CORSICA IN RIVOLTA, SIMBOLO DEGLI ANTICHI PLOBLEMI IRRISOLTI D’EUROPA

Yvan Colonna 61 anni, uno dei più importanti leader simbolo del movimento indipendentista corso, dopo una lunga e atroce agonia, il 21 marzo scorso è morto in ospedale a Marsiglia; Yvan Colonna, anzi Ivanu (e non Yvan, come i francesi vogliono che venga chiamato), era stato strangolato nella palestra del carcere, all’interno della prigione di Arles (Provenza) a sud della Francia, il 2 marzo, da un jihadista, Frank Elong Abé, altro detenuto di origini camerunensi catturato in Afghanistan ma estradato in Francia per essere condannato per terrorismo. L’aggressione, forse scattata a causa di alcune espressioni contro l’Islam da parte di Colonna, non è stata fermata in tempo dalle guardie carcerarie, e adesso sia gli inquirenti che gli altri indipendentisti corsi ipotizzano che il tentato omicidio sia stato commissionato dall’esterno.

Ivanu Colonna, soprannominato “il pastore di Cargese” dove pastore in Corsica è sinonimo di uomo libero, viene arrestato nel 2003, e poi condannato all’ergastolo perché ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio (al quale si è sempre detto estraneo) del prefetto di Ajaccio Claude Erignac, insieme ad un commando del Fronte di liberazione naziunale corsu (Flnc), avvenuto nel 1998.

Questa aggressione poi omicidio di Yvan Colonna è stato il detonatore che ha fatto esplodere le tensioni in Corsica, con dure proteste e scontri violenti di piazza, al grido di “Statu francese assassinu”, per manifestare per l’indipendenza della Corsica, accusando Parigi di essere responsabile dell’omicidio di uno dei maggiori simboli del movimento indipendentista corso che va avanti da ormai due settimane senza che ne venga data particolare diffusione sui media. Nelle strade delle città, da Bastia ad Ajaccio, è ormai scoppiata la guerriglia urbana, tra tafferugli, molotov e incendi. Il corpo di Yvan Colonna è tornato in Corsica per la sepoltura.

Una reazione collettiva improvvisa e molto violenta, che trae origine dalle ceneri sempre accese del mai sopito spirito separatista corso che condensa tutti i motivi di rancore verso lo Stato centrale francese, storia antica di quasi due secoli quando la Corsica, una regione italiana per storia, tradizioni, legami, cultura e lingua pur facendo parte dalla preistoria della più ampia area geografica italiana, fu ceduta nel 1769 (l’anno in cui vi nacque ad Ajaccio Napoleone Bonaparte o meglio Buonaparte), alla Francia solo per necessitati scopi politici.

A Calvi, Ajaccio, Bastia si sono viste scene di guerriglia urbana con lancio di molotov contro la polizia e la gendarmeria, addirittura vi sono stati tentativi di occupazione di alcuni palazzi della prefettura o di giustizia (quello di Ajaccio in fiamme), il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, si è recato immediatamente in Corsica, per aprire delle trattative con i rappresentanti delle forze politiche indipendentiste dell’isola, il presidente Macron addirittura promette l’Autonomia piena all’isola, ma già insorge la Bretagna francese.

La cosa più stupefacente è che l’uccisione di Colonna, ha improvvisamente risvegliato la protesta contro Parigi dopo due decenni di “tregua” caratterizzati dalla fine della violenza nazionalista e dall’ascesa elettorale dei partiti autonomisti e indipendentisti, che dal 2017 controllano la Collettività Territoriale, che hanno cercato di trovare una soluzione per i prigionieri politici con il riconoscimento istituzionale delle storiche rivendicazioni di autogoverno con la Francia – suscitando una inaspettata rivolta contro le istituzioni centrali francesi, tornata così prepotentemente d’attualità, che nei cortei non se ne vedevano di così partecipati da anni, con un gran numero di giovani di nuovo appassionati alla causa dell’indipendenza, addirittura con il coinvolgimento di formazioni della sinistra giovanile, a testimonianza che non si tratti di una storia “vecchia” ma che invece sia ancora attualissima.

