Si è tenuta a Roma, questo 23 aprile presso Spazio Eventi piazza di Spagna, l’Assemblea dei Fondi pensione negoziali 2024, che rappresenta un’occasione utile alla riflessione sul sistema della previdenza complementare di natura negoziale, in un momento così particolare per l’evoluzione del tessuto socio-economico del Paese, chiamato ad affrontare le sfide che ci pongono la situazione demografica e le nuove frontiere digitali.
Assofondipensione è l’associazione di rappresentanza dei Fondi Pensione Negoziali promossi dalla contrattazione collettiva del lavoro nel contesto favorito dalle leggi istitutive della previdenza complementare, in particolare il D. Lgs n. 124 del 1993 e il D.Lgs n. 252 del 2005.
E’ stata fondata nel settembre 2003 a seguito dell’accordo tra le confederazioni datoriali, Confindustria, Confcommercio, Confcooperative AGCI, LegaCoop e Confservizi, e quelle sindacali, CGIL, CISL, UIL e UGL.
Ad Assofondipensione sono attualmente iscritti 32 Fondi Pensione Negoziali. Alla fine del 2023 i lavoratori che vi aderiscono, secondo gli ultimi dati pubblicati da COVIP, sono oltre 4 milioni, per un valore di risparmio accumulato e destinato alle future prestazioni superiore a 67 miliardi di euro, risultando la categoria di fondi pensione più rilevante sia dal punto di vista delle posizioni in essere, sia dal punto di vista patrimoniale.
Assofondipensione elabora proposte ed iniziative finalizzate alla piena efficienza gestionale dei fondi pensione, per lo sviluppo della previdenza complementare e nell’interesse degli aderenti ai fondi. A questi scopi, promuove lo scambio di informazioni e valutazioni degli aspetti applicativi della normativa vigente e dei regolamenti attuativi; discute le iniziative legislative in materia; fornisce assistenza tecnica ai fondi per l’ottimizzazione dei modelli organizzativi e amministrativi; cura i rapporti con gli altri enti ed istituzioni, pubblici o privati, operanti nel settore della previdenza complementare; propone progetti per lo sviluppo di una finanza sostenibile; elabora iniziative finalizzate a sostenere la crescita dell’economia italiana in coerenza con gli obiettivi di rendimento di lungo periodo.Considerando la platea dei lavoratori dipendenti pubblici e privati, quasi il 40% dispone di una posizione di previdenza complementare e tra questi il 48% ha scelto un fondo pensione negoziale.
La previdenza complementare italiana raccoglie un patrimonio che a fine 2023 aveva un valore di 223 miliardi di euro e i fondi pensione negoziali rappresentano la quota più rilevante tra le diverse forme previdenziali, gestendo il 30,5% del totale.
Nel corso del 2023 la previdenza complementare ha raccolto 14,6 miliardi di euro (senza considerare i fondi pensione preesistenti), di cui il 44% i soli fondi pensione negoziali.
Dal punto di vista dei rendimenti, e sebbene nel 2022 si sia registrato un risultato negativo, per la crisi dei mercati finanziari determinata dalle politiche monetarie antinflazionistiche e dalle tensioni geopolitiche, l’analisi di lungo periodo coerente con la finalità della previdenza complementare (10 e 15 anni) mostra che i rendimenti dei fondi pensione superano la rivalutazione del Tfr.
Questi risultati dei fondi pensione negoziali sono dovuti, tra l’altro, all’efficiente gestione amministrativa e finanziaria che si riflette in una struttura dei costi particolarmente competitiva in confronto alle altre forme pensionistiche complementari, così come evidenziato dall’indagine annuale della Covip. Ad esempio, l’insieme dei comparti “Bilanciati” vede un costo annuo pari a 0,38% per i fondi pensione negoziali rispetto a 1,45% dei fondi pensione aperti e a 2,13% dei piani individuali pensionistici.
