DIPINGO LE GRANDI STORIE E LE EMOZIONI

La pittura come arte suprema per esprimere e raccontare il ricordo di eventi che hanno fatto la storia e che tornano in vita grazie ad una pennellata di colore e di armonia…

“Miricordo”, la nuova esposizione del maestro Franco Fortunato, dal 7 dicembre, a ROMA, alla Silber Gallery, unisce la memoria privata alla memoria collettiva con creatività,immaginazione, e tanto studio perché la vita è come un treno in viaggio.

Franco Fortunato: un lungo percorso, tantissime esperienze, un grande pittore sempre alla ricerca… Può indicarci le tappe più significative della sua carriera?

Un lungo percorso significa molta vita spesa inseguendo se stessi, il proprio pensiero sul mondo e verso il mondo. Ogni tappa prelude alla successiva ed ognuna è sempre una grande occasione di incontro con il resto del mondo. In ogni città ed in ogni paese si sfiorano e si è sfiorati da diversi modi di vivere e di pensare, quindi nascono – possono nascere- nuovi rapporti e nuovi scambi ed arricchimento reciproco. Inalterato resta ed attraversa tutte le avventure il desiderio di condivisione di scoperte, storie ed emozioni, di vario genere.

La sua attuale mostra a Roma alla Silber Gallery: quale é il filo conduttore dei suoi quadri?

Il ciclo nascente dal titolo “Miricordo” è centrato sul tema del ricordo e della sua narrazione. In questo nuovo ciclo si indaga sul fluire dei ricordi, che si affacciano senza un ordine temporale preciso se non quello della loro intensità e vividezza . La memoria  autobiografica  incrocia  la Storia , alla quale tutti apparteniamo. Quindi il ricordo personale si lega a quello della memoria collettiva. Si  ricostruiscono  avvenimenti  secondo colori, odori e particolari che nascono dalla propria unica percezione ma incrociano  l’immaginazione, la sensibilità ed il vissuto di tutti. E’ la ricerca del luogo astratto in cui tutti possono ritrovarsi proprio per il fatto che quelle date che sono evocate appartengono alle vite di ciascuno.

Ecco quindi che “Il giorno dopo”, 22 Novembre 1962 si riferisce al giorno dopo la scadenza dell’ultimatum Kennedy vs Kruscev, che si ricorda come la Crisi di Cuba; il giorno dopo la notte che sembrò poter essere l’ultima prima della fine del mondo in una guerra atomica, che tutti quelli che l’hanno vissuta non possono aver dimenticato.

“Miricordo”, 1956, si riferisce all’evento del naufragio dell’Andrea Doria, così come fu da me recepito, intento a collezionare cavallucci marini vicino al mare mentre una radio lontana lanciava la notizia, allora per un pò considerata impossibile.

“La prima volta-1962” fu la prima volta in cui ho visitato Venezia; in quel 25 Agosto i giornali del mondo gridavano la notizia della morte di Marylin Monroe e contemporaneamente nella mia vita e come nelle vite di tutti gli altri accadeva altro. Il privato non deve essere troppo visibile.

“Luna Rossa-1950” è lo spartito di una famosa napoletana che fu lanciata nel 1950; la scrittura della musica è decifrabile, almeno in parte, per i musicisti o per chi sa leggere il pentagramma. All’epoca la musica si promuoveva molto attraverso i pianini ambulanti che percorrevano le strade delle città diffondendola e così Luna rossa arrivò alle mie orecchie.

“L’inverno di Kant” lega ricordi di studio con la stagione del passaggio degli storni nei cieli novembrini delle città. Quegli uccelli che in numeri enormi tracciano figure indecifrabili nell’aria fredda, offrendo spettacolo non ignorabile, scomparvero per anni per poi riapparire ed erano la scansione, una delle scansioni, della stagione invernale. Ora sono di nuovo molto meno presenti.

“1956” si riferisce al tempo in cui ancora il mare offriva senza avarizia ippocampi e stelle marine – l’autore essendo un bambino – che finivano nelle reti piene dei pescatori e non ci si rendeva ancora conto del fatto che quelle ricchezze dovevano essere restituire al mare.

“Rito d’estate” appartiene al ricordo di un certo contadino che in un’estate del ’70, tornato a casa la sera, preparò solitario il suo piatto- tutti avevano già mangiato- creando un magnifico decoro con un uovo ed un pomodoro come seguendo un rituale, quello del cibo e dell’ offerta della natura, sobria e preziosa.

“Io, il vecchio e il mare” ricorda il racconto  che un certo vecchio fece al bambino, che rispecchiava quasi esattamente la storia di Hemingway, Nobel nel 1955. Non fu mai chiarito se il vecchio conoscesse il romanzo e quindi raccontasse una propria notte di pesca , ma l’uomo era tale che entrambi i casi potevano essere verosimili. Soprattutto per un bambino.

“Quando” dice dell’incontro con il paesaggio medioevale di Ambrogio Lorenzetti, avvenuto proprio casualmente, calpestando una pagina strappata di una piccola monografia sulla Pittura senese. Quel paesaggio è stato protagonista, per i suoi significati, di una parte molto importante e prolungata del mio percorso artistico.

Molte delle altre immagini si richiamano a vari cicli indimenticati del mio lungo viaggio, da  quello del Vagabondo o di Pinocchio, del Piccolo Principe, del Moby Dick o della lunga serie delle città. Il ciclo continuerà.

Fra tutte le sue numerose esposizioni, una in particolare le ha lasciato una forte emozione?

Tutte le esposizioni sono nate da un input iniziale di varia natura. L’idea del Pinocchio mi fu ad ad esempio lanciata da un vecchio amico pittore toscano, oggi scomparso; un tipo provocatore per vocazione ed a qualunque costo e che probabilmente pensava che, essendo io il suo opposto, non avrei raccolto la sfida come invece è poi accaduto. I Racconti per l’Europa, a cui tenni e tengo moltissimo, furono il prodotto degli stimoli provenienti dai fatti del ‘92, anni in cui cominciava a delinearsi una concreta attuazione dell’Unione, a Maastricht. Fino ad arrivare alla Storia della Querina, storia vera e vera Storia, arrivatami direttamente dal mare e poi cresciuta e diventata un ciclo, 10 mostre in giro in Italia e fuori, (e continuerà, essendo richiesta di nuovo in Norvegia, in Spagna ed ancora in Italia), con dipinti, smalti, sculture, un libro ed un film animato, acquisito da Raistoria e regolarmente trasmesso. Ognuna delle avventure ha avuto la sua specificità. Unica e misteriosa nel suo substrato secolare è stata quella del Palio di Siena, realizzato nel 2010; realizzare un palio, cosa che può avvenire una sola volta nella vita, ha il sapore di un appuntamento ancestrale, di cui si ignorano giorno ed ora e solo a posteriori ci si rende conto che la sorte aveva già fatto un segno su una certa casella del tempo.

Idee nuove per il futuro ? Sappiamo di moltissimi progetti in Italia e all’Estero…

La vera fatica è e sarà quella di trovare tutto il tempo necessario per realizzare tutte le idee già formate ed in attesa anche da anni. Come un Francesco d’Assisi, un immenso uomo, un politico, un genio assolutamente unico nella storia dell’Umanità ed una parabola ricchissima di materia, in che da ormai 8 anni attende di realizzarsi. Il mio Moby Dick ne aveva attesi circa 15. Il mio percorso ,in verità è come un treno in viaggio: tutti i vagoni viaggiano insieme, nessuno si ferma e nuovi se ne aggiungono. Mentre lo studio continua.

Sabrina Trombetti