Ma cos’è che porta ancora oggi non solo i Corsi ma i cittadini di altre collettività o identità regionali ad accendere la fiaccola dell’indipendentismo, di quel fenomeno diffuso in Europa che è stato definito delle “Piccole Patrie” o dei “Nativismi Etnici” che scaturisce da un istinto ancestrale dell’uomo del bisogno dell’ambiente psicoaffettivo primario. In tutto il continente esempi emblematici ve ne sono tantissimi e tutti attualissimi quanto sopiti, la Catalogna, come i Paesi Baschi in Spagna ed in Francia, la Bretagna, i Fiamminghi della Fiandre in Belgio, l’Alsazia germanofona, l’attuale caso dell’Ucraina che è un coacervo di etnie, i paesi Balcani, con tutte le miriadi di etnie miste e mescolate tra i vari territori ed all’interno di uno stesso paese, il Sud Tirolo o Alto Adige e così via, ma si potrebbe fare riferimento anche alla Scozia ed al Nord-Irlanda e molti altri casi.

Ebbene tutte queste realtà hanno un minimo comun denominatore, la mancanza di identità con il potere centrale del Paese di cui fanno parte, ovvero, il sentirsi sottomessi ed il fatto che i loro interessi e diritti sono denegati, sottostimati, non rappresentati e penalizzati. A prescindere dal proprio nazionalismo, tutti quanti hanno le stesse posizioni di svantaggio che pensano di riscattare con l’indipendenza dallo Stato centrale e nazionale.

Ad esempio per la Corsica una volta chiamata “l’isola della bellezza o ile de beautè” appartenere alla Francia produce moltissimi svantaggi. In Corsica le persone stanno semplicemente manifestando il loro diritto di essere corsi. Soprattutto i giovani Corsi sono fortemente penalizzati nel trovare lavoro, basti pensare che, anche in contesti istituzionali, continua a essere fortemente disincentivata la possibilità di esprimersi in Corso (che il grande studioso Niccolò Tommaseo evidenziò come uno dei “più italiani dialetti d’Italia”) anziché in lingua francese. La dipendenza dalla Francia ha impatto anche sulla vita quotidiana e soprattutto nell’ambito lavorativo, in Corsica, gli insegnanti, per esempio, debbono obbligatoriamente sapere il francese se vogliono entrare in graduatoria per una cattedra. Allo stesso modo, le scuole sono tenute a insegnare il francese privilegiandolo rispetto al corso o a qualunque altra lingua.

La Corsica, in un contesto geopolitico molto diverso, avrebbe uno sviluppo sociale ed economico di gran lunga più semplice e veloce. Ma questo non avverrà mai o quantomeno non pacificamente, di certo non perché la Francia tenga particolarmente al popolo corso ma per l’interesse strategico che si deve alla posizione geografica della Corsica e per la presenza sul suo territorio di un’importante base aerea al servizio della NATO, quella di Solenzara.

Il problema è però comune a tutta l’Europa, ovunque, infatti, come detto prima, vi sono tanti esempi di mancata compiutezza dell’identità collettiva che non è solo nazionale ma propriamente europea, per tutti questi antichissimi popoli d’Europa, che sono accomunati, tutti, da una identica storia millenaria e da una vera antica patria originaria condivisa, e che in verità, dalla caduta dell’Impero Romano, non sono ancora riusciti ad inventarsi un modello di coesione perfetta che possa fare dell’Europa, tutta insieme, quell’utopica fortezza inespugnabile, tranquilla, indipendente dalle soffocanti ingerenze del mondo esterno, in questo contesto storico, agitato come non mai, in cui l’Unione Europea è solo il più eclatante dei fallimenti, che ci impone, però, un cambiamento nella nostra storia futura.

Marcello Grotta