Questi dati testimoniano che la realtà dei fondi negoziali è estremamente solida e che da essa scaturisce un dibattito avanzato per lo sviluppo del sistema, tra portatori di interesse molto diversi, di cui la nostra associazione è portavoce.
Così dichiara nella sua relazione il presidente Maggi: “Vorrei ricordare, infatti, che nel febbraio 2005, al fine di offrire un contributo significativo al confronto avviato dal Ministero del Lavoro sul decreto di riforma n. 252/2005, Assofondipensione si è fatta espressione dell’accordo tra tutte le Parti sociali di questo Paese, presentando un “Avviso comune” di riforma della previdenza complementare. La contrattazione collettiva è, quindi, il motore che dalle origini rinnova e rivitalizza nel tempo l’azione dei fondi pensione, anche introducendo novità significative come quelle sperimentate in diversi settori con l’adesione generalizzata con contributo datoriale (es. edilizia, legno e arredo, igiene ambientale fra gli altri).
La nuova Consiliatura di Assofondipensione appena insediata per il triennio 2024-2027, ha l’obiettivo di proseguire nel percorso sin qui realizzato con sempre maggiore autorevolezza nei confronti degli interlocutori esterni e rafforzando l’attività di supporto tecnico e rappresentanza nei confronti dei fondi soci, tramite un assetto organizzativo e del personale che verrà aggiormente potenziato e il rafforzamento dell’attività di comunicazione, anche sui canali social, per affrontare al meglio le sfide che ci attendono a livello nazionale e globale”.
“Per lo scenario di contesto tra inverno demografico e sfide digitali – continua Maggi – stiamo vivendo un periodo difficile e il secondo pilastro assumerà nel prossimo futuro un ruolo ancora più significativo per colmare le difficoltà del primo pilastro in regime contributivo e per rispondere ad un crescente, inevitabile bisogno di protezione sociale.
L’Italia è uno dei paesi al mondo in cui l’ “inverno demografico” è più accentuato e la situazione è seriamente peggiorata dopo la pandemia. Se gli attuali trend non verranno invertiti, inevitabilmente si andrà incontro a criticità irrimediabili, secondo gli ultimi dati.
Il Centro italiano di statistica ha lanciato un allarme nel suo ultimo rapporto, indicando che la popolazione totale ha continuato a diminuire nel corso degli anni, e il numero di persone di età superiore ai 65 anni ha superato il numero di persone di età inferiore ai 25 anni.
Il Paese dovrà stanziare sempre più risorse per sostenere gli anziani e in cambio avrà meno risorse da investire nel miglioramento della produttività, nella crescita dell’occupazione e nello sviluppo.
In questo modo, cresce la spesa pubblica per pensioni, cure e assistenza per gli over 65 è in crescita, mentre diminuisce la componente demografica che genera ricchezza, sviluppo e innovazione e rende sostenibile il sistema di welfare.
L’OCSE, nel suo decimo Rapporto,sostiene che, nel 2050, i giovani in Italia saranno poco più di 8 milioni, e quindi “si prospetta un mercato del lavoro senza lavoratori”, richiamando all’adozione di interventi drastici per la salvaguardia del sistema previdenziale nel suo complesso (Rapporto OCSE_“Pension at a glance 2023 and G20 Indicators”- febb. 2024).
Pertanto, è necessario un impegno concreto alla realizzazione di politiche efficaci e rafforzate nel tempo per il sostegno alla famiglia e per il mercato del lavoro che consenta di finanziare e far funzionare il sistema di welfare pubblico e privato e di rafforzare l’infrastruttura sociale.
Alla base dello stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vi è la convinzione che la transizione demografica, transizione digitale e transizione verde devono essere affrontate con una visione sistemica e in modo integrato. Pensare di rafforzare l’infrastruttura tecnologica senza potenziare l’infrastruttura sociale del paese rischia di rendere debole tutto l’impianto di sviluppo sociale ed economico.
