Si intitola “Berlino Est 2.0” il libro scritto la primavera scorsa dal giornalista Federico Cenci e pubblicato per Eclettica Edizioni. È un agile romanzo il cui sottotitolo recita “Appunti tra distopia e realtà”. Si tratta di una serie di racconti ambientati in un regime totalitario – ispirati chiaramente allo stato d’eccezione seguito all’insorgere del Covid-19 – dove regna un pensiero unico politicamente corretto e nel quale il controllo dello Stato è rafforzata da cellulari, droni, reti internet avveniristiche, nonché dal dilagare di diffidenza reciproca e delazione da parte dei suoi abitanti. Oggi in Italia, superato il poco invidiabile traguardo di un anno di stato d’emergenza e introiettate nella coscienza del popolo alcune abitudini come il distanziamento fisico, le mascherine e il coprifuoco, viene da chiedersi quanto ci sia di distopico e quanto invece di reale nelle pagine del libro di Cenci. In questa Berlino Est 2.0 il regime socialista in salsa tecnocratica agita un nemico invisibile per soggiogare una popolazione terrorizzata. La paura, dunque, è uno strumento di dominio. E la paura, del resto, è anche la protagonista dell’Italia ai tempi del Covid-19. Come scrive il direttore di Culturaidentità Alessandro Sansoni nella sua introduzione a proposito dell’Italia in lockdown, «la “medicalizzazione dell’esistenza” ha assunto forme totalizzanti e totalitarie per cui ogni altra esigenza della vita – economica, affettiva, culturale, spirituale, sociale – è stata accantonata senza che alcun dubbio sulle misure che si andavano assumendo per contenere il contagio potesse essere ammesso in un confronto aperto». Una descrizione che ricorda tremendamente lo scenario narrativo figlio della fantasia di Cenci: a Berlino Est 2.0 il confronto pubblico è bandito, stigma sociali e censura soffocano ogni anelito di critica al regime. La fiamma della coscienza continua tuttavia ad ardere nei cuori di uomini liberi. La repressione del pensiero e della socialità non avrà l’ultima parola. A Berlino Est 2.0 come ovunque covi il tentativo, esplicito o surrettizio, di formare un pensiero unico omologante e liberticida.
La redazione TheEnvoy