DAMATO: CON LA FONDAZIONE ITALIANI SFIDE VINCENTI E DI QUALITA’ NEI PAESI STRANIERI

La Fondazione Italiani e l’internazionalizzazione, sfide e prospettive sempre più ampie. Ne parliamo con il Presidente Gennaro Damato.

La Fondazione Italiani, costituita nel 2004, persegue molti scopi. Quale è a suo avviso il campo di intervento fondamentale per poter rilanciare il paese da un punto di vista culturale?

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un generale indebolimento dell’immagine e della percezione che l’Italia ha all’estero. Ciò, sicuramente, è dovuto ad una serie di fattori che vanno al di là degli scopi della Fondazione Italiani e che riguardano principalmente dinamiche politiche ed economiche. Viaggiando in giro per il mondo, tuttavia, appare evidente come l’Italia e gli Italiani siano ancora tenuti in considerazione soprattutto per la loro cultura, intesa come quell’insieme di valori letterari, filosofici ed artistici che hanno caratterizzato la storia, in particolare, il periodo rinascimentale del nostro Paese.

Questo è un dato confortante?

Certo, intendiamo farci promotori di un percorso finalizzato alla riappropriazione di questo “stereotipo” da parte degli Italiani, per due ordini di ragioni: da un punto di vista interno al nostro Paese, solo la consapevolezza e la conoscenza di ciò che significa “italianità” può rappresentare un freno all’imbarbarimento che la nostra società sta vivendo; per quanto riguarda i rapporti tra il nostro Paese ed il resto del mondo, invece, l’importanza del rilancio del nostro Paese attraverso la sua cultura deve inserirsi in un quadro più articolato. L’Italia, infatti, è un Paese relativamente piccolo se paragonato a quelle potenze che oggi definiscono i rapporti di forza geopolitici a livello mondiale: non è possibile, dunque, pensare che gli Italiani vengano presi in considerazione in virtù di fattori economici o politici. La cultura italiana, tuttavia, può rappresentare uno strumento, riconoscibile e riconosciuto, attraverso il quale gli Italiani possono riuscire a veicolare i propri interessi sulla scena internazionale, in un contesto di reciprocità. Abbiamo chiamato questa attività “diplomazia culturale”.

Quali sono stati i maggiori progetti in campo scientifico e di ricerca a cui avete partecipato in questi anni?

Nella sua funzione di Organismo di Ricerca accreditato dal MIUR, la Fondazione Italiani ha realizzato diversi eventi internazionali, proponendo temi d’interesse generale e condivisi su scala globale: penso, ad esempio, al Climate Change Symposium, svoltosi a Roma nel 2015 e nel 2017, o alla Conferenza sulla Sicurezza Europea del 2016 a Praga, promossi su iniziativa congiunta di Fondazione Italiani e del New Policy Forum presieduto dal Premio Nobel Michail Gorbachev.

Per quanto riguarda le attività dirette in ambito scientifico, invece, di recente la Fondazione ha partecipato al progetto di ricerca TISMA (Tecnologie e metodologie innovative e smart per un monitoraggio di borghi storici minacciati da rischi ambientali e antropici), sta lavorando su progetti di ricerca per le tecnologie di sicurezza per la protezione dei beni pubblici, per la sicurezza delle informazioni ed ha realizzato nel 2018 uno studio sull’infosfera e l’information warfare attraverso il Centro Studi “Democrazie Digitali”. I progetti sono coordinati dal responsabile ricerca scientifica e membro del Comitato culturale e scientifico di Fondazione Italiani, Prof. Eugenio Iorio.

Attraverso la nostra sede di Milano, inoltre, la Fondazione Italiani ha dato il via al progetto internazionale “In Search of Longevity” in collaborazione con B&Partners, recentemente presentato da Sportello Italia e Scuola di Palo Alto Milano a Monte-Carlo. La Fondazione Italiani Milano, inoltre, ha attivato un corso di formazione in collaborazione con UniBieduca e messo in cantiere un Master di grande valenza culturale, sociale è scientifica per psicologi insieme all’Università Popolare del Biellese e LabCos.