Anche l’evoluzione digitale e l’intelligenza artificiale potranno portare nuove opportunità al mondo del lavoro e del welfare. Sarà importante capire come le istituzioni riusciranno a realizzare una giusta integrazione, per non generare svantaggi o nuove forme di discriminazione e le ricadute sul mondo della previdenza complementare.
In questo contesto, il consolidamento della ripresa economica e sociale dell’Italia deve passare anche dalla riattivazione degli investimenti e dalla canalizzazione delle risorse finanziarie verso l’economia reale, agendo all’interno del quadro delle opportunità negoziate con l’Europa.
I fondi pensione negoziali, quali investitori istituzionali, svolgono in questo senso un ruolo di assoluta rilevanza, disponendo, per le proprie caratteristiche peculiari, di ingenti risorse utilmente impiegabili nel breve e lungo periodo.
Assofondipensione è stata protagonista in questi anni del principale progetto di sostegno all’economia italiana emerso dal mondo della previdenza complementare. Si tratta del Progetto Economia Reale.
L’iniziativa è stata concepita sin dall’inizio sulla base di una collaborazione pubblico-privata, che ha visto in Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e nei fondi negoziali, attraverso Assofondipensione, i due attori principali che davano vita a nuovi fondi di fondi di private equity, private debt e infrastrutture. I tre fondi di fondi sono alimentati da risorse pubbliche, rese disponibili da CDP, e private, provenienti dai fondi negoziali che aderiscono al progetto, e gestite dalla società di gestione del risparmio Fondo Italiano d’Investimento (FII), il più grande investitore istituzionale di private capital in Italia.
I principi guida per l’azione del gestore, fissati da Assofondipensione e CDP, privilegiano gli investimenti, coerenti con i criteri ESG,in piccole e medie imprese operanti in Italia e con solide prospettive di crescita e in regola con i versamenti e il rispetto dei contratti, operanti in settori diversi,dal settore industriale, inclusa l’industria di trasformazione, al settore commerciale, a quello dei servizi, inclusi i servizi pubblici locali, al settore della cooperazione.
Con il fondo Private Equity Italia (FOF PEI), con il fondo di private debt (FOF PDI) e con il FOF Infrastrutture, la nostra Associazione con CDP è dunque riuscita ad attivare risorse finora pari a circa 1,15 miliardi di euro, dando un contributo rilevante al Paese. Stiamo così contribuendo a favorire la crescita dimensionale delle imprese attraverso un supporto finanziario altrimenti non acquisibile sul mercato, rafforzandone il posizionamento strategico nonché la struttura manageriale e razionalizzandone la compagine azionaria.
D’altronde, i dati a disposizione mostrano che il Progetto Economia Reale sta creando valore anche per i lavoratori iscritti ai fondi pensione. Il 30 giugno 2023 il FOF PEI registra un valore totale dell’investimento in rapporto al capitale investito maggiore di uno: pertanto il valore del Fondo (valutato al Fair Value) è già superiore al capitale richiamato e ha superato, rispetto agli investimenti già effettuati, l’effetto negativo legato alla “J-curve”. Il tasso di rendimento interno (IRR) risulta soddisfacente (4,5%).
Per queste ragioni, Assofondipensione ritiene che far crescere ancora il Progetto Economia Reale, in collaborazione con CDP, sia nell’interesse dei fondi pensione negoziali e dei loro iscritti, in una logica di diversificazione degli investimenti e della ricerca del maggiore rendimento nell’ottica di lungo periodo che è quella propria dei fondi pensione.
Il Progetto Economia Reale è quindi aperto anche a esplorare nuove forme del rapporto pubblico-privato, nell’auspicio che il decisore politico e CDP vogliano aiutarci a convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia italiana, rafforzando il profilo di tutela degli investimenti da effettuare, anche in linea con gli approfondimenti già sviluppati nella predisposizione dei primi due Fondi di FIA.
