ABRILE: “OGNI MAGLIETTA DEL GENOA È UNA MERAVIGLIOSA STORIA DA RACCONTARE”

Il calcio…il Genoa… i colori Rosso Blu impressi sulle magliette con il Grifone sul petto… ed un luogo magico d’incontro tra generazioni di genoani per condividere ricordi, emozioni, vittorie, sconfitte e soprattutto una passione infinita…che non muore mai…come la squadra più antica d’Italia… Incontriamo Franco Abrile, collaboratore del Genoa Museum e collezionista vero…d’altri tempi…da cui imparare tanto…

Come nasce la tua grande passione per il Genoa: tradizione di famiglia o amore a prima vista? Chi è stato l’idolo della tua infanzia e come lo racconti ai tuoi figli?

Il mio amore per il Genoa non nasce da una tradizione di famiglia, al contrario fu una vera e propria scelta di cuore. Da ragazzino andai con un amico a veder la partita per la prima volta e rimasi letteralmente folgorato. In mezzo a tutti quei fumogeni, tamburi e quel tifo così appassionato, mi sentii subito a casa e da quel giorno non ho mai più smesso. Pensa che a quei tempi non avevo neanche i soldi per potermi comprare un biglietto, figuriamoci un abbonamento, così ogni domenica giravo intorno allo stadio cercando in ogni modo possibile di poter entrare a veder la partita. Fortunatamente, quasi sempre riuscivo nel mio intento e sono davvero pochissime le partite a cui dovetti rinunciare. Non ho avuto un idolo in particolare in quei primi anni, contrariamente pensavo che i veri idoli fossero proprio i tifosi e la leggendaria gradinata che occupavano scaldandola con i loro cori e rendendola una bolgia.    Ho sempre avuto però a cuore, quel tipo di giocatori che danno tutto in campo per la propria maglia, che sputano l’anima e sono da esempio per i compagni, ancor più di quelli considerati da tutti magari dei fuoriclasse: mi piacevano quelli che facevano il lavoro oscuro, gli operai…forse per via del fatto che mio papà mi insegnò fin da piccolino che senza sacrifici e dedizione non si ottiene nulla, che per raccogliere soddisfazioni occorre spesso pazientare a lungo termine…. per lasciare il segno nel cuore di un genoano, non basta qualche buona prestazione o qualche bel goal, occorre molto impegno, spirito di sacrificio e di squadra, qualità umane che vanno anche oltre al campo e a quelle tecniche e individuali.

La maglietta rosso blu con il Grifone sul petto appartiene alla storia del calcio italiano: in base a cosa vennero scelti i colori sociali e a quale casacca sei più affezionato?

Nei primi di anni di vita, la maglie del Genoa erano completi di ritrovo composti in realtà da semplici camicie bianche. Le stesse camicie in seguito vennero modificate con strisce verticali bianche e azzurre, come omaggio all’allora club più famoso e titolato d’Inghilterra, lo Sheffield Wednesday. Furono rimpiazzate praticamente quasi subito però dal Rosso e dal Blu in seguito ad una democratica votazione con 5 voti a favore e 4 contrari nel 1901.In quell’anno infatti, la morte della Regina Vittoria segnò non soltanto la fine del suo lungo regno, ma anche di un’intera epoca. Questo episodio di cronaca seppur apparentemente non legato al football, scosse profondamente e non lasciò indifferenti gli allora soci del club: la scelta dei definitivi colori societari fu un evidente omaggio alla Union Jack , la bandiera del regno Unito e alle origini dei soci fondatori. Per quanto riguarda la mia maglia preferita non saprei rispondere onestamente, anche se ho io un mio piccolo podio affettivo. Fondamentalmente però le amo tutte, ad ognuna di loro è legato un particolare episodio o ricordo personale.

Capitolo collezionismo: il passaggio più bello e forse obbligato per condividere con tutti gli amanti di calcio le proprie emozioni e tramandarle alle nuove tradizioni?

Non so dire quale sia stato il passaggio più bello. Ogni cosa è venuta da sè e molto velocemente. Amavo e desideravo le maglie del Genoa fin da subito, quando appunto come ti dicevo vagabondavo intorno allo stadio, ma solo in seguito, parlando e confrontandomi con un amico, decisi che le avrei volute e cercate tutte, sperando di riuscire almeno a trovar le principali. Fu così che iniziai a collezionarle, non avevo in mente qualcosa di preciso e neanche una meta da inseguire, ero soltanto spinto da una grande e improvvisa fame di tutto ciò che era considerato vecchio.   Venivo da un periodo molto difficile della mia vita, avevo da poco perso mia madre in seguito ad una lunga malattia, e per me collezionare divenne una sorta di terapia del dolore, un modo per sfogarmi e distrarre la mia testa da quello che era ed è tutt’ora un pensiero costante. Mi dava emozione quando riuscivo a trovare qualcosa di vecchio. Mi trasmetteva subito vibrazioni di un tempo andato, di una realtà che non c’era più, di persone o momenti passati, storie di un Italia che non c’era piu.  Per questo motivo decisi di realizzare un sito internet e di dare un nome a questa collezione chiamandola MaglieStoricheGenoa. Mi sono accorto che quello che facevo e che piano piano stavo realizzando non emozionava soltanto me, ma anche coloro che attraverso un’immagine , un ricordo, rivedevano un pò della loro vita, determinati momenti e periodi più o meno importanti, magari la propria gioventù. Non son mai stato materialista, ho sempre pensato che gli oggetti di per sè non valgono nulla se non fosse per il carico di energia e di emozione che possono trasmettere e suscitare. Pensai che l’unico senso che aveva tutto quel mio collezionare era quello di condividere.

Cosa significa per te collaborare con il Museo del Genoa: un sogno che si avvera o il punto di partenza per un progetto futuro, magari, più ad ampio raggio?

La collaborazione con il Museo è proprio tutto questo per me.Certamente è motivo di grande orgoglio far parte del comitato storico scientifico del Museo, che si occupa di tramandare quelle che sono le nostre tradizioni e i nostro valori. E’ gratificante anche che qualcuno abbia riconosciuto e dato valore ai grandi sforzi fatti in quegli anni così”difficili” per me. Ricevere complimenti o esser considerato da alcuni “un esperto della maglia del Genoa” fa sicuramente piacere, va oltre le mie aspettative e previsioni, ma tuttavia non essendo questo un mio obiettivo, considerato anche che oggi sono molte le belle e grandi collezioni, oggi mi preoccupa di più l’aspetto emotivo e museale che il collezionare può suscitare. Mi piace l’idea di un museo sostenuto e sostenibile che tutti possano sentire proprio. Una vera casa dei genoani dove sia possibile discutere, incontrare, ricordare, celebrare, rivivere i momenti più importanti di questa lunga storia. Un luogo dove poter incontrare i propri beniamini del presente o del passato, dove ci si possa confrontare e dove si possa ideare, un piccolo mondo a parte, che prescinda dai risultati della squadra o dalla società di turno, da chi è favorevole o contrario…un luogo che ci faccia sentire tutti costantemente parte della stessa comunità sempre e comunque. Lo so forse è utopistico da parte mia e sicuramente siamo ancora distanti da questo, ma credo di poter dire non soltanto a nome mio, che sia questo lo spirito che ci muove e il vero motivo che spinge tutti coloro che ci lavorano a continuare a darsi da fare…non è sempre facile, ma ci mettiamo il massimo impegno.

Sabrina Trombetti