Negli anni trascorsi ad osservare con occhio critico, artisti emergenti in esposizione nelle più svariate gallerie sparse ovunque e in luoghi culturali adattati a locali espositivi, in cui poter intravedere segni di genialità ed innovazione, la mia mente oramai classifica in modalità random prototipi ed archetipi omologabili a schemi similari, per cromie e stili, più o meno interessanti. Capita spesso quindi d’incontrare artisti che essendo autodidatti, conservano dentro loro capacità visive e cromatiche particolarmente confuse e contrastanti, alla continua ricerca di uno stile che possa soddisfarli. A volte, invece, accade di incontrare davvero un’artista che elabora e genera opere di fattezza unica, di reale finezza non solo stilistica, bensì strutturale, i cui contenuti sono vigorosi, forti ma allo stesso tempo velati. Trovo che tale caratura possa vestire i panni dell’artista Johanna Levy, francese, una tra le artiste “pure” nel senso che genera esclusivamente ciò che la colpisce, che attraverso la sua formidabile tecnica della “segmentazione”, riesce a smontare e ricostruire oggetti e persone donandogli una nuova vita, nuove sembianze ed un futuro moderno. Il suo sguardo è attento ed in continua indagine, perennemente alla scoperta delle cose naturali ed innaturali da inserire nelle cose o nei volti per renderli “opere d’arte”, pertanto trasformate appositamente per farle divenire stupende ai suoi occhi per offrirle ai suoi estimatori. Riconosco in lei quella luce che affascina ed illumina la mente umana, consapevole di possedere il codice segreto della genialità (ahimè, sono impianti che nascono geneticamente con il DNA e non sono clonabili né trasmissibili). Coloro che ne sono stati dotati, la storia dell’arte ce li ha fatti trovare (per futura memoria) sui libri, enciclopedie ed Annuari dell’arte. Johanna, da perfetto furetto dell’arte, è l’artefice di uno stile personale: quello della “Segmentazione”, con cui riesce a cogliere i molteplici sussulti nella sua intima scomposizione per riprodurli segmentati, cioè completi di ogni elemento e particolare accurati, tale da essere fruibili ad ogni sguardo. Lei genera continuamente, poiché nel suo concetto insito in quella luce, riesce a vedere la sua “Segmentazione” dov’è difficile vederla: ecco perché la ritengo artista “pura”, proprio perché riesce a snocciolare forme e composti intrisi di vibrazioni a non finire, leggiadra e felice di trasmetterle, dopo immane fatica, agli osservatori. Mi pregio anche segnalare (con vero orgoglio) che da qualche tempo, affascinata dall’arte a spatola recentemente incontrata in un’esposizione Internazionale a Pisa, sta assiduamente sviluppando quella genesi creativa che tale strumento, ostico e di difficile interpretazione, abbisogna per un’assimilazione tecnica “over the top”, ardua come la “segmentazione”. Questa tecnica, unica nel suo genere, è riuscita a raccogliere il suo vivo interesse, cimentandosi stavolta con una tavolozza a pieni colori, diversamente dall’altra, in bianco e nero, attraverso l’infinita gamma di sfumature affascinanti. Le sue lezioni sono ammirevoli per l’impegno ed i risultati ottenuti che indicano un percorso di successo oltretutto in breve tempo visto l’ardore che vi applica. Sicuramente di innate qualità caratteriali, tra le quali una grande determinatezza nel realizzare i propri sogni e, cosa straordinaria, dipinge per intima esigenza, per un suo spasmodico benessere dell’anima, a prescindere dal grado di soddisfazione degli interlocutori, proprio per una sorta di appagamento personale che esula da aspetti economico/commerciali. La sua ricerca minuziosa e paziente, l’esplosività delle sue meravigliose cromie che accosta e gestisce al suo comando in modo equilibrato e deciso, come appunto dimostra essere il suo carattere, danno forma e senso al suo DNA, il codice genetico che ci accompagna nelle nostre scelte finché vivremo. Di lei ne sentiremo parlare molto presto in termini Internazionali, immagino per il futuro “Segmentazionismo” sia per quella a “spatola stratigrafica”. Un esempio da seguire nell’Arte per coloro che ancora sono alla ricerca del capicorda della personale matassa artistica come viatico nel percorso della propria via a colori. I miei complimenti per quest’artista “Geniale” che mi onoro di aver conosciuto. Ad Majora!
Il Critico e M° Internazionale d’Arte Mario Salvo