Siamo convinti che vi sia la necessità di supportare l’espansione dei mercati privati in Italia, di aumentare le tutele della previdenza complementare e di sostenere il sistema Paese, soprattutto in termini di crescita della competitività e dell’occupazione, affrontando così anche il tema del progressivo invecchiamento della popolazione e la frontiera della silver economy.
Sono in corso approfondimenti anche con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per valutarne le caratteristiche e le eventuali soluzioni possibili per rispondere alle necessità di investimento dei fondi pensione anche nei mercati di capitali europei.
Assofondipensione ha accresciuto il supporto per lo sviluppo di una cultura di azionariato attivo con numerose iniziative, tesa ad agevolare un comportamento responsabile negli investimenti da parte dei fondi soci.
Da ultimo, nell’ambito di questo processo, la nostra Associazione ha lanciato il Progetto sull’esercizio coordinato in forma consortile del diritto di voto per arrivare a votare nelle assemblee delle società emittenti sui temi sociali, ambientali e di governance. Il Progetto di Assofondipensione è innovativo e sperimentale, di cui non esistono attualmente in Europa altri esempi perfettamente assimilabili e oggi hanno aderito al Progetto 13 fondi, ma altri potrebbero unirsi successivamente. L’obiettivo è votare nel 2024 in circa 100 società quotate europee, contribuendo al miglioramento della loro governance nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) e secondo linee guida discusse e condivise nel contesto dell’Associazione”.
INTERVENTI DI RILANCIO E SOSTEGNO DEL SECONDO PILASTRO
Le prospettive che si delineano all’orizzonte evidenziano l’importanza di sensibilizzare le nuove generazioni e i lavoratori sulla necessità di progettare il proprio futuro pensionistico e assistenziale in modo consapevole, affinché questo sia sempre di più un’opportunità per la protezione sociale e previdenziale di tutti.
Le Parti sociali da tempo stanno sperimentando nuove forme contrattuali per incentivare e sostenere le adesioni ai fondi negoziali, ma il sistema ha bisogno di stabilità e di un convinto sostegno da parte delle Istituzioni.
A tal fine, crediamo che per incentivare l’investimento dei fondi pensione in attività private italiane sarebbe possibile rimodulare la fiscalità di vantaggio che è stata concepita per i PIR e poi estesa agli investitori previdenziali, che permette di non sottoporre a tassazione i rendimenti degli investimenti effettuati in imprese italiane.
Tale normativa non è di semplice applicazione ed è soggetta a incertezze normative che non ne hanno reso univoca l’interpretazione e l’applicazione da parte dei fondi pensione negoziali, per cui una semplificazione dei criteri di eleggibilità e un ampliamento dell’area di applicazione a classi di attività quali il private debt, incentiverebbero ulteriormente i fondi pensione negoziali a impegnarsi maggiormente in questa tipologia di investimenti.
Ancora in tema di fiscalità, riteniamo altresì opportuno sottolineare che le regole applicate agli aderenti hanno bisogno di stabilità per non minare la fiducia nel sistema e pertanto ogni eventuale modifica, che talvolta viene evocata rispetto all’attuale schema fiscale ETT applicato alle forme di previdenza italiane, dovrebbe essere molto ben ponderata se non si vogliono produrre effetti negativi sulla percezione che gli iscritti hanno delle prestazioni del secondo pilastro previdenziale.
Piuttosto, sarebbe utile una semplificazione con il superamento del meccanismo del pro- rata per gli iscritti ante 2007 e della tassazione dei rendimenti sul “maturato” in favore del criterio del “realizzato”.
Sarebbe altresì opportuno riflettere su una rimodulazione delle prestazioni pensionistiche disponibili per coloro che sono aderenti alla previdenza complementare, dal momento che il mercato delle rendite vitalizie si è rivelato poco efficace nell’offrire soluzioni adeguate ai bisogni del settore. Individuare modalità alternative di erogazione delle prestazioni potrebbe consentire di estendere la vita media delle risorse investite e quindi stabilizzare ulteriormente gli investimenti che possono essere effettuati nell’economia reale.
