CI SALVERANNO I QUATTRO CANTONI

Per certe cose occorre sicuramente un discreto periodo di tempo per organizzare bene il tutto. Devono interagire infatti persone alle quali siano conferiti in ambito pubblico determinati poteri, altre che debbano sostenere delle attività interconnesse ed altre ancora che ritengono che tutto possa essere ricondotto solo ad un beneficio economico ma “pro domo sua”. Secondo il nostro diritto si possono configurare così reati simili per contenuto ma diversi per l’azione degli attori e cioè la corruzione e la concussione. Siamo talmente abituati alle notizie che ci arrivano sull’argomento che per lo più ci facciamo su un sorrisetto o esclamiamo un “toh anche quelli”. Dovremmo invece considerare la notevolissima quantità di fondi neri necessari per azionare quel sistema che, anche se nei confronti del quale operino molte forze dell’ordine coordinate da ottimi magistrati, continua a prosperare. Alcuni fatti verificatisi molti anni fa ebbero persino degli aspetti comici quando il personaggio al centro del reato asserì che avrebbe guadagnato molto di più lavorando onestamente. In realtà, a parte le grandi cose, resta il fatto che è quasi sempre il povero cittadino che deve pagare qualche pubblico dipendente per ottenere il riconoscimento di ciò che gli spetta per legge subendo, se si rifiuta, una sorta di persecuzione personale oltre il diniego di quanto deve ottenere. E’la logica del nonché. Questa pur essendo una congiunzione volle essere interpretata come negazione da parte appunto di un dipendente pubblico che non riusciva a trarre beneficio personale da quanto doveva eseguire per legge sino a chiedere ufficialmente al legislatore come dovesse essere interpretato il senso della disposizione. La risposta giunse circa due anni dopo con considerevoli danni per chi rifiutò di versare la prebenda ma finalmente, per quanto si sa, il richiedente è ora,come si suol dire, al fresco. E’ solo un piccolo esempio ma la fisica quantistica sostiene che solo la conoscenza dell’infinitamente piccolo può portare alla conoscenza dell’infinitamente grande. Insomma, a veder bene, sembrerebbe prevalere nella maggioranza dei casi la richiesta all’offerta e cioè la concussione sulla corruzione. Bisogna quindi sparigliare. Ciò perché chi riveste un ruolo nella pubblica amministrazione quasi a vita ne conosce a fondo ogni aspetto, ogni possibilità ed ogni astuzia. Del resto l’apparato statale deve funzionare anche nei periodi nei quali il potere politico può essere vacante ed appunto occorrono i funzionari che, pur comandando, non necessitano di frequenti campagne elettorali ne del beneplacito della popolazione. La popolazione però conosce i politici e tende ad incolparli quando, sempre con maggiore frequenza, viene a conoscenza di eclatanti atti di corruttela. E’ indubbio che sia difficile immaginare un individuo che spenda cifre elevatissime in feroci campagne elettorali col solo fine di porsi al servizio della collettività ma può anche verificarsi che venga coinvolto in episodi sopra meglio descritti da chi in quegli episodi ci si rivoltola da sempre riempiendo di danaro di dubbia provenienza conti correnti di famigli e prestanome, materassi e persino i pouf avendo però di contro la necessità dell’imprimatur del politico di turno al quale viene fatto presente che si fa così e che si è sempre fatto così e non si può fare che così nell’interesse dell’imperatore e dei feudatari. Feudi, sono realmente feudi che molto spesso passano di padre in figlio solo con un concorso magari fatto al momento giusto e che non teme nemmeno i vescovi conti. Vassalli, valvassori e valvassini hanno tutti una sfera più o meno grande di sfruttamento. Ciò è innegabile. Controllare tutti nonostante le nuove tecnologie è molto impegnativo considerando anche che ai livelli elevati arrivano puntualmente le cosiddette soffiate a vanificare mesi ed anche anni del lavoro degli addetti al controllo. Insomma come fare per limitare il nostro malaffare pubblico da paese del quarto mondo? Chissà se quanto sancito con norme nell’ultimo decennio potrebbe venirci in aiuto. Un decreto di circa cinque anni or sono ha riconosciuto l’unicità dell’intero organico della pubblica amministrazione. Pertanto il vincitore di un concorso indetto dal ministero A o da qualsivoglia altro organo o ente della grande azienda pubblica amministrazione, deve essere in grado di svolgere le proprie mansioni presso qualsiasi ufficio della suddetta grande azienda. Ne consegue che con determinati vincoli di lontananza e motivazioni valide il dipendente pubblico può variare il proprio ambito lavorativo. Caso classico ne è la formazione dei gabinetti di ministri, sottosegretari ecc. Ma allora se col fine previsto dalla normativa riguardante la ristrutturazione degli svariati organi della pubblica amministrazione si trasferissero con una certa frequenza quei soggetti che si son definiti feudatari presso altri uffici chiediamoci come potrebbero rapidamente tessere nuove tele mancandogli quel tempo che abbiamo sopra dichiarato necessario. In poco tempo le vecchie tele si sfilaccerebbero, e per un poco di tempo si ricostituirebbe quell’amministrazione sana delle origini che potrebbe perdurare con frequenti ulteriori spostamenti dei suddetti personaggi. Resta però da vedere quanto questo semplice, rapido e fattibile modo di sconfiggere il mal affare pubblico possa interessare realmente qualcuno che potrebbe attuarlo.

Guido Rossi Merighi