Di quali organizzazioni e istituzioni vi avvalete in Italia e all’estero nello svolgimento del vostro lavoro?

Il vero punto di forza della Fondazione Italiani – Organismo di Ricerca è rappresentato dalla sua rete di partner, costituita principalmente da Università e Centri di Ricerca italiani ed esteri, con cui sono stati sottoscritti specifici accordi-quadro di collaborazione. Ad oggi, la Fondazione vanta rapporti stabili con la Link Campus Universty, l’Università Roma Tre, l’Università Popolare Biellese per la formazione continua ed il Centro Interdipartimentale per la ricerca scientifica e la Cooperazione con l’Eurasia, Il Mediterraneo e l’Africa Subsahariana (CEMAS – Università La Sapienza) in Italia, mentre all’estero ha relazioni interessanti con l’Università Europea di Tirana ed il Collegio Universitario “Luarasi” in Albania, con l’Università “UBT” e con il Collegio Universitario “FAMA” di Prishtina in Kosovo e con l’European Center for Peace and Development in Serbia, quest’ultimo organismo internazionale istituito dall’ONU nel 1983 a Belgrado.

Oltre alle Università menzionate nel network di Fondazione Italiani vi sono anche l’Associazione Internazionale Missionari della Carità Politica (ente di diritto pontificio), l’Alleanza degli Ospedali Italiani nel Mondo (AOIM), l’Associazione Nazionale Giovani Innovatori Italiani (ANGI) e l’Associazione Focus Europe.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che presso la sede di Fondazione Italiani in Via del Babuino a Roma è domiciliato il New Policy Forum di Michail Gorbachev.

Quali sono i Paesi con cui collaborate e che sono più emergenti?

Come è possibile evincere dalle nazionalità dei nostri partner esteri, la Fondazione Italiani ha rivolto particolare attenzione alla penisola Balcanica. In questo caso, le motivazioni di questa scelta risiedono sicuramente nel rilevante interesse strategico che l’area ricopre per l’Italia in considerazione della sua vicinanza, ma anche al fatto che in alcuni Paesi balcanici è possibile riscontrare, in maniera tangibile, il fascino che la cultura italiana riscuote all’estero: in Albania, ad esempio, la lingua più conosciuta e studiata dopo l’Albanese è proprio quella italiana. Il caso dell’Albania, tuttavia, risulta emblematico per sottolineare l’importanza che l’attività di “diplomazia culturale” ricopre in questo particolare momento storico: nonostante la presenza di centinaia di imprenditori italiani ed il legame storico che unisce l’Italia al Paese delle aquile, la lingua Italiana viene insegnata sempre meno nelle scuole.

Questo cosa comporta?

Le imprese italiane stanno rischiando di perdere un notevole vantaggio competitivo, dovuto alla conoscenza della lingua, in un Paese che ha un trend di crescita economica quaranta volte superiore al nostro (4% dell’Albania contro lo 0,1% dell’Italia). Un discorso simile, va fatto anche per il Kosovo. A tal proposito, lo scorso anno la Fondazione Italiani ha aperto una sede secondaria a Tirana, confermando l’importanza che la Fondazione riserva al rilancio della cultura italiana nei Balcani come mezzo per facilitare i rapporti tra il nostro Paese e l’intera area.

Da pochissimi giorni, inoltre, la Fondazione Italiani ha inaugurato un’altra sede di rappresentanza presso il Casino Maltese di La Valletta a Malta, isola dotata di un enorme potenziale, dovuto principalmente alla sua posizione geografica, ed in cui la cultura italiana ha lasciato profonde tracce sia nella lingua e che nelle tradizioni locali.

Marcello Grotta