Non ultimo si dovrebbe permettere ai lavoratori che hanno visto confluire il Tfr presso il Fondo Tesoreria dell’INPS, in quanto dipendenti di aziende con organico con più di 50 dipendenti, di poterlo versare ai fondi pensione come “TFR pregresso”, in caso di successiva adesione, superando così la discriminazione ad oggi esistente con i lavoratori delle aziende con meno di 50 dipendenti.
Se l’obiettivo è quello di allargare la platea di lavoratori, in particolare dei più giovani, che hanno accesso alla previdenza complementare, la via maestra rimane quella dell’informazione e sensibilizzazione sull’educazione finanziaria e sull’importanza del risparmio previdenziale.
Si ritiene fondamentale a tale fine una nuova campagna informativa istituzionale, associata a una nuova finestra temporale di scelta che potrebbe vedere una rimodulazione e un aggiornamento del meccanismo del silenzio-assenso, con meccanismi che, nel rispetto della volontarietà dell’adesione, possano favorire maggiormente l’adesione dei lavoratori più giovani sin dall’inizio del percorso professionale, anche nei periodi caratterizzati da una minore stabilità del rapporto lavorativo.
Ad esempio, si potrebbe prevedere come opzione di default una strategia di investimento coerente con l’orizzonte temporale del soggetto interessato, dal momento che un comparto garantito può risultare molto penalizzante per chi è molto lontano dalla pensione.
Sul tema alfabetizzazione previdenziale dei più giovani, apprezziamo un primo segnale avvenuto con il recepimento nella Legge 21 del 5 marzo 2024 di misure finalizzate all’educazione degli studenti italiani “in materia finanziaria e assicurativa, di pianificazione previdenziale, anche con riferimento all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali in materia di risparmio e investimento”, da aggiungere ai corsi di educazione civica già previsti dalla Legge del 2019.
Conclude Maggi: “n un settore fortemente regolato e con una specifica Autorità di Vigilanza, forse unici fra i soggetti ad oggi presenti nel settore del Welfare. Per queste ragioni, siamo convinti di poter essere interlocutori validi per qualunque percorso di rafforzamento del secondo pilastro pensionistico, dal momento che siamo in grado di elaborare proposte concrete e perfettamente informate e siamo pronti a collaborare con l’impegno di sempre, ma nel rispetto dell’autonomia e della specificità distintiva dei diversi pilastri del nostro sistema pensionistico.
Sappiamo che lo sviluppo della previdenza complementare resta, anche nel breve periodo, tra le priorità del Governo e che l’attenzione dell’esecutivo è indirizzata anche sul tema degli investimenti in economia reale e restiamo quindi fiduciosi di avere la giusta attenzione, come di recente abbiamo confermato in sede di Audizione dinanzi alla Commissione Parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, presieduta dal dr. Bagnai, oggi qui presente. In coerenza con questi obiettivi e in relazione alle numerose sfide che ci attendono, riteniamo importante e necessario che si dia attuazione con sollecitudine alle previsioni relative al Comitato Previdenza Italia, coinvolgendo anche Assofondipensione, in considerazione dell’elevato livello di rappresentanza delle parti sociali espressa dalle fonti istitutive dell’associazione, in modo tale da non procrastinare ulteriormente l’impiego delle preziose risorse stanziate da anni e riconfermate dall’attuale Governo alla fine del 2023”.
Tra le numerose iniziative, Assofondipensione ha sviluppato il progetto sui Diritti di Voto, con il quale un crescente numero di fondi pensione vota in modo coordinato nelle assemblee delle società europee di cui i fondi possiedono pacchetti azionari, in linea con gli avanzati principi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) sostenuti dall’Associazione.
