Di Virgilio: per la sanità redistribuire i fondi e mi convince a metà azione Lorenzin

DIVIRGILIOOccorre una riforma complessiva della sanità, mirata, non basata sui tagli a pioggia ma sulla logica della redistribuzione dei fondi; positiva per metà l’azione intrapresa dal ministro Lorenzin: con la determinazione che da sempre lo contraddistingue, analizza la situazione del settore sanitario oggi, il professor Domenico Di Virgilio, ex sottosegretario alla Salute nel governo Berlusconi, per anni noto parlamentare, per diverso tempo ai vertici dei medici cattolici italiani, cinque specializzazioni e autore di numerose pubblicazioni mediche e scientifiche. Conosciuto anche come “medico dei vip”, tra questi, Flavio Briatore, suo amico personale. Insomma Di Virgilio è un “numero uno”.

Professor Di Virgilio, ci può dare un suo parere sui tagli e la revisione annunciata dal premier Renzi per il settore della sanità? C’era bisogno di una sforbiciata?

Innanzitutto nella sanità una riforma adatta ai cittadini non richiede tagli, semmai una ridistribuzione dei fondi tra Nord e Sud Italia: da questo punto di vista ha fatto bene il Ministro della Sanità a rifiutare una simile serie di tagli, così come ha riferito nel Question Time dell’8 Settembre scorso. Non è ammissibile che una prestazione al nord costi la metà di quanto paga un abitante delle regioni meridionali: se è davvero necessario tagliare, non bisogna assolutamente farlo in modo lineare. Stesso discorso per le forniture mediche: quante volte è stato detto che una siringa da una parte costa 5 centesimi/Euro mentre altrove vengono pagate anche 50 centesimi/Euro? Oppure vogliamo parlare di quelle strutture sanitarie che funzionano in condizioni più che precarie?

Che cosa servirebbe secondo lei per riformare davvero il comparto?

Servirebbe una riforma globale del SSN, organizzare e gestire il mondo sanitario, visto diversamente da regione a regione, cosa che richiede di saper coniugare scienza, etica, responsabilità e trasparenza: le nuove sfide che ogni giorno bisogna affrontare non devono farci perdere di vista questi quattro aspetti fondamentali. Con il progresso tecnico-scientifico la Medicina rischia di mettere da parte la componente umana, indipendentemente dalla fede che uno può professare. Per fare un esempio, da cattolico mi viene da pensare all’unione di due persone dello stesso sesso e alla possibilità, non ancora concretizzatasi, di poter adottare un bambino aggirando così quel confine naturale tra una coppia composta da uomo e donna e un’altra composta da due individui dello stesso sesso. Capisce cosa intendo? Occorre ridare il posto che merita all’etica concreta (diversa dalla morale) quando si parla di progresso scientifico; le tecnologie attuali costituiscono soltanto un limite temporale per la nostra società, quello che non siamo in grado di fare oggi potrebbe divenire qualcosa di comune nei prossimi anni, ma ciò non significa che sia un’azione buona. Ecco perché ritengo centrale più che mai l’uomo e i suoi valori. Un altro aspetto importante, purtroppo, è quello della cosiddetta “malasanità”, che pur non avendo una causa “univoca” all’origine ha certamente un elemento comune: sto parlando del rischio che ogni medico possa essere chiamato in giudizio per quello che ha fatto, pure nel caso in cui non esista errore medico (evento che accade spesso: se è vero che esistono gli errori veri e propri, in tanti casi si tratta di situazioni non prevedibili ove il medico non ha colpa). Siamo uno dei due Paesi in tutto il mondo che permette di processare direttamente i medici, e certamente questo pone un grosso freno quando bisogna formulare una diagnosi, costringendo così i dottori a prescrivere analisi e visite, magari non necessarie, con il solo scopo di “tutelarsi” in caso di controversie legali. Infine dobbiamo ricordarci che qualunque medico, sia che operi in strutture pubbliche sia in quelle private, deve mettere al primo posto gli interessi dei pazienti e non quelli personali, ma non posso affermare con assoluta certezza che questo avvenga ad oggi…

Come giudica l’operato del ministro Lorenzin?

In parte bene, in parte meno bene. Tuttavia desidero chiarire quanto sia difficile operare nel mondo sanitario senza scontentare qualcuno. E non dimentichiamoci che nei singoli Paesi europei non mancano accese discussioni su possibili riforme della sanità locale; anche a livello comunitario ci si interroga sui possibili cambiamenti da mettere in atto. Infine ricordiamo che negli Stati Uniti sono gli interessi di parte (leggi “Gruppi assicurativi” e non solo) a bloccare la creazione di un SSN più aperto.

Temi etici in primo piano. Come valuta il dibattito in corso sulle unioni civili?

Da cattolico, non ammetto l’equiparazione della famiglia naturale e quella formata dall’unione di due persone dello stesso sesso, in quanto contro natura. Se invece per “unioni civili” intende quell’insieme di diritti che spettano ai singoli cittadini, allora il discorso cambia: è giusto che anche loro siano tutelati dallo Stato.

Sempre più imprese vanno all’estero… Lei è amico personale e medico di Flavio Briatore: lo sente sempre e che cosa dice dell’Italia?

Io e Flavio siamo buoni amici e ci sentiamo ogni tanto, ma non posso confermare né smentire che lui sia mio paziente. Comunque da quello che so e leggo, Flavio Briatore vorrebbe un’Italia migliore, come tutti del resto; se chiede a me quale dovrebbe essere secondo Flavio la migliore politica fiscale, credo che dovrebbe rivolgere direttamente al mio amico questa domanda!

Ha militato per anni in politica. Ha anche ricoperto il ruolo di sottosegretario. Che voto darebbe al governo Renzi sul Welfare? E sull’immigrazione?

Sul welfare do un voto appena sufficiente, comunque positivo, mentre sull’immigrazione è più difficile considerato che questo è un problema vecchio e che soltanto ora, finalmente, l’Europa si appresta a riconoscerlo come comunitario e non più locale, limitato a noi o alla Grecia. Già quand’ero Sottosegretario alla Salute ebbi modo di vedere come i rappresentanti dei singoli Paesi europei giudicassero il problema dell’immigrazione, all’epoca assai inferiore rispetto a oggi, un qualcosa che riguardava la sola Italia. Quando bisogna combattere contro una simile mentalità, è difficile conseguire risultati significativi in breve tempo…

Centrodestra diviso e cattolici sparpagliati di qua e di là. E che ne dice del dibattito interno in Forza Italia? Verdini, Fitto, Lupi: che cosa pensa della loro decisione di andare altrove?

La decisione che costoro hanno preso segue le loro idee personali, l’importante è che non siano scelte determinate da interessi di altro tipo. Il dibattito in Forza Italia è vivace, ma tende a dare una risposta positiva sui vari argomenti trattati cercando un punto di sintesi tra le varie anime che compongono il nostro partito, mirabilmente guidato da Silvio Berlusconi.
Roma, Settembre 2015

Sabrina Trombetti