Con il Progetto Economia Reale, promosso con Cassa Depositi e Prestiti, Assofondipensione ha costituito tre fondi di fondi per investimenti diretti nel Paese, attraverso gli strumenti del private equity e del private debt, determinando ad oggi un volume di investimenti complessivo di circa 1,15 miliardi di euro. Per il futuro, il Progetto Economia Reale è aperto anche a esplorare nuove forme del rapporto pubblico-privato, nell’auspicio che il decisore politico e CDP vogliano convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia italiana, rafforzando il profilo di tutela degli investimenti da effettuare e a tutto vantaggio della competitività e crescita occupazione del Paese.
Per Assofondipensione questi i dati emersi dalla relazione del Presidente Giovanni Maggi all’Assemblea annuale oggi a Roma (fondi pensione negoziali: più investimenti nel sistema paese e voto “esg” in 100 società quotate):
– A) 4 milioni di lavoratori iscritti e 67 miliardi di euro di patrimonio (il 30,5% di tutta la
previdenza complementare)
– B) Progetto Economia Reale con la CDP: già 1,15 miliardi di euro per le imprese italiane
– C) Modificare tassazione e normative per incentivare le adesioni e coinvolgere i giovani
– D) Allarme demografico: in Italia gli over 65 sono più degli under 25
– E) “Far partire il Comitato Previdenza Italia”
Oltre 4 milioni di lavoratori iscritti a 32 fondi pensione negoziali a fine 2023, con un risparmio accumulato destinato alle future prestazioni previdenziali superiore a 67 miliardi di euro: è
la categoria di fondi pensione più rilevante sia dal punto di vista delle posizioni in essere, sia dal punto di
vista patrimoniale. Giovanni Maggi, Presidente di Assofondipensione, l’associazione dei fondi pensione negoziali, nella sua relazione all’Assemblea 2024, oggi a Roma, ha sottolineato la rilevanza numerica, la consistenza patrimoniale e quindi la solidità della categoria: “Considerando la platea dei lavoratori dipendenti pubblici e privati, quasi il 40% dispone di una posizione di previdenza complementare e tra questi il 48% ha scelto un fondo pensione negoziale. La previdenza complementare italiana raccoglie un patrimonio che a fine 2023 aveva un valore di 223 miliardi di euro e i fondi pensione negoziali rappresentano la quota più rilevante tra le diverse forme previdenziali, gestendo il 30,5% del totale. Nel corso del 2023 la previdenza complementare ha raccolto 14,6 miliardi di euro (senza considerare i fondi pensione preesistenti), di cui il 44% i soli fondi pensione negoziali”.
Nonostante nel 2022 si sia registrato un risultato negativo, per la crisi dei mercati finanziari determinata dalle politiche monetarie antinflazionistiche e dalle tensioni geopolitiche, l’analisi di lungo periodo (10 e 15 anni) mostra che i rendimenti dei fondi pensione superano la rivalutazione del Tfr. Risultati che beneficiano di una struttura dei costi particolarmente competitiva. Il Presidente di Assofondipensione ha portato ad esempio l’insieme dei comparti “Bilanciati”, che vede un costo annuo (fonte Covip) pari a 0,38% per i fondi pensione negoziali rispetto a 1,45% dei fondi pensione aperti e a 2,13% dei PIP-piani individuali pensionistici.
Progetto Economia Reale: 1,15 miliardi per le imprese italiane Assofondipensione è stata protagonista in questi anni della principale iniziativa di sostegno all’economia italiana emersa dal mondo della previdenza complementare: il Progetto Economia Reale, collaborazione pubblico-privata tra Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e fondi negoziali attraverso Assofondipensione, che ha dato vita a nuovi fondi di fondi di private equity, private debt e infrastrutture. Investono in piccole e medie imprese con solide prospettive di crescita operanti in settori diversi, da quello industriale, inclusa l’industria di trasformazione, al commerciale, ai servizi inclusi quelli pubblici locali, alla cooperazione. Gli investimenti devono essere coerenti con i principi ESG verso cui i fondi pensione negoziali, e i loro lavoratori, hanno grande sensibilità. “Con il fondo Private Equity Italia (FOF PEI), con il fondo di private debt (FOF PDI) e con il FOF Infrastrutture – ha detto Giovanni Maggi – la nostra Associazione con CDP è riuscita ad attivare risorse finora pari a circa 1,15 miliardi di euro, dando un contributo rilevante al Paese. I dati a disposizione mostrano che il Progetto Economia Reale sta creando valore anche per i lavoratori iscritti ai fondi pensione. Al 30 giugno 2023 il FOF PEI registra un valore totale dell’investimento in rapporto al capitale investito maggiore di uno: pertanto il valore del Fondo (valutato al Fair Value) è già superiore al capitale richiamato. Il tasso di rendimento interno (IRR) risulta soddisfacente (4,5). Ora occorre lavorare, ha sostenuto il Presidente di Assofondipensione, per fare crescere ancora i fondi di fondi già operativi anche in nuovi settori da coinvolgere, affrontando in il tema del progressivo invecchiamento della popolazione e la frontiera della silver economy.
ESG: i fondi votano nelle assemblee di 100 società quotate Particolare attenzione è stata data da Assofondipensione anche al rispetto della sostenibilità che integri ambiente, sociale e governance, temi a cui l’Associazione è molto sensibile. In questo ambito, Assofondipensione ha sviluppato un progetto innovativo relativo all’esercizio dei diritti di voto, con il quale 13 fondi pensione, nel 2024, hanno iniziato a votare in modo coordinato nelle assemblee delle società di cui i fondi possiedono pacchetti azionari. “L’obiettivo – ha affermato Maggi – è votare nel 2024 in circa 100 società quotate europee, contribuendo al miglioramento della loro governance nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) e secondo linee guida discusse e condivise nel contesto dell’Associazione”.
Modificare la tassazione per incentivare il sistema Per incentivare l’investimento dei fondi pensione in attività private italiane, ha sostenuto Maggi, “si potrebbe rimodulare la fiscalità di vantaggio che è stata concepita per i PIR e poi estesa agli investitori previdenziali, che permette di non sottoporre a tassazione i rendimenti degli investimenti effettuati in imprese italiane”. Si tratta di una normativa di non semplice applicazione e soggetta a incertezze normative. “Una semplificazione dei criteri e un ampliamento dell’area di applicazione a classi di attività quali il private debt – affermato Maggi – incentiverebbero ulteriormente i fondi pensione negoziali a impegnarsi in questa tipologia di investimenti. Sempre sul fronte fiscale, ha aggiunto il Presidente di Assofondipensione, sarebbe utile una semplificazione con il superamento del meccanismo del pro-rata per gli iscritti ante 2007 e della tassazione dei rendimenti sul “maturato” in favore del criterio del “realizzato”. Sarebbe anche opportuno, secondo Assofondipensione, riflettere su una rimodulazione delle prestazioni pensionistiche disponibili per coloro che sono aderenti alla previdenza complementare, dal momento che il mercato delle rendite vitalizie si è rivelato poco efficace nell’offrire soluzioni adeguate ai bisogni del settore. Non ultimo si dovrebbe permettere ai lavoratori che hanno visto confluire il Tfr presso il Fondo Tesoreria dell’INPS, in quanto dipendenti di aziende con organico con più di 50 dipendenti, di poterlo versare ai fondi pensione come “TFR pregresso”, in caso di successiva adesione, superando così la discriminazione ad oggi esistente con i lavoratori delle aziende con meno di 50 dipendenti.
Per il cd. “inverno demografico” il Centro italiano di statistica ha lanciato l’allarme: la popolazione totale ha continuato a diminuire nel corso degli anni, e il numero degli over 65 ha superato il numero di chi ha meno di 25 anni. “Il Paese dovrà stanziare sempre più risorse per sostenere gli anziani – ha affermato Maggi – e in cambio avrà meno risorse da investire nel miglioramento della produttività, nella crescita dell’occupazione e nello sviluppo. In questo modo, cresce la spesa pubblica per pensioni, cure e assistenza per gli over 65 è in crescita, mentre diminuisce la componente demografica che genera ricchezza, sviluppo e innovazione e rende sostenibile il sistema di welfare. Pertanto, è necessario un impegno concreto alla realizzazione di politiche efficaci e rafforzate nel tempo per il sostegno alla famiglia e per il mercato del lavoro che consenta di finanziare e far funzionare il sistema di welfare pubblico e privato e di rafforzare l’infrastruttura sociale”.
Avvicinare i giovani alla previdenza complementare Assofondipensione ritiene fondamentale una nuova campagna informativa, associata a una nuova finestra temporale di scelta che potrebbe vedere una rimodulazione e un aggiornamento del meccanismo del silenzio-assenso, con meccanismi che, nel rispetto della volontarietà dell’adesione, possano favorire maggiormente l’iscrizione e dei lavoratori più giovani sin dall’inizio del percorso professionale, anche nei periodi caratterizzati da una minore stabilità del rapporto lavorativo. Ad esempio, si potrebbe prevedere come opzione di default una strategia di investimento coerente con l’orizzonte temporale del soggetto interessato, dal momento che un comparto garantito può risultare molto penalizzante per chi è molto lontano dalla pensione. E’ opportuno quindi favorire e semplificare, quanto più possibile, in piena trasparenza, l’avvicinamento dei lavoratori più giovani all’adesione ai fondi pensione che coprono un bisogno di cui i giovani troppo spesso non sono consapevoli e verso il quale non mostrano adeguato interesse.
“Far partire il Comitato Previdenza Italia”.
In relazione allo sviluppo della previdenza complementare, dell’incremento delle adesioni, dell’educazione finanziaria e del coinvolgimento dei giovani – obiettivi per i quali Assofondipensione è da tempo impegnata – il Presidente Maggi ha affermato di ritenere “importante e necessario che si dia attuazione con sollecitudine alle previsioni relative al Comitato Previdenza Italia, coinvolgendo anche Assofondipensione, in considerazione dell’elevato livello di rappresentanza delle parti sociali espressa dalle fonti istitutive dell’associazione, in modo tale da non procrastinare ulteriormente l’impiego delle preziose risorse stanziate da anni e riconfermate dall’attuale Governo alla fine del 2023”.
Le conclusioni del vicepresidente di Assofondipensione Ignazio Ganga hanno chiuso i lavori dell’Assemblea: “È importante sottolineare che i fondi pensione negoziali – ha affermato Ganga – sono associazioni espressione della contrattazione collettiva che hanno a cuore il futuro dei lavoratori e delle lavoratrici e quindi delle loro comunità. Il valore dei fondi pensione negoziali va quindi ben oltre lo strumento finanziario di gestione del risparmio previdenziale. I fondi pensione sono, infatti, importante espressione della partecipazione dei lavoratori, che, non dimentichiamolo possono votare per i propri rappresentanti nell’assemblea. Essi sono strumenti di democrazia economica. I fondi pensione italiani sono un’esperienza molto positiva, come dimostrano i risultati ottenuti nel corso degli anni. Superando momenti molto difficili per il mercato finanziario, hanno dimostrato la capacità di creare valore di lungo periodo. Si sono dimostrati efficienti, poiché danno agli iscritti buoni risultati con costi bassi. Assofondipensione chiede al Governo di impegnarsi di più per sostenere lo sviluppo della previdenza complementare. È necessaria una grande campagna informativa pubblica per creare cultura sulla previdenza e in particolare per avvicinare i giovani”.
All’Assemblea sono intervenuti la Presidente f.f. della Covip Francesca Balzani, la Confservizi con Alessia Nicotera Coordinatore del Comitato di Direzione, la Cgil con il Segretario Generale Maurizio Landini, l’INPS con il Direttore centrale pensioni Vito Lamonica e Leonardo Becchetti Professore di Economia politica Università di Roma Tor Vergata.
Marcello Grotta